Intel e Microsoft, diverse realtà (virtuali)

Intel e Microsoft, diverse realtà (virtuali)

Santa Clara non conferma né smentisce le indiscrezioni sulla realizzazione di un prototipo di visore per la realtà aumentata, mentre Microsoft lavora a nuovi brevetti teoricamente capaci di fondere l'AR con un'esperienza VR completa
Santa Clara non conferma né smentisce le indiscrezioni sulla realizzazione di un prototipo di visore per la realtà aumentata, mentre Microsoft lavora a nuovi brevetti teoricamente capaci di fondere l'AR con un'esperienza VR completa

Fonti anonime raccolte dal Wall Street Journal parlano di una Intel impegnata nello sviluppo di un prototipo per la realtà aumentata (AR), un sistema in grado di mettere a frutto la tecnologia di Santa Clara già disponibile in commercio e di offrire un’esperienza paragonabile a quella dell’ HoloLens di Microsoft .

Il caschetto AR di Santa Clara avrebbe alla base la stessa videocamera RealSense 3D oggi integrata su (alcuni) portatili e monitor per computer, un sistema attualmente capace di misurare la profondità e di permettere la lettura delle caratteristiche biometriche (come i segni del volto) per l’autenticazione sicura.

Intel non conferma né smentisce le indiscrezioni , limitandosi piuttosto a parlare di una cultura aziendale che favorisce lo sviluppo di prototipi più o meno avanti rispetto al mercato o alle mere esigenze di business. AR e VR? Meglio realizzare prima qualcosa di concreto prima di provare a “convincere l’ecosistema”, ha spiegato il vice-presidente del Perceptual Computing Group Achin Bhowmik.

La realtà aumentata offre un’esperienza diversa e meno immersiva rispetto a un caschetto VR come Oculus Rift, e Microsoft avrebbe in programma di realizzare un sistema capace di fondere i due mondi: un nuovo brevetto di Redmond descrive un modulo per l'”attenuazione” della luce proveniente dall’esterno, un apparato teoricamente in grado di passare a comando da un’esperienza AR a una più completa in virtualità tagliando il mondo esterno fuori dalla visuale dell’utente.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
4 mar 2016
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