Un abbonamento per il file-sharing

Un abbonamento per il file-sharing

Lo propone EFF alle major: si faccia pagare un quantum mensile a chi scarica e condivide su internet. La redditività sarebbe garantita per industrie e autori e ne guadagnerebbe la libertà degli utenti. RIAA: tanto il P2P ha le ore contate
Lo propone EFF alle major: si faccia pagare un quantum mensile a chi scarica e condivide su internet. La redditività sarebbe garantita per industrie e autori e ne guadagnerebbe la libertà degli utenti. RIAA: tanto il P2P ha le ore contate


San Francisco (USA) – EFF all’attacco sul file-sharing: in un rapporto appena presentato dall’associazione delle libertà digitali si propone alle società discografiche di fare un salto culturale da tempo auspicato: rinunciare alle crociate contro il file-sharing e trasformare le piattaforme del peer-to-peer in una miniera di dollari.

La Electronic Frontier Foundation nel suo rapporto spiega che il modello di business di riferimento può essere quello delle emittenti radiofoniche su web, che oggi pagano negli USA un forfait all’industria per avere il permesso di trasmettere musica. L’idea, cioè, è che artisti e detentori dei diritti d’autore possano essere pagati per la loro musica consentendo, a chi condivide, di non sentirsi un criminale e pagare un abbonamento ragionevole.

“Una forma di licensing collettivo volontario – ha spiegato Fred von Lohmann, legale di punta della EFF – mette insieme gli interessi dell’industria con quelli degli appassionati. Più gente condivide musica, più gli artisti e i detentori dei diritti potranno ricevere compensi per quanto producono”.

Nel rapporto “A Better Way Forward: Voluntary Collective Licensing of Music File Sharing” EFF ipotizza che un abbonamento di soli 5 dollari al mese consentirebbe alle major di mettersi in tasca ogni anno almeno 3 miliardi di dollari, capitalizzando così su un fenomeno, quello dello sharing sul peer-to-peer, che impegna ogni giorno decine di milioni di utenti in tutto il mondo.

“Tutti – ha spiegato von Lohmann – sono d’accordo sul fatto che il file-sharing non ha eguali come mezzo di distribuzione della musica. E, naturalmente, è… a buon prezzo. Il problema è che artisti e detentori dei diritti non sono compensati”.

L’idea di Lohmann è che il costo di un abbonamento ragionevole, che verrebbe versato nelle casse di una società di raccolta e re-distribuzione dei compensi creata ad hoc dall’industria, potrebbe essere integrato dai provider nei propri abbonamenti, dalle università nei servizi a pagamento offerti agli studenti e via dicendo. “E’ assolutamente ragionevole – ha commentato Wayne Rosso, uno dei più noti nomi del peer-to-peer – Credo che sia una delle possibile soluzioni che un uomo ragionevole potrebbe probabilmente capire e accettare. Il problema è che non abbiamo a che fare con una persona ragionevole”.

L’idea dell'”abbonamento al P2P” non è nuova e al rapporto della EFF per ora l’industria sembra reagire come già in passato dinanzi a questa ipotesi. “Quello che abbiamo – ha affermato Mitch Glazier dell’associazione dei discografici RIAA – è un mercato nuovo e dinamico, dove Napster ha annunciato cinque milioni di canzioni scaricate. iTunes ora sta stringendo rapporti con le aziende. Non è assolutamente un fallimento, è un esperimento. L’idea che ora il Governo dovrebbe interporsi e distruggere un mercato che si sta iniziando a sviluppare è qualcosa che esce dalla mia comprensione”.

Il problema centrale, a detta di tutti gli osservatori, è che l’industria ritiene che le proprie crociate legali stiano sortendo l’effetto voluto ed è convinta che, sul lungo termine, l’uso illegale del peer-to-peer diverrà una faccenda di nicchia con numeri ben diversi da quelli attuali. Questa convinzione è probabilmente il maggiore ostacolo sulla via di un accordo.

Il rapporto della EFF è disponibile a partire da qui .

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Pubblicato il 27 feb 2004
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