Fusion Engine, l'autenticazione biometrica raddoppia

Fusion Engine, l'autenticazione biometrica raddoppia

Synaptics è al lavoro su una alternativa alle soluzioni di autenticazione multifattore: con l'analisi di impronte digitali e volto promette una sicurezza maggiore da tablet e smartphone
Synaptics è al lavoro su una alternativa alle soluzioni di autenticazione multifattore: con l'analisi di impronte digitali e volto promette una sicurezza maggiore da tablet e smartphone

Synaptics, dopo l’annuncio di un nuovo sensore ottico , continua a puntare sull’innovazione dei metodi di autenticazione proponendo una particolare alternativa alle multi factor authentication.


Sviluppata in collaborazione con gli specialisti di riconoscimento facciale dell’azienda KeyLemon , Fusion-Engine garantirà, attraverso l’uso del sopracitato sensore, un metodo sicuro per autenticarsi combinando il riconoscimento delle impronte digitali e la scansione del volto .
Il sistema sarà estremamente meticoloso e per autenticare l’utente si farà uso di un sistema di intelligenza artificiale per assicurarsi che il volto non sia una riproduzione ingannevole. In particolare quest’ultimo controllerà il luccichio degli occhi e il movimento della testa per garantire un risultato affidabile.


Secondo Synaptics questo metodo si adatterà a situazioni che richiedono un maggior livello di sicurezza come per l’autenticazione in vista di transazioni.
La tecnologia verrà supportata da smartphone, tablet e altri device ma l’azienda non ha menzionato a che punto siano i lavori e quando usciranno i primi dispositivi a fare uso del Fusion-Engine.


Sebbene il riconoscimento facciale aggiunga un layer di sicurezza nell’autenticazione biometrica, soluzione che ha però dimostrato di non essere la risposta a tutto, c’è chi si è messo al lavoro per evitare che la pervasività delle tecnologie di riconoscimento facciale diventi un modo per schedare e sorvegliare l’utenza.
L’artista Adam Harvey ha creato insieme a Hyphen Labs The Hyperface Project , un progetto atto a confondere gli algoritmi di computer vision.

Pasquale De Rose

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Pubblicato il
5 gen 2017
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