Passato-Prossimo/ Voglia flessibile, saltami addosso

Passato-Prossimo/ Voglia flessibile, saltami addosso

di A. de Prisco - Samsung, Apple, Lenovo, E ink, LG e molte altre sono sempre più interessate alla moda del momento, quella dei display flessibili indossabili e non
di A. de Prisco - Samsung, Apple, Lenovo, E ink, LG e molte altre sono sempre più interessate alla moda del momento, quella dei display flessibili indossabili e non

Vittima del mio ottimismo cosmico, cerco sempre di autoconvincermi – di solito senza successo – che si tratti solo di una bufala. Se ne parlava già da qualche mese, ma in questi giorni è tornato alla ribalta il brevetto Apple riguardante un display flessibile e indossabile che potrebbe caratterizzare le future versioni dei loro Watch, anzi dei cinturini ipertecnologici abbinati a questi ultimi.

Analoga “minaccia” arriva da Samsung che, sempre in queste ore , rinnova ulteriormente il suo interesse per i display flessibili con una quasi-promessa di prodotto in dirittura d’arrivo, dopo averne solo parlato per anni. Venghino siori venghino : avremo smartphone in grado di srotolarsi fino a diventare piccoli tablet o, viceversa, tavolette ripiegabili a metà per occupare meno spazio in tasca o, soprattutto, quando un formato smartphone può essere più che sufficiente per svolgere determinate attività.


Più o meno è quello che succede con i recentissimi convertibili 2 in 1 . Un po’ tablet e un po’ notebook, dispositivi “flessibili” – in senso lato – con l’arduo compito di riuscire ad agguantare il meglio dei due mondi, con il rischio però di prendere solo il peggio: scarsa potenza rispetto a quella di un buon notebook, peso almeno doppio rispetto a un tablet esclusivamente tale.

Recentissimi? In realtà quella dei convertibili è una moda che affonda le sue radici in tempi ben più remoti. Probabilmente nessuno lo ricorderà, ma già nel 1993 Compaq proponeva il suo Concerto , uno dei primissimi computer “completi” utilizzabile alla bisogna senza tastiera, grazie a un pennino “attivo” (autoalimentato), un touchscreen “evoluto” e – cito testualmente – “una versione particolare di Windows (sviluppata sempre da Microsoft) per macchine basate su questo tipo di «periferica di puntamento»”. Parliamo di Windows 3.X: per il “95”, calendario alla mano, mancavano ancora un paio d’anni abbondanti. Ma a quei tempi c’era anche chi tentava lo stesso – interazione tramite pennino – con l’MS-DOS (interfaccia a carattere!) con quello strano coso denominato Fujitsu PoqetPad . Nello stesso periodo in cui Apple provava a deliziarci con quel fenomeno – e lo dico senza ironia – di Newton , genio incompreso che chiunque a quei tempi avrebbe voluto “adottare”.


Tornando all’oggi, anzi all’ipotetico domani, c’è chi si spinge ben oltre con la fantasia e con la flessibilità nella sua massima espressione, con smartphone tanto “avanti” da poter essere all’occorrenza arrotolati al polso trasformandosi di fatto in smartwatch no-limits, nel senso più ampio e completo del termine.


La moda dei display flessibili, come immaginabile, non mi ha mai convinto più di tanto. Nemmeno quando la flessibilità è per così dire statica, come accade per le versioni Edge di alcuni smartphone e phablet targati Samsung . Sembra la solita ottima risposta a una domanda mai fatta o, per meglio dire, una di quelle mode indotte, atte a stimolare il mercato quando non si non si hanno idee migliori a disposizione.

Tecnologia che non mi convince, sul piano pratico, nemmeno per i televisori da salotto , disponibili per tutte le tasche anche in formato curvo: abbiamo aspettato decenni catodici prima di avere schermi piatti, non passa manco qualche anno e già li rendono nuovamente “storti”? Poi, in caso di dubbi sull’effettiva utilità del look neo-arrotondato, Samsung già da qualche anno ha brevettato la curvatura on demand , ovvero regolabile a proprio piacimento tramite telecomando. Wow!

Infine, per la serie “volevamo stupirvi con effetti speciali”, qualche anno fa è balzata (brevemente) alle cronache la tecnologia Skinput , indossabile ma solo virtualmente. In che modo? Semplicissimo: una tastiera laser viene proiettata sulla nostra pelle (il palmo della mano o l’avambraccio, ma naturalmente qualsiasi altra parte del corpo, qualunque essa sia, è ben accetta!) e il gioco è fatto. O forse erano “fatti” i tre ideatori… e tutti quelli che si sono successivamente ispirati a loro…


Andrea de Prisco – AdP
Giornalista e Consulente informatico “da sempre”, ha collaborato per quasi 20 anni con MCmicrocomputer .

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Pubblicato il 13 giu 2016
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