Micromusic, voglia di sound a 8 bit

Micromusic, voglia di sound a 8 bit

Come comporre musica usando il GameBoy, il Commodore 64 e tanti altri gadget hi-tech che ormai non si usano più
Come comporre musica usando il GameBoy, il Commodore 64 e tanti altri gadget hi-tech che ormai non si usano più

L’informatica compilò il suo Hello, World! nel panorama musicale all’inizio degli Anni 50, in Australia, quando un CSIRAC (Council for Scientific and Industrial Research Automatic Computer) venne impiegato per riprodurre musica. Si trattarono per lo più di esperimenti di cui non esistono registrazioni originali, esecuzioni digitali di canzoni popolari senza alcuna pretesa espressiva, ma dalla tenace volontà di cambiare il mondo. Un inedito utilizzo del DAC (Digital to Analog Converter) per scopi musicali segnò così una svolta epocale per la storia della musica. Seguì lo sviluppo dei primi programmi pensati per i musicisti come Musicomp per ILLIAC I , su cui Lejaren Hiller compose Illiac Suite , ufficialmente la prima raccolta di brani composti in ambiente digitale.

Il computer fa musica
Bisogna comunque aspettare che i computer diventino davvero “personal” nei primissimi Anni 80 per assistere alla vera e propria nascita della chiptune come genere musicale. Un ruolo fondamentale per la crescita della chiptune lo svolse la Commodore dopo aver assorbito la MOS Technology (azienda produttrice degli omonimi integrati), da cui nacque il SID (Sound Interface Device), progettato da Robert Yannes per Commodore 64, che vantava caratteristiche fino ad allora completamente ignorate dalle altre case produttrici di computer e console da gioco.
Come Robert Yannes stesso dichiarò nel libro “On the Edge: The Spectacular Rise and Fall of Commodore”:”Avevo pensato che i chip sonori disponibili sul mercato, inclusi quelli nei computer Atari, fossero primitivi e ovviamente progettati da persone che non sapevano niente sulla musica”.
Una delle grandi rivoluzioni fu il generatore di inviluppo ADSR (Attack, Decay, Sustain, Release) che per la prima volta nella storia dell’informatica e dell’elettronica donò a un computer l’espressività di un vero strumento musicale.

All’inizio furono i videogame
È su questo innovativo chip audio che vengono composte le più belle colonne sonore per videogame del periodo, ad opera di artisti come Rob Hubbard, Richard Joseph e David Whittaker (che è anche sviluppatore e grafico), tanto per citare i più celebri. Le loro composizioni erano così apprezzate che iniziarono a circolare sotto forma di programmi indipendenti, o a corredo di programmi crackati in pieno stile demoscene.

Da allora la produzione musicale con console e home computer (oggi considerati obsoleti) non si è mai fermata, anzi ha favorito la nascita e lo sviluppo di nuovi programmi e stili musicali. Senza la necessità di assecondare il mercato di massa, i tracker si spogliano delle interfacce grafiche superflue e, con uno stile spartano che meglio sfrutta le capacità tecniche della macchina, diventano affidabili ed efficienti.

Negli Anni 90, mentre fanno la loro comparsa sul mercato computer più sofisticati per fare musica come l’Atari ST (dotato di interfaccia MIDI per la quale nacque la prima versione di Cubase), iniziano a circolare cartucce di sviluppatori indipendenti per le ormai obsolete console a 8 bit. La cartuccia in testa per diffusione, è ormai da decenni la LSDJ (LittleSoundDJ) sviluppata e distribuita da Role Model per Gameboy. Il successo di questa cartuccia è dovuto oltre che per la simpatia del sound “gommoso” tipico di casa Nintendo, anche per l’estrema compattezza dell’hardware.
Sempre per GameBoy è Nanoloop di Oliver Wittchow, una soluzione più intuitiva di LSDJ che offre maggiore libertà espressive a chi preferisce improvvisare live.
Sempre per gli appassionati della casa giapponese ci fu una cartuccia che faceva da interfaccia MIDI per il Nintendo NES: la MIDINES, che ora si trova sul mercato dell’usato a prezzi davvero esorbitanti .

Per Commodore 64 la soluzione più completa per quegli anni è stata il Prophet64 di 8bit Ventures, attualmente rimpiazzato da un nuovo prodotto degli stessi sviluppatori: la cartuccia MSSIAH che offre ben cinque programmi (Sequencer, Mono Synthesizer, Bassline, Drummer e Wave-Player) e una molto apprezzata interfaccia MIDI.


L’italiano Carl e lo svizzero Wanga, fondatori della community Micromusic.net, un vero e proprio punto di riferimento per gli appassionati di tutto il mondo

La community Micromusic.net
Il fenomeno Micromusic nasce nel 1999, contemporaneamente alla messa online dell’omonima community nella sua versione 1.0: un sito nato dall’idea dell’italiano Carl e dello svizzero Wanga di raccogliere in un unico folle contenitore le tracce musicali composte con giocattoli e console. In poco tempo, la community di Micromusic.net si trasformò in qualcosa di più e di molto diverso.

