Drone Pad: manovre in sicurezza

Drone Pad: manovre in sicurezza

Il Drone Pad è la base per far decollare e atterrare senza rischi la nostra macchina voltante. Un accessorio fondamentale che deve rientrare nel kit del perfetto "dronista"
Il Drone Pad è la base per far decollare e atterrare senza rischi la nostra macchina voltante. Un accessorio fondamentale che deve rientrare nel kit del perfetto "dronista"

Ovunque vediamo volare un drone restiamo colpiti, stupiti, affascinati e attratti per le caratteristiche intrinseche di questi oggetti volanti e per le loro prestazioni apprezzabili negli ambiti più disparati. Oramai sono facilmente osservabili ovunque, questo anche e purtroppo perché non tutti sono a conoscenza delle leggi che regolano l’uso dei droni, perfino in ambito ludico sportivo. In Italia ciò che vola sopra un filo d’erba rientra nelle competenze dell’ ENAC ] e se da una parte le regole imposte dall’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile possono sembrare complesse e di ardua interpretazione, dall’altra chi usa droni solo per gioco o per passione, deve osservare alcuni semplici, basici e fondamentali principi che non sono difficili da capire e tantomeno da applicare. In sintesi: non si vola sui centri abitati, non si vola vicino alle persone, non si vola vicino ad aeroporti e obiettivi sensibili (caserme, ospedali, centrali elettriche ecc.), non si vola più in alto di 70 metri e lo si fa sempre a vista, senza impiegare dispositivi come monitor o occhiali FPV (First Person View).

Detto questo, il drone o l’aeromodello quadricottero, esacottero o ottocottero, grande o piccolo che sia, è sempre un qualcosa che potenzialmente potrebbe arrecare un danno a persone o cose, oltre a violare la privacy altrui, argomento altrettanto importante da tenere in considerazione. Insomma, per divertirsi, non occorre fare il “paparazzo” o andare a spiare set cinematografici col drone, come è accaduto di recente in Spagna e in Irlanda durante le riprese della settima stagione de “Il Trono di Spade”, causando problemi alla produzione. Ci sono infiniti modi per utilizzare droni, anche per divertimento, ma occorre usare la testa prima ancora del controller remoto del drone.

Per un uso più sicuro
Indicazioni a parte, dicevamo che oggi vedere un drone o utilizzarlo per scopi ludici non è cosa difficile né tantomeno rara ma il drone, oltre a una serie di accessori legati alle proprie “necessità fisiologiche”, come batterie, caricabatterie, eliche, paraeliche e via dicendo, necessita di alcuni accessori in grado di rendere più pratico e sicuro il suo impiego. Tra questi, il più usato e conosciuto dagli appassionati e dai professionisti, è il Drone Pad , Heli Pad , Landing Pad o come dir si voglia; quella “tavoletta” che permette al drone di decollare e atterrare anche in zone dove l’appoggio a terra non è congeniale, vedi per la presenza di erba, soprattutto se alta e bagnata, di una superficie molto polverosa come uno sterrato o un terreno sabbioso, neve e superfici irregolari o in pendenza.

Non sempre è possibile né consigliato far decollare il drone dalla propria mano. Talvolta i quadricotteri sono grandi, ingombranti, anche se leggeri e riuscire a tenerli in una mano mentre con l’altra si azionano gli stick del radiocomando per farlo decollare, senza incorrere in possibili incidenti, non è cosa semplice e neppure sicura, soprattutto se il drone è privo di paraeliche. Ecco che viene in aiuto il pad di cui sopra che si configura in vari modi e dimensioni a seconda dell’uso che se ne deve fare e della grandezza del multirotore.

Drone Pad fatto in casa
Il primo passo per avere un Drone Pad è il classico “fai da te”. Si parte col procurarsi un pannello in materiale rigido o semi rigido, solitamente acquistato presso la grande distribuzione, per passare a qualcosa di più strutturato, realizzato in vari modi e con diversi materiali. Tra i maggiori in uso vi è il legno anche se non garantisce leggerezza, soprattutto se viene impiegato per sviluppare un’area d’appoggio piuttosto importante. Resta comunque tra i materiali più lavorabili e di facile reperimento in commercio. Abbiamo visto anche pad realizzati usando tavolini da campeggio pieghevoli o teli in PVC derivanti da impieghi non propriamente definiti “aeronautici”, come parti di tenda da campeggio o di tendoni da camion e tovaglie in plastica. Chi ha capacità tecniche più evolute riesce a disegnare sul proprio pad delle grafiche in grado di personalizzare l’area di take-off and landing (atterraggio e decollo) e in particolare di evidenziare le zone prossime ai margini della “tavoletta” in modo da creare un limite visivo di immediata percezione, oltre il quale il drone finirebbe fuori dal pad.


