Pandora vuole il suo streaming musicale on-demand

Pandora vuole il suo streaming musicale on-demand

La società sta raggiungendo accordi con le principali case discografiche per offrire un servizio concorrente a quelli di Spotify ed Apple Music
La società sta raggiungendo accordi con le principali case discografiche per offrire un servizio concorrente a quelli di Spotify ed Apple Music

Attualmente attiva principalmente negli Stati Uniti e in poche altre regioni, per questione di licenze, Pandora Media offre attualmente un servizio (da noi non raggiungibile) di streaming musicale attraverso la propria internet radio. La società sta per concretizzare un importante obiettivo, iniziato lo scorso anno con l’acquisizione delle tecnologie che hanno reso possibile la creazione della piattaforma Rdio Music , che consiste nell’espandere il proprio servizio internet-radio gratuito e, al contempo, offrire nuove opzioni di streaming musicale on-demand in abbonamento. Un a strategia che permetterà alla società statunitense di competere con gli attuali player più importanti: Spotify ed Apple Music.

Secondo quanto riferito dal Wall Street Journal (WSJ), infatti, Pandora sarebbe in procinto di stringere accordi con le principali major discografiche, sia per il mercato statunitense sia per i mercati esteri, per i quali, sostengono le fonti del WSJ, alcuni dirigenti delle case discografiche interpellate sarebbero restii a concedere a Pandora le licenze che permetterebbero all’internet-radio di offrire il proprio servizio gratuito in nuovi mercati esteri, senza che vi sia la possibilità di controllare quali brani vengano offerti gratuitamente.

Fino ad ora, per Pandora non è stato necessario ottenere la concessione delle etichette discografiche per il suo servizio musicale online, in quanto non consente di ascoltare musica a richiesta. Il servizio, inoltre, è limitato agli Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda, ovvero nazioni che consento la trasmissione di musica attraverso il pagamento di diritti collettivi o decisi dall’autorità giudiziaria.

Raggiunti gli accordi con la major, Pandora ha in mente di lanciare i suoi nuovi piani di musica on-demand in abbonamento negli Stati Uniti. Gli stessi saranno poi avviati in altre nazioni in cui si parla in inglese. Altri paesi saranno presi in considerazione successivamente. Grazie all’espansione all’estero dei propri servizi dovrebbero garantire il ritorno alla crescita per Pandora che, dopo l’avvio iniziale, ha visto attestare il numero degli utenti attivi a circa 80 milioni, dei quali circa 4 milioni hanno sottoscritto un abbonamento del servizio senza pubblicità, al costo di 5 dollari mensili. Le attuali offerte di Pandora non consento però di selezionare brani specifici da ascoltare. Gli utenti possono solo scegliere stazioni personalizzate in base ai propri gusti musicali. Come riporta il WSJ, il rallentamento della crescita degli utenti è stato causa di un ribasso delle azioni della società, che dai 20 dollari dello scorso autunno, dopo vari ribassi e qualche recupero, si attestano ora sui 13 dollari.

Con l’approdo sui mercati esteri, Pandora pensa di offrire agli inserzionisti nuove opportunità di sfruttare la versione gratuita del proprio servizio di musica in streaming, mettendo allo stesso tempo gli utenti di ottenere un accesso illimitato a decine di milioni di brani al costo di un abbonamento mensile di 10 dollari, sempre secondo quanto sostenuto dalle fonti del WSJ, ovvero un servizio molto simile a quanto offerto da Spotify ed Apple. La società prevede anche di fornire un abbonamento da 5 dollari, senza pubblicità, che dovrebbe consentire agli utenti di saltare le tracce non gradite, un modo di permettere a quegli utenti che non voglio pagare l’abbonamento full di ottenere maggiore controllo sull’esperienza di ascolto.

L’attuale catalogo di Pandora, circa due milioni di brani, rappresenta una frazione di Spotify. Ciò nonostante, una ricerca di MusicWatch ha stimato che, negli USA, la metà degli abbonati paganti di Apple Music e Spotify ascoltano anche Pandora. Sempre secondo tale ricerca, si tratta di 15-16 milioni di abbonati, mentre il numero di abbonati in tutto il mondo, nel 2015, è di 68 milioni di utenti, dato fornito dalla Federazione internazionale dell’industria fonografica. Rimane da vedere se gli elevati costi delle licenze permetteranno all’azienda di ampliare il fatturato del proprio business o se concorreranno invece ad elevare le sue perdite, lo scorso anno fissate in 170 milioni di dollari su di un fatturato di 1,2 miliardi.

Thomas Zaffino

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
24 ago 2016
Link copiato negli appunti