Smartwatch a portata di avambraccio

Smartwatch a portata di avambraccio

Un gruppo di ricercatori ha sviluppato una tecnologia in grado di rivoluzionare l'interfaccia dei wearable. Il touch si allarga, e supera i confini dello schermo
Un gruppo di ricercatori ha sviluppato una tecnologia in grado di rivoluzionare l'interfaccia dei wearable. Il touch si allarga, e supera i confini dello schermo

Un gruppo di ricercatori della Carnegie Mellon University ha sviluppato una tecnologia wearable che consente agli utenti di trasformare l’avambraccio in un vero e proprio touchpad , ottenendo in tal modo una maggiore superficie di contatto per poter interagire col proprio smartwatch .

A differenza di altre soluzioni che sfruttano sovrapposizioni flessibili o una combinazione di un proiettore e telecamera, la nuova tecnologia dei ricercatori, denominata SkinTrack , richiede soltanto di indossare uno speciale anello che fa scorrere attraverso la pelle del braccio un segnale elettrico ad alta frequenza e bassa intensità, quando il dito tocca o ne sfiora la superficie.

tecnologia SkinTrack all'opera

“Uno dei maggiori problemi degli smartwatch e altri wearable è che i loro schermi sono molto piccoli” ha detto Gierad Laput, dottorando in ricerca presso lo Human-Computer Interaction Institute dell’università e membro del team di ricerca del progetto. Sempre secondo Laput, la zona di interazione è piccola e il dito dell’utente impegna gran parte dello schermo, mentre si usa lo smartwatch, il che produce un livello di interazione massima abbastanza banale, limitato a pochi pulsanti e qualche gesture.

Attraverso SkinTrack il gruppo di ricerca è riuscito ad impiegare la superfice dell’avambraccio come controller di gioco, per scorrere gli elenchi visualizzati sugli smartwatch, per ingrandire e rimpicciolire delle mappe su schermo e persino come tastiera. Ciò è possibile in quanto la tecnologia, capace di determinare con una precisione del 99 per cento se il dito stia toccando o meno la pelle, emette segnali dal particolare anello che comunicano con alcuni elettrodi integrati nel cinturino dello smartwatch.

“È possibile individuare la fonte delle onde elettromagnetiche grazie al fatto che la loro fase è variabile” si legge nel comunicato diffuso dall’Università di Pittsburgh. Gli elettrodi del cinturino corrispondenti alle ore 12 e alle ore 6, ad esempio, sono in grado di rilevare le differenze di fase e determinare in tal modo la posizione del dito lungo la larghezza dell’avambraccio. Quelli relativi alle ore 3 ed alle ore 9 determinano invece la posizione del dito sulla sua lunghezza. Il tutto con un margine di errore di appena 7,6 millimetri. “L’aspetto eccezionale di SkinTrack è che non è invadente” ha dichiarato Yang Zhang, membro del team di sviluppo, aggiungendo che “orologi e anelli sono oggetti che la gente indossa tutti i giorni.”

Ezra Gottheil, analista di Technology Business Research , ritiene che questo tipo di tecnologia possa dare una spinta al mercato degli smartwatch , visto quanto è difficile digitare già sullo schermo più ampio di uno smartphone, evidenziando però come la tecnologia possa creare alcuni problemi, dalla durata della batteria dell’anello alla possibilità che l’utente indossi capi con maniche lunghe.

Nel comunicato si legge, a tal proposito, che il sistema presenta alcune limitazioni , partendo dalla sfida dell’alimentazione dell’anello. Un uso prolungato dello smartwatch potrebbe modificare i segnali elettrici. C’è da tener conto anche di altri fattori come il sudore, l’idratazione e il fatto che il corpo sia in costante movimento .

L’universita puntualizza che “la tecnologia è sicura” non avendo rilevato “alcuna prova” che suggerisca il fatto che i segnali a radiofrequenza usati da SkinTrack abbiano effetti sulla salute. Sempre secondo i ricercatori, il nostro corpo è costantemente eccitato da elettrodomestici, dalle piccole quantità di corrente assorbita dal dito mentre si usa uno schermo touchscreen, dal rumore elettromagnetico proveniente dalle luci fluorescenti, il tutto senza effetti nocivi .

Thomas Zaffino

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Pubblicato il 9 mag 2016
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