Turchia, blocchi online per coprire la propaganda

Turchia, blocchi online per coprire la propaganda

Il regime turco blocca Dropbox, Github, Google Drive ed altri servizi di hosting cloud, ricettacolo di email governative trafugate da hacktivisti
Il regime turco blocca Dropbox, Github, Google Drive ed altri servizi di hosting cloud, ricettacolo di email governative trafugate da hacktivisti

Secondo le indiscrezioni che arrivano dalla Turchia, il governo di Ankara avrebbe bloccato diversi servizi di hosting cloud tra cui Dropbox, Github, Google Drive, Microsoft OneDrive, accusati di essere coinvolti nel caso che vede l’accesso illecito alla corrispondenza elettronica del Ministro dell’Energia e delle Risorse naturali Berat Albayrak.

Secondo gli osservatori tali servizi avrebbero iniziato a segnalare errori SSL, indice di traffico intercettato a livello ISP o nazionale, nella giornata di domenica: mentre i turisti con accessi roaming non hanno avuto problemi di connessione, i maggiori ISP tra cui TTNet, UyduNet e Turkcell avrebbero seguito l’ordine governativo – impartito in base alla Legge amministrativa 5651 – di impedire l’accesso a tali servizi.

Il problema per il governo di Ankara, che in questa occasione dimostra di non aver cambiato idea sulla necessità di impedire il libero utilizzo dei servizi online, sarebbe legato alla diffusione tramite tali servizi cloud delle email frutto dell’offensiva degli hacker RedHack ai danni degli account personali del Ministro Albayrak, incidentalmente anche genero del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

In tali comunicazioni ( un sostanzioso archivio di oltre 57mila email inviate tra l’aprile 2000 e la fine dello scorso settembre), infatti, sembrano esservi prove di un piano di propaganda governativa e del cosiddetto “esercito di troll” che opera su Twitter al soldo del governo: un gruppo organizzato dal partito di Erdogan per attaccare, verbalmente o tramite offensive informatiche, chiunque critichi sulla piattaforma social il presidente o il suo governo. In cambio della mancata pubblicazione delle email ottenute, il gruppo RedHack chiedeva la scarcerazione dei dissidenti arrestati dal governo Erdogan e il rilascio di figure curde di spicco.

Al momento Ankara sembra aver in parte attenuato il blocco su Google Drive, dopo che Mountain View ha accettato di rimuovere i link alle email contestate a seguito di diffida .

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
12 ott 2016
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