Facebook, tra biometria e riconoscimento facciale

Facebook, tra biometria e riconoscimento facciale

I dati che il social network elabora a partire dalle immagini dei propri utenti per suggerire i tag da applicare alle foto meritano la protezione riservata ai dati biometrici? Sarà la giustizia statunitense a deciderlo
I dati che il social network elabora a partire dalle immagini dei propri utenti per suggerire i tag da applicare alle foto meritano la protezione riservata ai dati biometrici? Sarà la giustizia statunitense a deciderlo

Facebook sta investendo molto sul riconoscimento facciale, per affinare le proprie tecnologie volte all’identificazione degli amici e impiegarle a favore dell’intrattenimento e della partecipazione. Dovrà però confrontarsi con la giustizia, affinché si stabilisca se le pratiche adottate dal social network siano in linea con la legge o siano assimilabili a un sistema di schedatura basato su tratti biometrici distintivi degli individui.

Se l’Europa ha già decretato illecito il riconoscimento facciale orientato all’automatizzazione dei tag costringendo il social network a eliminare i profili identificativi elaborati sulla base delle immagini degli utenti, le autorità statunitensi devono ancora confrontarsi con le rimostranze dei cittadini. Nel prossimo futuro però, analizzeranno i casi sollevati da un nugolo di individui dell’Illinois, impensieriti dalla scarsa trasparenza offerta dal sistema di suggerimento dei tag, che sfruttano l’analisi di certi parametri del volto degli utenti per ottenere dati che consentono di riconoscere l’utente nelle immagini che verranno di volta in volte caricate sulla piattaforma.

Facebook, nel rispondere alle denunce, ha ottenuto il cambio di giurisdizione per i procedimenti, che ora convergono in una class action, ma non ne ha ottenuto l’annullamento: il sistema giudiziario della California stabilirà se i dati elaborati da Facebook siano di natura biometrica , e ricadano quindi nelle fattispecie contemplate dal Biometric Information Privacy Act (BIPA) dell’Illinois. Il social network ha tentato di dimostrare in via preliminare che il BIPA non annovera fra i dati e gli identificativi di natura biometrica le immagini e le informazioni derivate dalle immagini, ma secondo il giudice le tecnologie di riconoscimento facciale di Facebook sembrano dare vita a dati che ricadono fra quelli gestiti da sistemi di identificazione biometrica che si basano sulla geometria del volto , che sono inclusi fra le previsioni del BIPA insieme a scansioni dell’iride o della retina, impronte digitali e vocali e la mappatura della mano.

Nel caso in cui i giudici californiani confermassero questa interpretazione, il social network dovrebbe formulare delle policy complete relative alla raccolta e alla conservazione dei dati e dovrebbe ottenere il consenso informato da parte dei cittadini prima di procedere allo sfruttamento dei dati, alla loro elaborazione e alla loro pubblicazione, come previsto dal BIPA.

Il caso sarà discusso nei prossimi mesi: si dovranno dunque analizzare il tipo di informazioni che Facebook sottopone ai propri utenti, e le modalità con cui le condizioni d’uso del servizio sono sottoposte loro.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 10 mag 2016
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