Google, gli hard disk per il (suo) cloud

Google, gli hard disk per il (suo) cloud

Mountain View propone una "ri-evoluzione" della tecnologia e del design dei dischi fissi per l'uso nei data center, una soluzione pensata per rispondere alle esigenze specifiche del settore. E a quelle di Google in particolare
Mountain View propone una "ri-evoluzione" della tecnologia e del design dei dischi fissi per l'uso nei data center, una soluzione pensata per rispondere alle esigenze specifiche del settore. E a quelle di Google in particolare

Una nuova ricerca di Google propone l’avvio dell’era degli hard disk per data center, un’evoluzione tecnologica, progettuale e in un certo senso persino “concettuale” degli HDD indirizzata a soddisfare le esigenze particolari delle grandi corporazioni “cloud”, degli operatori di data center e industrie similari.

Dedicata in via sostanzialmente esclusiva a dischi fissi a tecnologia magnetica poiché oggi come nel prossimo futuro risultano più convenienti delle unità a stato solido (SSD), l’ iniziativa di Mountain View parte dall’assunto per cui buona parte degli HDD viene già oggi impiegata nei data center e i servizi cloud; il solo streaming video di YouTube, rivela la corporation, necessita dell’aggiunta di 1 Petabyte (1 milione di Gigabyte) di storage per ogni giorno di attività.

Il classico design da 3,5 pollici con due, tre piatti rotanti per HDD è superato, sostiene Google, e tra le soluzioni proposte c’è ad esempio quella di produrre dischi più alti così da aggiungere più piatti e quindi incrementare la capacità: i piatti potrebbero poi avere dimensioni diverse, con un mix di piatti più piccoli (ma con prestazioni velocistiche superiori) e più grandi nello stesso disco.

I produttori potrebbero usare anche diversi tipi di tecnologia di registrazione magnetica, o magari implementare più di un braccio con testina magnetica per la lettura di più di una traccia alla volta; viene proposto inoltre un “raggruppamento” dei dischi in cluster, con la condivisione di componenti e un maggiore controllo a basso livello delle operazione di I/O.

Google dice in ogni caso di essere consapevole di non poter fare le cose tutta da sola, e non a caso il nuovo white paper si limita a fornire suggerimenti mentre esorta gli esperti e le aziende di settore a valutare le sue proposte e a contribuire all’iniziativa con nuove idee.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
29 feb 2016
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