Non ci sono limiti nella realizzazione fai da te del Drone Pad: i più fantasiosi possono addirittura ricreare la base d’atterraggio lunare Alpha del telefilm culto Space: 1999

I materiali giusti
Solitamente i Drone Pad vengono realizzati prendendo spunto dalle HeliPad (“elisuperfici” in italiano) civili, militari o tratte dal mondo della fantascienza; in quest’ultimo caso fanno riferimento a basi di decollo e atterraggio di astronavi, caccia stellari, incrociatori galattici o altre tecno-fanta-diavolerie.

Ma quali sono i criteri di valutazione per costruire o acquistare un Drone Pad pratico e utile allo scopo?
Innanzitutto deve ospitare comodamente il proprio drone, quindi deve avere una superficie più o meno grande quanto è l’ingombro totale che è dato dalle eliche; questo perché sono quelle che creano turbolenze, che possono collidere con ostacoli e sollevare polvere e detriti. Il Drone Pad deve essere leggero e facile da trasportare. Quando il drone è piuttosto grande si preferisce optare per una soluzione che permetta di piegare, comporre o chiudere a fazzoletto il pad, come nel caso di quelle realizzate in PVC morbido che offrono un’ampia superficie da aperte e occupano poco spazio da chiuse.
Il materiale dovrebbe garantire una certa durata nel tempo, a meno che non si decida di utilizzare supporti come cartone pressato o simili, ma in tal caso, in presenza di terreno umido o neve, il Drone Pad avrà vita breve e dovrà essere sostituito. Si opterà quindi per una selezione di materiali idonei allo scopo, come quelli lignei, plastici o compositi come il forex (PVC allo stato solido) il polionda (pannelli a celle vuote, leggeri e impermeabili), legno trattato con vernici o compensato di tipo nautico, il PVC a telo (detto anche “banner”), il polistirene e l’alluminio in versione composita con un’anima di polipropilene. Tutte queste soluzioni vanno bene purché siano in grado di offrire planarità, leggerezza ma allo stesso tempo devono consentire ai pad di restare fermi al suolo durante la rotazione delle eliche, soprattutto in fase di atterraggio del drone; non è bello rincorrere il pad che vola via mentre si tenta di atterrare.

L’impatto visivo
Per quanto riguarda la grafica molti riproducono, riducendone le dimensioni, ciò che in termini aeronautici viene adottato sulle elisuperfici per l’atterraggio degli elicotteri. Di fatto si riporta un grosso cerchio con al centro una “H”. Il cerchio delimita l’area di atterraggio che deve essere visibile per tutta la durata della fase di atterraggio, mentre la “H” indica la parola “Helicopter”.
Per un drone la questione è molto diversa. Intanto la “H” ha poco senso; casomai “D” come “drone”. Il pilota remoto dista dal Drone Pad da pochi a qualche decina di metri. Deve individuarla da un’altezza pari a quella del pilota stesso (o quantomeno dei suoi occhi), stando seduto o in piedi, a terra, potendo manovrare il suo drone e capendo dalla posizione in cui si trova quale sia l’area effettivamente disponibile per poter decollare ma soprattutto per poter successivamente atterrare. Spesso i Drone Pad sono appoggiati su un prato erboso, quindi potenzialmente “invisibili” dal pilota remoto se non si posiziona nelle immediate vicinanze del pad. Parlando poi di rapporti tra drone e Drone Pad e tra elicottero ed elisuperficie, quest’ultima deve avere una dimensione minima di almeno una volta e mezzo la distanza compresa fra i punti estremi dell’elicottero con i rotori in moto. Per il Drone Pad non necessariamente deve essere così. Solitamente i rapporti sono inferiori perché è sufficiente che permetta un appoggio sicuro del carrello di atterraggio e un’ampiezza massima sufficiente a preservare le eliche o almeno parte di esse.

Uno schema preciso
A questo punto la domanda sorge spontanea: la grafica per un Drone Pad cosa deve riportare per essere utile e magari anche bella a vedersi? Innanzitutto deve identificare il centro della stessa per facilitare il posizionamento del drone in fase di prevolo e individuare un punto di riferimento in fase di atterraggio. Poi deve essere in grado di identificare la metà del lato perché anche questo può agevolare il posizionamento del drone al centro del pad durante la fase di landing, quando la traiettoria di atterraggio è tangente al pad e non perpendicolare. Questo in virtù di una regola base che ci insegnano a scuola fin dalle elementari: “per due punti passa una e una sola retta”. Quindi, disegniamo tutte le grafiche che vogliamo, diamo sfogo alla fantasia ma teniamo in considerazione anche i principi di utilità, visibilità, praticità ed ergonomia. Il “fai da te” è stupendo, ma quando si tratta di acquistare droni, anche solo per gioco, che costano qualche centinaia o migliaia di euro, forse anche l’accessorio dovrebbe essere valutato in termini qualitativi in proporzione all’investimento fatto per l’acquisto del drone.

