Intel vPro, la sesta generazione punta sulla sicurezza

Intel vPro, la sesta generazione punta sulla sicurezza

Santa Clara presenta presenta le CPU che a suo dire dovrebbero trasformare i posti di lavoro grazie a nuove tecnologie di autenticazione e prestazioni superiori. Compatibili sono con Windows 10? Macché
Santa Clara presenta presenta le CPU che a suo dire dovrebbero trasformare i posti di lavoro grazie a nuove tecnologie di autenticazione e prestazioni superiori. Compatibili sono con Windows 10? Macché

Intel Corporation ha annunciato l’avvento delle CPU Core vPro di sesta generazione, chip x86 per il mercato professionale e aziendale che includono le prevedibili migliorie sul fronte prestazionale e novità significative sul fronte delle funzionalità adatte alle esigenze di gestione degli amministratori IT.

Le CPU Core vPro sono basate sulla microarchitettura Skylake, la stessa architettura alla base dei processori Core (i7, i5, i3) già presentati e dedicati al mercato consumer; il debutto di Skylake non aveva esaltato per le performance, ma per i suoi ultimi chip Intel parla di una performance superiore di 2,5 volte, una batteria che dura tre volte di più e GPU 30 volte più potenti rispetto a una CPU business vecchia di cinque anni.

Le CPU Core vPro di sesta generazione verranno integrate in PC, dispositivi 2-in-1, ultrabook e altri sistemi pensati per la produttività e il business, promette Santa Clara, e la principale novità architetturale questa volta riguarda una funzionalità chiamate “Intel Authenticate”. Con Authenticate Chipzilla integra la gestione del sistema di autenticazione multifattore direttamente in hardware , rendendo più sicuro l’utilizzo delle tradizionali password testuali e aggiungendovi nuovi meccanismi (teoricamente) a prova di smanettone o cyber-criminale.

Su un sistema dotato di chip vPro “Skylake”, le password o i PIN testuali (“qualcosa che conosci”) vengono mischiati e salvati all’interno della GPU integrata per rendere più difficile l’accesso da parte di terzi: i dispositivi esterni come smartphone (“qualcosa che hai”) possono essere utilizzati per un ulteriore strato di autenticazione, mentre i dati biometrici (impronte, retina “fotografata” con camera RealSense 3D) vengono immagazzinati nel firmware presente sul chip.

Agli amministratori spetterà il compito di gestire l’implementazione dei diversi strati dell’autenticazione multi-fattore di Authenticate, e nonostante le recenti polemiche sul supporto esclusivo delle nuove CPU da parte di Windows 10 sembra che potranno farlo anche sul “vecchio” OS Windows 7 .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
20 gen 2016
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