Passato-Prossimo/ Non c'è più l'Apple di una volta

Passato-Prossimo/ Non c'è più l'Apple di una volta

di A. de Prisco - La Casa di Cupertino tornerà a stupirci davvero come faceva tanti (troppi) anni fa? O dobbiamo abituarci a vederla costantemente in affanno, come sempre più spesso capita? (anche in Borsa, e scusate se è poco!)
di A. de Prisco - La Casa di Cupertino tornerà a stupirci davvero come faceva tanti (troppi) anni fa? O dobbiamo abituarci a vederla costantemente in affanno, come sempre più spesso capita? (anche in Borsa, e scusate se è poco!)

È di queste ore, virgolette d’obbligo, “la notizia” che il prossimo iPhone – o al massimo il prossimo ancora – sarà “come mai visto prima”. Non una semplice rinfrescatina estetica o un doveroso (?) potenziamento tecnico, ma molto, molto di più!

Uhm…

Si parla ad esempio di display edge-to-edge , ovvero privo anche della benché minima cornice, con tanto di pulsante centrale “affogato” nello stesso e perché no – fermatemi! – dotato a sua volta di un micro display integrato, sì da mimetizzarsi completamente all’occorrenza.
E niente più!


Il concept dell’iPhone 7 realizzato da Yanko Design prevede il tasto Home
integrato direttamente nel display da 5,5 pollici.

Che la fantasia dei melaboys non conosca limiti è noto. Ma altrettanto infinita è la rabbia di chi, come il sottoscritto – e non siamo pochi – si è stufato di Apple già da un bel po’ di anni, pur essendo stato a suo tempo un accanito sostenitore del mondo morsicato , almeno da quando è diventato “a colori”. E per un motivo molto semplice: Apple, tranne qualche sparuto colpo di coda risalente ormai a un po’ di anni fa (iPhone e iPad, poi il nulla), ha smesso da tempo di fare l’apripista per le nuove tecnologie . Anzi, sembra quasi in affanno nel ricorrere gli altri, abbandonando uno scenario che un tempo gli era certamente più proprio, quando molti – a cominciare dal sottoscritto – capivano ben poco di quello che da lì a breve sarebbe successo.

Quando più di trent’anni fa atterrò il primo Macintosh, ovvero quel simpatico parallelepipedo a sviluppo verticale , da bravo inconsapevole del tempo la prima cosa che obiettai a me stesso fu una roba del genere, di cui – a dirla tutta – mi vergogno ancora: a che serve un computer senza “un linguaggio di programmazione” sul quale è impossibile o quasi scriversi i programmi? Già, perché in molti non sanno – ma chi c’era non può averlo dimenticato – che quando arrivò il primo Mac i computer si acquistavano per così dire “vuoti” e per usarli era quasi sempre indispensabile, ovvero tutt’altro che per così dire , “riempirli” di software, spesso – quasi sempre – frutto delle proprie fatiche.

Il Mac no, era pressoché pronto all’uso. Bastava inserire il floppy di boot (questo sconosciuto…) con il primo Mac Os, accenderlo ed eri subito operativo con le utility di base, senza necessariamente fare altro: una vera rivoluzione, non c’è che dire. Del resto, quel suo scintillante mouse era esso stesso un invito “a fare” nel modo più intuitivo e naturale possibile, senza studiarsi prima i manuali o chiedere aiuto agli esperti, che di colpo diventavamo noi.

E tutti sappiamo, fatte salve poche, divertenti, eccezioni, come è andata a finire. Così mi è capitato una volta, in un Apple Store, di sentire un paio “ragazzetti” (vabbè, dipende dai punti di vista: avevano non meno di una quarantina d’anni in due!) disquisire candidamente sul Mac OS come “una specie di Windows”, mentre è noto che la verità storica è diametralmente opposta.

Tornando al probabile iPhone prossimo venturo (e sorvolando su qualche tentativo Apple di rivoluzione andato non proprio a buon fine negli anni precedenti) c’è da riflettere su come, anche tra le fantasie dei melaboys , si senta acre odore di affanno, per non dire peggio. Così c’è chi se lo immagina totalmente a prova di tutto in acqua (ma va?), dotato di ricarica wireless integrata (davvero?!?) se non addirittura con display flessibile e arrotolabile all’occorrenza.

Dejà vu? Dejà vu!

Speriamo proprio di no. Se Apple vuole tornare a stupirci dovrà farlo a modo suo, in stile “prima maniera” . Non con goffi tentativi come avvenuto più di recente, finanche rinnegando se stessa e le sue idee più innovative e più inamovibili: vedi iPhone sempre più grossi (ma non dovevano essere utilizzati sempre e solo con una mano?) o gli iPad con tastiera o, peggio, con il pennino stile palmare/PDA dei bei tempi, credevamo, andati.

Né l’ha fatto, stupirci davvero, con il suo Apple Watch un annetto fa e temo succederà nuovamente con il suo successore che prima o poi (più prima che poi) invaderà anch’esso gli Apple Store di tutto il mondo. Quanti poi ne usciranno realmente indossati (e utilizzati) è da vedere, ma questa è un’altra storia che non sto certo io a raccontarvi.

Permettetemi, in finale, un pensiero poetico (cfr. Così parlò Bellavista, di Luciano De Crescenzo) sull’Apple Car, questa sconosciuta. Il lancio sembrerebbe previsto per il 2019, massimo 2020, ovvero tra un’infinità di tempo secondo i ritmi moderni. Uscirà, non uscirà? Non è questa la domanda.


Tra i numerosi concept circolati in Rete, questa visione di “city car” Apple è tra le più gradevoli: trasmissione elettrica e forme arrotondate che richiamano le morbide curve del logo della Casa di Cupertino.

Siamo proprio sicuri che serva un’autovettura Apple (ma lo stesso ragionamento vale anche per Google…) o queste cose è meglio lasciarle fare a chi di automotive se ne intende davvero, magari da molti, moltissimi decenni?

Non lo so, ma se fossi in loro intanto allaccerei bene le cinture di sicurezza. Mi sa che questa volta il botto lo fanno davvero!

Andrea de Prisco – AdP
Giornalista e Consulente informatico “da sempre”, ha collaborato per quasi 20 anni con MCmicrocomputer .

fonte immagini: 1 , 2

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Pubblicato il
16 mag 2016
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