Twitter e terrorismo, accusa infondata

Twitter e terrorismo, accusa infondata

Twitter ottiene che la giustizia statunitense archivi la causa sollevata da una vedova di un militare americano ucciso dall'ISIS. Per il giudice Twitter non è complice del terrorismo, ma è un semplice intermediario
Twitter ottiene che la giustizia statunitense archivi la causa sollevata da una vedova di un militare americano ucciso dall'ISIS. Per il giudice Twitter non è complice del terrorismo, ma è un semplice intermediario

Per la giustizia statunitense Twitter non è accusabile di complicità con i terroristi dell’ISIS. L’accusa depositata a gennaio da parte della vedova di Lloyd Fields , militare americano ucciso a novembre 2015 in Giordania, è stata giudicata infondata : il sito di microblogging non può essere considerato complice dello Stato Islamico per aver offerto un presunto supporto materiale ai militanti. Il giudice distrettuale della California Judge William H. Orrick ha chiuso il caso facendo riferimento al Communications Decency Act (CDA) che definisce non perseguibili gli intermediari online per eventuali contenuti dannosi creati da terzi.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, Twitter sarebbe stato utilizzato nel solo 2015 per reclutare oltre 30mila militanti con l’ausilio di numerosi account gestiti dall’ISIS approfittando della funzione di direct messaging inclusa nel servizio. Ma anche qualora ciò fosse dimostrato, Twitter è protetto dall’ articolo 230 del CDA e in particolare dalla clausola nota come Safe Harbour che esula i servizi online da responsabilità per affermazioni pubblicate in Rete da terzi. Un esempio di questo meccanismo sono le calunnie pubblicate nella sezione commenti di una notizia: è l’utente che ha pubblicato il commento ad essere responsabile ma non può essere prevista alcuna azione legale contro il sito stesso. A Twitter non spettava alcun obbligo editoriale di rimozione di quei contenuti illeciti.

Di diverso parere l’accusa, che continua a puntare il dito contro il favoreggiamento da parte di Twitter ai militanti dello Stato Islamico scaturito dalla regolare “concessione” di account. A questo punto la ricorrente potrebbe ribattere accusando l’azienda di non aver ottemperato all’Anti-Terrorism Act (i riferimenti specifici sono 18 U.S. Code 2339A e 2339B) che proibisce la fornitura di supporto materiale o risorse per attività di terrorismo contemplando qualsiasi tipo di bene tangibile e intangibile o servizio includendo anche “attrezzature per la comunicazione”.

Twitter per la verità si è sempre dimostrato collaborativo con le autorità e ha dichiarato di aver provveduto a chiudere oltre 125 mila utenze inneggianti all’odio. In un giorno solo ne sarebbero state disattivate più di 10mila. Senza contare quelle chiuse grazie al supporto indipendente di Anonymous . L’operato di Twitter risponde all’ appello del Presidente Barack Obama alle aziende della Silicon Valley di aiutare le autorità a combattere il terrorismo adottando tecnologie per ostacolare l’utilizzo dei social media ai presunti terroristi. Lo sforzo a cui partecipano anche le aziende europee è sancito dal codice di condotta firmato a maggio.

Sono numerose le attività che Twitter continua a condurre per ostacolare l’estremismo. Oltre a chiudere account sono state riviste le condizioni d’uso del servizio chiarendo in maniera esplicita il divieto ad inneggiare alla violenza e condurre attività di propaganda violenta , sono state intensificate le collaborazioni con organizzazioni governative e non attive nella lotta contro l’estremismo oltre che potenziare il team dedito alle revisioni dei messaggi e alla prevenzione. Seppur non esista un algoritmo in grado di intercettare in maniera assoluta una minaccia terroristica su Twitter il “sistema” è costantemente in allerta.

Mirko Zago

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Pubblicato il
19 ago 2016
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