CED, nuove interfacce per l'accesso ai dati

CED, nuove interfacce per l'accesso ai dati

Due consorzi per velocizzare lo scambio e l'accesso alle informazioni su server e data center, un obiettivo necessario in virtù del rallentamento nella crescita delle performance delle CPU pure
Due consorzi per velocizzare lo scambio e l'accesso alle informazioni su server e data center, un obiettivo necessario in virtù del rallentamento nella crescita delle performance delle CPU pure

Il gotha dell’industria tecnologica si è impegnato a formalizzare una nuova specifica chiamata “Open Coherent Accelerator Processor Interface” ( OpenCAPI ), un’interfaccia innovativa il cui obiettivo è continuare a far crescere le prestazioni dei data center in un mercato in cui i processori centrali non macinano GHz come invece facevano un tempo.

Il consorzio OpenCAPI può contare sul supporto di AMD, Dell EMC, Google, Hewlett Packard Enterprise, IBM, Mellanox Technologies, Micron, NVIDIA e Xilinx, tutti uniti per l’obiettivo di superare le prestazioni attualmente disponibili su bus PCI Express (16 Gbps) fino a raggiungere i 25 Gigabit al secondo .

Nell’ambito della nuova interfaccia, spiegano i proponenti , le CPU potranno connettersi in maniera diretta alle tecnologie di memoria avanzate in via di realizzazione o finalizzazione ( variazione di fase , Intel 3D Xpoit/ Optane ecc.) e “acceleratori” hardware basati su design custom (ASIC, FPGA). OpenCAPI non “peserà” sulla CPU con nuove routine software, permettendo l’indirizzamento virtuale delle nuove memorie e migliorando la velocità di accesso ai dati fino a 10 volte rispetto a oggi.

Le specifiche di OpenCAPI saranno rilasciate in formato “open”, e dovrebbero comparire sotto forma di prodotto commerciale prima di tutto nei sistemi hardware IBM basati su architettura POWER9, nella seconda metà del 2017. Poi arriveranno i server di Google e Rackspace, nome in codice “Zaius”, anch’essi basati su CPU POWER9 di Big Blue.

OpenCAPI intende fornire vantaggi ad applicazioni quali il machine learning e altri scenari di utilizzo intensivi, un obiettivo a cui prevedibilmente gioverà anche il nuovo consorzio che ha dato notizia di sé in questi giorni chiamato Gen-Z .

I player impegnati in Gen-Z si sovrappongono in maniera significativa a quelli di OpenCAPI, ma dalle interfacce di networking si passa in questo caso a un design per la gestione delle nuove memorie a livello di hardware. Un nuovo protocollo , anch’esso open, promette di ottimizzare l’uso delle memorie basate su blocchi con una banda superiore ai 100 Gbps e latenze inferiori ai 100 nanosecondi.

Gen-Z mira a realizzare una tecnologia “trasparente”, capace di essere implementata sui nuovi sistemi senza alcuna modifica al software e ai sistemi operativi già in commercio.

Sia per OpenCAPI che per Gen-Z, in ogni caso, il nome eccellente che manca nell’elenco dei supporter è Intel : Santa Clara preferisce ancora investire sui suoi design proprietari, anche se niente vieta l’adozione dei nuovi standard aperti anche al colosso delle CPU x86.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
17 ott 2016
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