Un pezzo di università al Googleplex

Un pezzo di università al Googleplex

Avviata una partnership pilota per migliorare la preparazione degli studenti e promuovere la diversità anche in Silicon Valley. Si parte con stage trimestrali a Mountain View
Avviata una partnership pilota per migliorare la preparazione degli studenti e promuovere la diversità anche in Silicon Valley. Si parte con stage trimestrali a Mountain View

Milano – Un vero e proprio campus nel campus: è questa la formula varata da Google e Howard University per promuovere la diversità nel mondo della tecnologia, con sempre più etnie rappresentate nel libro paga delle grandi di Silicon Valley e magari anche con neo-laureati più preparati a ciò che li attende nel mondo del lavoro. A raccontarlo è il vicepresidente di Big G Bonita Stewart sul blog aziendale , in un intervento che dà ampio spazio alla questione della rappresentanza delle persone di colore nel futuro di Google ma che forse può essere letto anche con una lente differente.

È indubbio che la questione della diversità sul posto di lavoro, e in particolare in Silicon Valley, sia stata oggetto di discussioni nel recente passato: ormai quasi tutti i grandi nomi della tecnologia distribuiscono report nei quali spiegano per filo e per segno quali e quante etnie sono comprese nel loro elenco del personale , e Google con questa mossa prova a fare un passo in più. Il campus Howard West sarà inaugurato direttamente negli spazi del Googleplex, ospiterà decine di studenti iscritti alla facoltà di Informatica dell’ateneo statunitense per una sorta di tirocinio di tre mesi (i cui costi saranno coperti da apposite borse di studio, quindi saranno senz’altro oggetto di aspra competizione meritocratica per l’accesso) e che consentiranno ai partecipanti di familiarizzare con un ambiente di lavoro moderno quale quello di Google a Mountain View.

L’ obiettivo di questa partenership è senza dubbio quello di promuovere la presenza di studenti di colore, e potenzialemnte di neo-assunti, presso Google: la Howard è di fatto l’università “nera” per eccellenza, citata spesso anche in TV e al cinema, ed è oltretutto un ateneo prestigioso che sforna ottimi laureati che poi finiscono a lavorare in posizioni chiave di tutte le industrie (oppure proseguono il loro corso di studi in atenei altrettanto prestigiosi: Stewart racconta che dopo la Howard approdò ad Harvard, e poi da lì a Google). Cosa ci sarebbe di meglio, devono aver pensato a Google, di assumere più tecnici di ogni etnia avendo la garanzia che almeno parte della loro formazione sia stata condotta già al Googleplex ?

Questa con la Howard, assicurano, è solo la prima delle partnership di questo tipo: ed è qui che vale la pena approfondire il discorso. Chissà quali saranno le prossime università coinvolte nel programma, ma è evidente che Google ha uno scopo ben preciso in mente. Che non è, banalmente, aumentare il numero di dipedenti non-bianchi che lavorano per il motore di ricerca: quello che è possibile fare in questo modo è andare a scovare i migliori talenti che ci sono in circolazione , valutarli direttamente in sede con sessioni di programmazione pratica inserite nel percorso curriculare, e godere quindi della prima scelta quando sarà arrivato il momento di assumerli.

Questo programma in ogni caso andrà ad affiancarsi a quello delle internship, degli stage in pratica, che Google ha già in piedi: si tratta di una delle internship più interessanti della Silicon Valley, visto che uno stagista al Googleplex guadagna qualcosa come 6.000 dollari al mese più una diaria di 3.000 dollari per le spese (vivere a San Francisco e dintorni costa davvero caro). L’internship al Googleplex è diventata talmente ambita da aver ispirato un film.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
24 mar 2017
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