Google, accordo per le tasse britanniche

Google, accordo per le tasse britanniche

Mountain View verserà all'erario del Regno Unito 130 milioni di sterline per risolvere il contenzioso in corso in materia fiscale
Mountain View verserà all'erario del Regno Unito 130 milioni di sterline per risolvere il contenzioso in corso in materia fiscale

Google, diventata nel frattempo parte del gruppo Alphabet, ha raggiunto un accordo con le autorità fiscali britanniche, cui pagherà 130 milioni di sterline per chiudere l’indagine avviata nei suoi confronti per presunta elusione fiscale .

Proprio come ha deciso di fare l’erario italiano nei confronti di Apple (e come sembra intenzionata a fare ora proprio con Mountain View), dunque, anche il Regno Unito ha raggiunto un accordo con una multinazionale dell’ICT per cercare di appianare la situazione dei pregressi rispetto al fisco e creare da questa tabula rasa un nuovo rapporto (si auspica) più collaborativo.

Mountain View dovrà corrispondere a Londra 130 milioni di sterline, poco più di 170 milioni di euro. Questo accordo raggiunto dalle parti chiude un’ investigazione che si trascinava ormai da 6 anni e prevede anche l’impegno, da parte di Google, a rivedere le modalità di pagamento delle tasse nel paese , in particolare tenendo conto del fatturato registrato dagli inserzionisti britannici.

La Gran Bretagna vuole dunque trovare una nuova base da cui ripartire per costruire un rapporto con Mountain View, per passare all’applicazione della cosiddetta Google Tax in vigore dallo scorso aprile , la nuova tassazione ad hoc del 25 per cento per evitare l’elusione fiscale delle grandi multinazionali.

Quello degli artifici fiscali delle multinazionali dell’ICT che sfruttano il mercato comune e le diverse tassazioni tra paese membri per pagare meno tasse possibile in Europa, d’altra parte, è un problema particolarmente caldo nel Vecchio Continente, come testimonia l’ intenzione dell’Unione Europea di presentare una serie di proposte con l’obiettivo di cercare di limitare il fenomeno già investito da indagini e tentativi di accordi che stanno avendo come protagonisti colossi quali Amazon e Apple.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
25 gen 2016
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