Microsoft sperimenta data center sottomarini

Microsoft sperimenta data center sottomarini

Per agevolare il raffreddamento e sfruttare le correnti marine come fonte di energia, Redmond, con Project Natik, ha messo alla prova un data center immerso nelle acque dell'oceano
Per agevolare il raffreddamento e sfruttare le correnti marine come fonte di energia, Redmond, con Project Natik, ha messo alla prova un data center immerso nelle acque dell'oceano

A poca distanza dalle coste in prossimità delle quali sono localizzate la maggior parte delle aziende, alimentati da energie rinnovabili: Microsoft immagina il futuro dei data center al di sotto della superficie del mare, e con Project Natick ha iniziato a raccogliere i primi risultati delle proprie sperimentazioni.

Leona Philpot

A partire dal 2013 e dall’idea di un dipendente che aveva operato con i sommergibili della marina militare statunitense, Microsoft ha dato il via al progetto sviluppando il prototipo Leona Philpot: battezzata come un personaggio di Halo, la capsula di acciaio contenente un singolo rack mantenuto a temperatura da un sistema di raffreddamento a base di azoto sotto pressione, è stata immersa nel corso della scorsa estate a circa un chilometro dalle coste della California, a una decina di metri sott’acqua. Ripescata nel mese di dicembre, avviato l’attento monitoraggio dei dati raccolti dalla miriade di sensori con cui era equipaggiata, Redmond ha presentato l’esperimento come un’idea promettente.

Progettata per durare 20 anni senza bisogno di intervento umano, con sostituzioni dell’hardware programmati in cicli di 5 anni, la capsula è costituita da materiale riusabile e riciclabile. Ma il ridotto impatto ambientale non si esaurisce qui: oltre ad offrire l’opportunità di ottimizzare i meccanismi di raffreddamento senza influire sull’habitat marino, l’ambiente in cui è immersa la capsula permetterà di sfruttare l’energia delle correnti per alimentare le macchine che contiene.

L’ambiente scelto da Microsoft, inoltre, agevola anche sul fronte delle performance. Coloro che fanno affidamento sui servizi cloud, in particolare le aziende, hanno spesso una base nelle vicinanze delle coste: la prossimità fisica dei server contribuisce a ridurre i tempi di latenza, osserva Redmond.

Per il momento Project Natick è nelle fasi iniziali di sperimentazione; nel prossimo futuro, a partire dal prossimo anno, i ricercatori di Microsoft pianificano di sviluppare capsule più grandi di quattro volte rispetto a Leona Philpot.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
2 feb 2016
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