ITU, i numeri sul pianeta connesso

ITU, i numeri sul pianeta connesso

Le Nazioni Unite aggiornano i dati sullo sviluppo telematico globale, un trend in ritardo sulle stime dell'organizzazione. Si va avanti, ma con tempi molto diversi da paese a paese
Le Nazioni Unite aggiornano i dati sullo sviluppo telematico globale, un trend in ritardo sulle stime dell'organizzazione. Si va avanti, ma con tempi molto diversi da paese a paese

Dall’agenzia per le telecomunicazioni delle Nazioni Unite (ITU) arriva la nuova edizione del Measuring the Information Society Report , documento che tasta periodicamente il “polso” allo sviluppo della connettività telematica in giro per il mondo classificando i paesi membri secondo un apposito “indice di sviluppo ICT” (IDI).

Le tecnologie informatiche e telematiche continuano a migliorare con un trend quasi omogeneo a livello mondiale, sintetizzano dall’ONU, ma il livello di disparità tra le performance dei singoli paesi continua a essere eccessivo soprattutto sul fronte di quanti utenti accedono – o hanno la possibilità di accedere – alla Rete TCP/IP globale.

Nei paesi più sviluppati la percentuale di netizen connessi si attesta sull’80 per cento della popolazione, stima il rapporto ITU , mentre nei paesi in via di sviluppo tale percentuale scende al 40; è infine di un magro 15 per cento la percentuale di utenti connessi nei paesi meno sviluppati, con i paesi Africani più poveri a guidare questa sfortunata classifica dove solo una persona su dieci è presente online.

Parlando di numeri mondiali, l’ITU sostiene che il 47 per cento della popolazione è in rete; l’obiettivo del 60 per cento di utenti connessi entro il 2020 è ancora lontano, 3,9 miliardi di persone non hanno Internet ma entro la fine di quest’anno i netizen complessivi dovrebbero ammontare a 3,5 miliardi.

A guidare la crescita della connettività è ovviamente il mobile, come sottolineato anche dal rapporto Mary Meeker , soprattutto nei paesi emergenti dove una strumentazione informatica completa (cioè un PC) è spesso un sogno proibito, mentre i gadget mobile hanno prezzi molto più accessibili.

A guidare la classifica IDI 2016 è la Corea del Sud (IDI 8,84), seguita da Islanda, Danimarca, Svezia, Regno Unito e gli altri a seguire; gli Stati Uniti si “fermano” alla quindicesima posizione, mentre per trovare l’Italia occorre scendere fino alla trentasettesima – sotto la Grecia e poco sopra gli Emirati Arabi e i paesi dell’Europa dell’Est. Con un indice IDI pari a 7,11, la penisola ha 151 sottoscrizioni mobile ogni 100 abitanti, un 72 per cento di case dotate di computer e un 75 per cento con accesso Internet fisso, mentre il totale di individui che usa stabilmente Internet si assesta attorno al 65 per cento.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
25 nov 2016
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