USA, il provider paga per gli utenti pirata

USA, il provider paga per gli utenti pirata

Il giudice nega l'appello a Cox, ISP condannato a compensare l'industria musicale per le violazioni del copyright commesse dai suoi abbonati. Magra consolazione: il provider non sarà obbligato a controllare l'attività online dei clienti
Il giudice nega l'appello a Cox, ISP condannato a compensare l'industria musicale per le violazioni del copyright commesse dai suoi abbonati. Magra consolazione: il provider non sarà obbligato a controllare l'attività online dei clienti

Sconfitta a metà per Cox Communications, provider Internet e di televisione via cavo statunitense già condannato a pagare una multa a vantaggio dell’etichetta musicale BMG: il conto salato resta da saldare, mentre la richiesta della major discografica di mettere sotto controllo gli utenti e le loro presunte abitudini “pirata” viene respinta al mittente.

Nel giudizio di primo grado emesso dalla giuria, Cox era stata condannata al pagamento di una multa di 25 milioni di dollari per i danni provocati dai download illegali sul proprio network, l’ISP aveva ovviamente chiesto di poter accedere all’appello mentre l’accusa aveva rincarato la dose pretendendo il controllo delle attività telematiche degli abbonati.

La decisione del giudice Liam O Grady, responsabile della Corte Distrettuale della Virginia Orientale, è arrivata e probabilmente scontenterà un po’ tutti: la multa da 25 milioni di dollari resta , ha stabilito O Grady, perché alla giuria è stata data ampia prova della scarsa considerazione di Cox per le norme imposte dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA).

Ma anche le richieste di BMG sono da considerarsi irricevibili , visto che le richiesta di “smascherare” gli utenti coinvolti nelle attività di pirateria incriminate e di monitorare il loro comportamento per impedire ulteriori violazioni risultano essere troppo vaghe . Respinta anche l’idea di adottare tecniche di deep packet inspection per monitorare il traffico di rete, con l’accusa che è risultata essere incapace di fornire spiegazioni più specifiche.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
19 ago 2016
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