LG, il sensore per impronte c'è ma non si vede

LG, il sensore per impronte c'è ma non si vede

L'idea è di LG Innotek, divisione professionale dell'omonimo produttore coreano che lavora a un sistema di riconoscimento biometrico integrato nello schermo dello smartphone
L'idea è di LG Innotek, divisione professionale dell'omonimo produttore coreano che lavora a un sistema di riconoscimento biometrico integrato nello schermo dello smartphone

Una ricerca di mercato firmata IHS lo conferma: i sensori biometrici per il riconoscimento delle impronte digitali vanno a ruba. Lo scorso anno ne sono stati venduti 499 milioni e per il 2020 si stima che arriveranno a 1,6 miliardi : merito non soltanto della sicurezza che tali sistemi teoricamente assicurano nelle operazioni di sblocco e autenticazione, ma anche del crescente diffondersi del loro impiego in comparti come quelli dei pagamenti elettronici , operazioni di login, home banking e via discorrendo.

Ed è proprio nella prospettiva di offrire ai produttori di terminali mobile la possibilità di ottimizzare il design e l’ergonomia dei propri dispositivi che LG Innotek , divisione di ricerca e sviluppo che fa capo al rinomato e omonimo produttore asiatico, ha realizzato un modulo di riconoscimento di impronte altamente innovativo progettato per essere integrato sotto la copertura dello schermo di smartphone e phablet. Il nuovo sistema firmato LG prevede un alloggiamento dello spessore di appena 0,3mm ricavato nella parte inferiore della lastra a copertura, e uno speciale adesivo che consente di assicurare il sensore al vetro.

Da LG un nuovo display con sensore-impronte integrato

Ma come si fa in caso di cadute e urti accidentali che potrebbero danneggiare il display? Nessun problema, assicura LG Innotek: la zona che ospita il sensore non solo è impermeabile ma è opportunamente rinforzata per resistere all’impatto di una sfera d’acciaio da 1,3kg che cade dall’altezza di 20cm .

Buone notizie anche sul fronte prestazionale: il nuovo sensore LG Innotek promette un tasso di falso riconoscimento (FAR – False Acceptance Rate) particolarmente contenuto, appena lo 0,002% . All’atto pratico può voler dire 2 false autenticazioni ogni 100.000 tentativi: numeri decisamente interessanti.

Non sappiamo a quando l’esordio sul mercato di questa nuova tecnologia ma l’idea è buona e presto potrebbe avere un seguito importante tra i produttori.

Luca Barbieri

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Pubblicato il
5 mag 2016
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