Zuckerberg, la privacy e il nastro adesivo

Zuckerberg, la privacy e il nastro adesivo

Il fondatore di Facebook ha pubblicato una foto che lo ritrae sul posto di lavoro. Alcuni dettagli del suo MacBook ne svelano le abitudini e le paure
Il fondatore di Facebook ha pubblicato una foto che lo ritrae sul posto di lavoro. Alcuni dettagli del suo MacBook ne svelano le abitudini e le paure

È stato raggiunto il traguardo del mezzo milione di utenti per Instagram , il noto servizio di condivisione di foto, dal 2012 di proprietà di Facebook. Per festeggiare, Mark Zuckerberg ha ben pensato di farsi scattare una foto che lo ritrae sorridente e fiero del risultato, e di pubblicarla sul suo profilo Facebook . “Grazie a tutti i membri della nostra comunità per averci aiutato a raggiungere questo traguardo!” c’è scritto nella cornice che sorregge con le mani mentre guarda verso l’obiettivo seduto sulla sua poltrona d’ufficio. A parte la conferma del fatto che Zuckerberg, come lui stesso ha dichiarato con un video su Facebook , lavori a strettissimo contatto con i suoi collaboratori, dalla fotografia non sembra emergere nulla di rilevante. Eppure c’è chi ha notato un particolare inquietante.

Zuckerberg privacy

Chris Olson, attento utente di Twitter, si è accorto di alcuni dettagli del MacBook di Zuckerberg rilevandoli in un tweet che in poco tempo ha fatto il giro della Rete. Il messaggio è laconico: “Camera covered with tape, Mic jack covered with tape, Email client is Thunderbird” (webcam coperta con nastro adesivo, jack del microfono coperto con nastro adesivo, il client Email è Thunderbird). Per molti si tratta di un’ammissione celata circa il timore di violazione della privacy : Zuckerberg si vuole tutelare. E lo fa con metodi semplici e amatoriali.

Nulla di male, se non fosse per la dissonanza con il concetto stesso su cui è fondato Facebook, che trae guadagno proprio dai dati personali dei propri utenti e dei contenuti che producono, non ultimi i video in diretta di Facebook Live e i messaggi vocali scambiati via Messenger. Come potrebbero gli utenti sentirsi rassicurati se proprio chi gestisce questi servizi sente la necessità di occultarsi?

L’atteggiamento di Zuckerberg potrebbe essere correlato ad un tema di sicurezza in senso più stretto. Proprio di recente è stato inferto a Twitter un duro colpo, con la vendita di dati sensibili degli utenti, e la stessa sorte è capitata anche a Linkedin. Zuckerberg lo sa bene, visto che tra gli account colpiti c’era anche il suo . A mali estremi, estremi rimedi.

Mirko Zago

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Pubblicato il
22 giu 2016
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