Micromusic divenne il portale di riferimento per chiunque avesse l’attitudine a un modo diverso di produrre musica. Nuove sonorità che non per forza vengono generate da un chip elettronico, ma anche da giocattoli, tastierine e VST (strumenti musicali virtuali). Micromusic è un ambiente dove nessuno si prende troppo sul serio e dove l’approccio ludico del nostalgico videogiocatore si ricombina, grazie alla musica, a esibizionismo e goliardia.

Negli anni il sito è diventato un importante luogo di confronto per micromusicisti e curiosi. Lo svedese Goto80 , tra i maggiori esponenti internazionali della Commodore Music, alla nostra domanda su cosa fosse per lui la micromusic risponde così: “Non so realmente cosa sia la Micromusic, ne so di più su micromusic.net che del genere musicale in sé”. Questo spiega bene quanto in questo contesto sia importante il concetto di community rispetto ai cliché musicali. L’esponente della Commodore Music continua la sua chiacchierata con un interessante racconto: “colleziono computer e videogame da quanto ero piccolo. Ho cominciato a fare musica con un Amiga 500 nel 1992, dopo aver visto mio fratello più grande e i suoi amici fare chip music con il Commodore 64. Da lì in poi non mi sono più fermato. Oggi uso l’Amiga 1200, il Commodore 64, un GameBoy, il PC e altri strumenti come Casio Sk1, Yamaha PSS21, Remote25, Bontempi B1 e affini. Ma ho anche cose come Vic20, C128, SX64, Commodore64cs, Atari 520, C128, Amiga 500 e molto altro. Adoro le sonorità di molti chip audio old school”.


Goto80, nome d’arte dello svedese Anders Carlsson, è uno dei maggiori esponenti della Commodore Music: qui lo vediamo alle prese con il suo inseparabile Commodore 64 e… un palo della luce

Appassionati in tutto il mondo
La micromusic ha avuto una stagione particolarmente ricca ai tempi di MySpace che per chi non era ancora su Micromusic.net fu una grande occasione per scoprire l’esistenza di altre persone con la stessa passione. “In assoluto la cosa che trovo più interessante del progetto micromusic.net è l’idea di comunità. Grazie a questo sito ho fatto nuove amicizie in mezza Europa. Tutti uniti dall’interesse e la passione per la musica. È bellissimo organizzare serate, invitare ospiti da fuori e poi andare all’estero per un micromusic party”, questo è quello che ci racconta Tonylight , tra i pionieri italiani della micromusic nostrana. Questa idea di community ha favorito la crescita della cultura micro grazie a un’efficiente struttura di headquarter (quartier generale). In Italia il primo e anche più importante headquarter fu il MicroBo di Bologna, nato il 18 giugno del 2006 con il primo vero evento micro del nostro Paese. Al gruppo, fortemente legato alla scena francese, si deve in generale l’organizzazione dei più interessanti eventi micro mai organizzati nella nostra penisola. Quello di Bologna, comunque, non è stato l’unico headquarter della scena micromusic italiana: sono ancora attualmente attivi sia il Micromilano sia il Microma. Ogni headquarter si impegna a organizzare eventi nella propria zona, invitando ospiti internazionali.

Il genere musicale
A differenza di molti altri movimenti culturali, la micromusic ha molti meno limiti: si può fare punk, blues, metal a 8bit. Non ci sono regole, ma solo la volontà di divertirsi e condividere con altri appassionati la nostalgia per le sonorità digitali tipiche degli Anni 80. Anche la scelta dello strumento non è indicativa: se siamo musoni non sarà di certo un GameBoy con LSDJ a renderci micromusicista, abbiamo più possibilità di diventarlo usando un VST insieme a tanta voglia di ritornare bambini, con ingenuità ed entusiasmo, alla ricerca dei suoni della nostra infanzia.


Mood gioioso, una vecchia console di gioco e il mitico Casio VL Tone: ecco l’occorrente per divertirsi a creare della bella micromusic

L’occorrente per comporre la propria micromusic
Ecco gli accessori più usati dagli appassionati di tutto il mondo per realizzare musica a 8 bit.

Little Sound Dj – È il più popolare tracker di tutti i tempi, ha quattro tracce e gira su Nintendo GameBoy. Questo genere di software ha come scopo quello di sequenziare la musica, creare suoni e aggiungere effetti. Ha un’interfaccia numerica e lavora su base esadecimale.


Nanoloop – Sempre per GameBoy, che per la sua compattezza resta la console più gettonata per la micromusic, combina insieme un synth, un sequencer e un campionatore. Rispetto all’LSDJ ha un’interfaccia meno ostica.


Mssiah – È in assoluto la cartuccia più completa e versatile per Commodore 64. Completa di interfaccia MIDI, ha al suo interno un synth monofonico, un sequencer, una bassline, una batteria elettronica e un wave player. Supera in prestazioni il suo famosissimo predecessore Prophet64.


Cynthcart – È una cartuccia per Commodore, forse la più intuitiva mai realizzata: basta inserirla nello slot per trasformare il Commodore 64 in un vero sintetizzatore. Si può, con l’uso del paddwle, pilotare il cutoff. Ne esiste anche una deludente versione per Atari 2600.


Valeria Vito

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Pubblicato il 13 feb 2017
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