Toshiba, robot a Fukushima

Toshiba, robot a Fukushima

Il colosso nipponico dimostra il funzionamento dell'apparato robotico ideato per fare pulizia in uno dei reattori dell'impianto devastato dal disastro del 2011, con i controllori umani al sicuro in un altro edificio
Il colosso nipponico dimostra il funzionamento dell'apparato robotico ideato per fare pulizia in uno dei reattori dell'impianto devastato dal disastro del 2011, con i controllori umani al sicuro in un altro edificio

Toshiba ha offerto la prima dimostrazione concreta del robot anti-radiazioni che presto verrà impiegato per ripulire l’installazione nucleare di Fukushima, impianto energetico divenuto tristemente noto al mondo intero in seguito al disastro provocato dalla devastate accoppiata del terremoto e del conseguente tsunami verificatisi nel 2011.

Creato da Toshiba, vale a dire lo stesso conglomerato industriare responsabile della costruzione dell’impianto incriminato, il robot verrà installato nel corso dei prossimi anni per rimuovere 566 barre di combustibile nucleare ancora presenti nel reattore 3 dell’impianto numero 1 di Fukushima.

A sei anni dal disastro, i livelli di radiazioni sono ancora troppo alti per gli operatori umani e il robot verrà controllato a distanza da una postazione sicura: la macchina è dotata di diversi componenti, con due braccia capaci di sollevare e tagliare le barre, e un altro braccio in grado di raccogliere i detriti. Le telecamere presenti a bordo permetteranno di inquadrare il lavoro da angolazioni differenti.

L’obiettivo di Tokyo Electric Power Co, il colosso dell’energia elettrica giapponese responsabile della gestione dell’impianto di Fukushima, è di portare i livelli di radiazioni del reattore 3 a 1 millisievert all’ora.

Gli operai in carne e ossa hanno già rimosso le oltre 1.500 barre di combustibile presenti nell’edificio del reattore numero 4, mentre l’impiego di robot nel reattore numero 3 (dove i livelli radioattivi sono ancora troppo alti) è un progetto di cui si parla da anni .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 20 gen 2016
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