Forze dell'ordine, la sicurezza sarà connessa?

Forze dell'ordine, la sicurezza sarà connessa?

A causa di scarsi ausili Web e tecnologie antiquate occorreranno anni prima che i "moderni" tutori dell'ordine possano rendere le nostre strade totalmente sicure. Analizziamone i motivi
A causa di scarsi ausili Web e tecnologie antiquate occorreranno anni prima che i "moderni" tutori dell'ordine possano rendere le nostre strade totalmente sicure. Analizziamone i motivi

Sono anni che le grandi produzioni hollywoodiane propongono film in cui i poliziotti usano attrezzature hi-tech per dare la caccia ai delinquenti: gli esempi più famosi, in questo senso, sono sicuramente Minority Report e Robocop. Sappiamo bene, però, che nella vita reale le cose non vanno esattamente allo stesso modo e i tutori dell’ordine devono accontentarsi di utilizzare tecnologie antiquate per il loro preziosissimo lavoro di controllo e pattugliamento delle città.


Già in circolazione sulle strade europee, le autopattuglie connesse sono zeppe di moderni dispositivi tecnologici tra cui video/fotocamere, PC e GPS automatico

Il terzo occhio del poliziotto
Analogamente alle autorità di pubblica sicurezza del resto del mondo, anche le forze di polizia degli stati europei puntano ad attrezzarsi con ausili digitali. Produttori come Motorola Solutions sono già in grado di offrire dispositivi adeguati.


Il Motorola Si500 è un telefono progettato per le forze di polizia: è particolarmente robusto, dotato di protezione contro attacchi informatici e offre app ad hoc per il lavoro dei poliziotti

Il poliziotto del futuro sarà completamente connesso a una sorta di centrale operativa che dispone di informazioni aggiornatissime, la quale provvederà a dare istruzioni corrette e tempestive sugli interventi da compiere. Non sarà solo a conoscenza del luogo dove stazionano i poliziotti, ma sarà anche in grado di sapere cosa stanno facendo in quel preciso istante. Immagini scattate live attraverso apposite Body-Cam, videocamere di sorveglianza e droni saranno di estremo aiuto per questa funzione.


Le Body-Cam sono già utilizzate da alcuni corpi di polizia in Europa, ma solo in modalità offline. In futuro trasmetteranno alla centrale le immagini live di quanto sta accadendo. In Italia siamo fermi alla sperimentazione, partita da un anno nelle città di Torino, Milano, Roma e Napoli

Tramite sensori, sarà inoltre possibile misurare funzioni corporee sotto stress, come il battito cardiaco e la frequenza respiratoria. Situazioni di pericolo potranno quindi essere individuate e fronteggiate prontamente.


Il drone CyPhy PARC – di cui Motorola è investitore strategico – è equipaggiato con tecnologia per connessioni mobile. È in grado di fornire alla centrale o ai responsabili del pronto intervento una panoramica sulla situazione di pericolo

Sulla base di istruzioni concrete, i poliziotti potranno essere informati quasi immediatamente, sulla via di fuga scelta dalla persona sospetta e su come bloccarlo, nel migliore dei modi. Oltre a tutto ciò, programmi speciali sono in grado di elaborare in quali luoghi colpiranno prevedibilmente i delinquenti. Prima che il reato possa essere compiuto, la polizia potrà essere già sul posto. I primi progetti pilota attuati dalla polizia tedesca a Monaco e Norimberga, hanno già dimostrato l’efficacia dell’analisi di questi dati di primaria importanza. Il numero dei furti in appartamento è effettivamente diminuito.


Fondine equipaggiate con sensori potranno inviare segnali alla centrale: in caso di emergenza, il poliziotto estraendo la propria arma, potrà prontamente mettere in atto altri provvedimenti, ad esempio richiedere dei rinforzi

Ostacoli da fronteggiare
Prima che il “poliziotto connesso” possa essere di pattuglia, però, dovranno essere superati alcuni ostacoli tecnici e pratici.

Trasmissione dati – Sappiamo che quando numerose persone si concentrano in un luogo, la connessione di telefonia mobile tende ad andare in tilt. Il “poliziotto connesso” rischia così di lavorare offline e ciò, in situazioni critiche, potrebbe costituire un pericolo. Inoltre, la rete pubblica si presta ad essere manipolata; la soluzione potrebbe essere una rete criptata, ad uso esclusivo delle autorità e delle forze dell’ordine. Tutto questo però diventerebbe piuttosto costoso.

Manipolazione – È stato più volte dimostrato che quanto più la tecnologia è complessa tanto più si rivela vulnerabile (o appetibile per essere violata). Non osiamo neppure immaginare cosa potrebbe accadere se i pirati informatici riuscissero ad assumere il controllo di una centrale di polizia o qualora riuscissero a manipolare le immagini live di una videocamera di pubblica sicurezza.

Tutela della privacy – L’argomento racchiude un’enorme conflittualità: la sorveglianza live globale difficilmente può coesistere con la tutela dei diritti personali di cittadini e dei tutori dell’ordine al lavoro.

Tempi di attuazione – Per l’attrezzatura digitale manca ancora un ambito giuridico collettivo e ogni stato tende ad occuparsene in proprio. L’iter per richiedere la necessaria autorizzazione richiede molto tempo. E così, la tecnologia che oggi si rivela moderna e al passo con i tempi, potrebbe essere già antiquata tra qualche anno all’atto della sua implementazione pratica.

Il futuro sarà sicuro?
Che si tratti di sventare azioni terroristiche o di aumentare la sicurezza interna, le sollecitazioni in tutta Europa (e nel mondo intero) per ottenere interventi più incisivi da parte delle forze di polizia continuano a crescere. Peter Damerau di Motorola Solutions, malgrado tutti gli ostacoli, è certo che l’introduzione del poliziotto connesso “avverrà molto prima di quanto si possa pensare”. Speriamo che sia davvero così.

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Pubblicato il
15 feb 2017
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