Tesla e i posti di lavoro non sindacabili

Tesla e i posti di lavoro non sindacabili

Le condizioni di lavoro nelle fabbriche Tesla sarebbero sotto la media del settore, con meno ore lavorative e postazioni affatto ergonomiche. A dirlo è proprio uno dei suoi impiegati
Le condizioni di lavoro nelle fabbriche Tesla sarebbero sotto la media del settore, con meno ore lavorative e postazioni affatto ergonomiche. A dirlo è proprio uno dei suoi impiegati

Le fabbriche dove vengono prodotte le automobili del futuro pensate da Tesla si trovano a fare i conti con la contingenza dei diritti dei lavoratori, che protestano per il mancato rispetto degli orari lavorativi e per uno stipendio inferiore alla media nazionale.

A riferirlo è Jose Moran, dipendente della società di Elon Musk che fa appello agli altri lavoratori di Tesla: non solo i dipendenti del produttore di automobile sarebbero retribuiti meno del compenso medio nazionale (si parla di un salario di 17-21 dollari all’ora contro i 25,58 dei lavoratori del settore impiegati negli Stati Uniti), ma sarebbero costretti a numerosi straordinari non pagati e a lavorare con macchinari “non ergonomicamente compatibili”. Questo avrebbe portato peraltro a diversi infortuni e dolori causati dal lavoro, tanto che circa 6 persone su 8 del team di Jose Moran, per esempio, sono stati costretti a prendere permessi legati a infortuni direttamente correlati al lavoro.

Lontano dal Googleplex e dall’ideale rappresentato da ambienti lavorativi ameni ed orari sempre più ritagliati, per consentire alle persone di avere una vita fuori dall’azienda, il mondo del lavoro nel settore delle nuove tecnologie sembra avere più spine che rose: se da un lato le aziende a stelle e strisce devono ancora capire come fare i conti con i dilemmi morali legali allo sfruttamento del lavoro nelle fabbriche dei Paesi con basse tutele per i lavoratori, come la Cina , dall’altro i ragionamenti sulla catena di montaggio e sul logorio legato ad attività dall’alto contenuto di stress ha portato forti critiche a diverse aziende ICT, come per esempio Amazon .

Tesla ha al momento una forza lavoro di più di 5mila unità, basate a Fremont, California: pur non essendo sindacalizzati questi lavorati hanno ora deciso di protestare contro le condizioni in cui lavorano. D’altra parte i 21 dollari all’ora di media massima di salario non sono neanche pesati al costo della vita nella Bay Area.

L’azienda non si è tirata indietro e ha riferito di essere già in passato finita nel mirino dei sindacati, nonostante “il suo sostanziale contributo alla creazione di lavori di qualità nella Bay Area”.

Direttamente il CEO Elod Musk è poi passato all’attaccato , accusando in particolare la United Automobile, Aerospace and Agricultural Implement Workers of America (UAW) di star cercando di sobillare i suoi lavoratori per spingerli alla sindacalizzazione.
“Crediamo – dice Musk – che la UAW abbia pagato direttamente il signor Moran per agitare i nostri lavoratori e spingerli ad entrare nel sindacato”.

Moran, in effetti, nella sua lettera aperta invita i lavoratori a sindacalizzarsi, ma al contempo fa appello proprio a Musk, a cui chiede di “diventare oltre a un rispettato campione dell’energia rinnovabile e dell’innovazione, anche un campione dei propri impiegati”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 10 feb 2017
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