Oculus, un caso è chiuso

Oculus, un caso è chiuso

Il contenzioso aperto da Total Recall Technologies, molto simile a quello sollevato da ZeniMax, è stato archiviato dalla giustizia statunitense. ZeniMax, da parte sua, vuole di più
Il contenzioso aperto da Total Recall Technologies, molto simile a quello sollevato da ZeniMax, è stato archiviato dalla giustizia statunitense. ZeniMax, da parte sua, vuole di più

Sotto la lente delle cronache tanto per il ruolo che si sta ritagliando sul mercato della VR, quanto per il coinvolgimento diretto e indiretto in diverse schermaglie presso i tribunali statunitensi, Oculus avrà un pensiero legale in mano a distoglierla dall’impegno sul fronte tecnologico: il caso aperto da Total Recall Technologies è stato archiviato.

Total Recall Technologies (TRT), ex datore di lavoro del fondatore di Oculus Palmer Luckey, aveva sporto denuncia nel 2015. Luckey aveva operato a fianco dell’azienda tra il 2010 e il 2012, incaricato di dare corpo a un prototipo basato sulle tecnologie per la realtà virtuale sviluppate internamente e consolidate in un brevetto solo nel novembre 2013. TRT, con cui Luckey aveva firmato un accordo di esclusiva e di non divulgazione senza però mai concludere il lavoro, sosteneva che Oculus Rift non sarebbe esistito se il suo inventore non avesse attinto alle tecnologie dell’azienda per cui aveva lavorato.
TRT aveva chiamato in causa Luckey con diverse accuse, fra cui quella di truffa, ridimensionate nel 2016 dalla giustizia statunitense alla sola accusa di violazione del contratto .

Il tribunale incaricato di valutare il caso ha ora archiviato anche questo capo d’accusa, chiudendo il contenzioso: uno dei partner di TRT si sarebbe opposto all’apertura del processo prima di sciogliere la collaborazione e questo determinerebbe, a parere del giudice , la necessità di chiudere un caso “morto sul nascere”.

Oculus ha naturalmente espresso la propria soddifazione con le formule di rito, ma la traversie legali dell’azienda sono ancora nel pieno. Il caso aperto da ZeniMax, incentrato su accuse molto simili a quelle sollevate da TRT, che coinvolgevano però il CTO di Oculus John Carmack, è culminato nella riduzione dei capi d’accusa e in un risarcimento da 500 milioni di dollari, a fronte dei 4 miliardi di dollari chiesti da ZeniMax. Ma ZeniMax non si dimostra paga: l’azienda, a sua volta denunciata da Carmack per un arretrato da 22,5 milioni di dollari per l’acquisizione di id Software, ha nei giorni scorsi depositato un’ingiunzione per impedire a Oculus di impiegare il codice oggetto della contestazione per i suoi prodotti.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
16 mar 2017
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