Drone Pad: eccellenza italiana
Cercando in Rete le Drone Pad realizzate da professionisti abbiamo scoperto con grande piacere che quelle che più ci hanno convinto sono di un’azienda italiana, la Achrom di Stefano Saldarelli, uno studio grafico di Prato che è stato tra le prime realtà ad aver pensato di realizzare nel nostro Paese accessori di design per il settore droni. Nel suo store online abbiamo trovato varie soluzioni che soddisfano le esigenze di tutti, da chi ha piccoli droni fino a chi possiede multirotori professionali di grosse dimensioni. Troviamo Drone Pad da poche decine di euro fino ad arrivare a quelle che superano i cento euro, ma tutte pensate per soddisfare le esigenze e le tasche di ogni pilota remoto. La Achrom ha fatto un distinguo tra Drone Pad per uso ludico e uso professionale, fermo restando che chi usa i droni per gioco può ovviamente acquistare anche quelle per il settore professionale. Tutte le Drone Pad di Achrom presentano le caratteristiche che abbiamo menzionato all’inizio di questo articolo, alle quali si aggiungono elementi di design che le rendono decisamente belle, originali e personalizzabili su richiesta.

La praticità viene prima di tutto
Nella sezione Drone Technics del sito Achrom troviamo 4 modelli di cui due realizzati con materiale composito rigido e due in PVC morbido (banner). Si parte da Drone Pad di 50 centimetri per lato fino ad arrivare a quelle di 190 centimetri per lato, praticamente poco meno di 4mq di superficie atta al decollo e all’atterraggio del drone. Quelle in PVC morbido hanno la caratteristica di essere dotate di bordo di rinforzo e di anelli per picchettarle a terra. Nella sezione Drone for Fun , dedicata a chi usa droni per divertimento, sono disponibili tra le varie offerte a catalogo, anche 6 Drone Pad realizzati in materiale composito e in forex. Drone Pad che vanno dai 400 millimetri di lato (o diametro) ai quasi 70 centimetri. In questa categoria si trovano anche pad dedicati ai mini droni da FPV Drone Racing.



Smontabili con kit di accessori
Tra i Drone Pad più inusuali ci sono quelli che possono essere smontati e ricomposti all’occorrenza in tempi rapidi e in modo semplice. Sono dotati di speciali velcri usati anche in ambito aeronautico che permettono di tenere insieme le parti che costituiscono l’intero pad e di smontarlo velocemente. Il più grande per ora sviluppato dalla Achrom arriva a 620 millimetri per lato e una volta smontato diventa 320 x 320 millimetri di ingombro massimo. È proposto con e senza carrello da trasporto che ne permette un uso innovativo. In pratica la versione Cargo Kit riunisce una serie di accessori (a richiesta) inseribili in una sorta di trolley da lavoro che una volta ripiegato permette di ancorarvi il Drone Pad e di sollevarlo da terra di una decina di centimetri, garantendo una zona sicura, asciutta, distante da eventuali presenze di umidità e sufficientemente ampio da ospitare un quadricottero come il DJI Phantom o un esacottero come un Thyphoon H della Yuneec.



Ideali per terreni difficili
Sempre nella sezione XPand del sito Achrom troviamo un pad Mountain View, dal nome piuttosto evocativo che strizza l’occhio a Google, ma rappresenta perfettamente lo scopo per cui nasce, ovvero impiegarla in montagna o su terreni in pendenza o particolarmente irregolari, soprattutto per chi usa droni per realizzare video e foto panoramiche. Questo Drone Pad si compone di alcuni accessori, ma il suo punto di forza è la possibilità di agganciarlo a un cavalletto fotografico tramite appositi attacchi, permettendo di regolarne l’inclinazione e l’altezza in virtù del terreno sottostante, solitamente in pendenza e irregolare.



Esclusiva per il Mavic Pro
Parlando di soluzioni personalizzate, nell’area news del sito Achrom troviamo un Drone Pad studiato e realizzato appositamente per il DJI Mavic Pro (in esclusiva per ICT Cube , rivenditore ufficiale DJI). Si basa sempre sulla filosofia XPand, quindi è componibile e facilmente trasportabile in uno zainetto insieme al Mavic. Un’ottima soluzione se pensiamo che il nuovo drone della DJI una volta adagiato a terra ha le eliche a una distanza piuttosto esigua dal terreno e possono facilmente entrare in contatto con elementi estranei che potrebbero danneggiarle seriamente.



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Pubblicato il
1 mar 2017
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