Agcom: un mese non dura 28 giorni

Agcom: un mese non dura 28 giorni

L'authority ha deliberato nuove regole volte ad evitare la tariffazione inferiore al mese imposta dagli operatori e concede tre mesi di tempo agli ISP per adeguarsi. Asstel protesta: non è una decisione che spetta all'Agcom
L'authority ha deliberato nuove regole volte ad evitare la tariffazione inferiore al mese imposta dagli operatori e concede tre mesi di tempo agli ISP per adeguarsi. Asstel protesta: non è una decisione che spetta all'Agcom

Agcom ha deliberato ( delibera 121/17/CONS ) che gli operatori telefonici debbano utilizzare il mese come unità temporale per la fatturazione e la cadenza contrattuale delle offerte.

Più nello specifico, per quanto concerne la telefonia mobile, viene contemplato un periodo che non può essere inferiore ai 28 giorni. Agcom giustifica la decisione sollevando la necessità di garantire trasparenza attraverso un periodo minimo di invarianza delle condizioni economiche dell’offerta. Nei sempre più numerosi casi di offerte convergenti , che includono servizi di telefonia mobile e fissa, la regola di fatturazione e rinnovo sarà necessariamente su base mensile.

Agcom

La scelta commerciale di alcuni operatori di tariffare con cadenza diversa dal mese, ha generato nel tempo “problemi in termini di trasparenza e comparabilità delle informazioni in merito ai prezzi vigenti, nonché di controllo dei consumi e della spesa, determinati anche dal venir meno di un parametro temporale certo e consolidato per la cadenza del rinnovo delle offerte e della fatturazione” – commenta Agcom. Rimanendo sempre nel perimetro della telefonia mobile, al fine di tutelare l’utente è stato predisposto anche l’obbligo di informare l’utente attraverso un SMS dell’avvenuto rinnovo dell’offerta qualora la cadenza sia diversa da quella mensile.

Recentemente il Tar del Lazio ha ribadito la piena legittimità da parte degli operatori di introdurre modifiche unilaterali al contratto , informando sul diritto di recesso il cliente nel caso in cui non volesse accettare le modifiche. Agcom, già a gennaio, con l’avvio dell’istruttoria, aveva paventato che l’effetto della fatturazione ogni 28 giorni avrebbe comportato un aumento delle tariffe dell’8,6 per cento. Ricordiamo che a fare da apripista alla rimodulazione è stata Wind a marzo 2015, seguita a giugno da Vodafone e ad agosto da TIM. Al di là sei malcontenti tra le associazioni dei consumatori, non si sono fatte attendere le sanzioni .

Giunti a questo punto gli operatori hanno tre mesi di tempo per adeguarsi alle novità, a meno che non venga accolto il ricorso di Asstel , che considera la decisione priva di fondamento giuridico. Il Codice delle comunicazioni elettroniche non consentirebbe infatti interventi dell’Autorità sui cicli di fatturazione e sulla durata di rinnovo, legittimando solo interventi a favore della trasparenza informativa.

“Agcom non ha il potere di disciplinare il contenuto dei rapporti contrattuali fra operatori telefonici e clienti, quale ad esempio la durata di rinnovo e dei cicli di fatturazione, ma può soltanto intervenire a tutela della clientela in materia di trasparenza informativa”- sottolinea l’Associazione di categoria a rappresentanza delle imprese della tecnologia dell’informazione. Il presidente di Asstel Dina Ravera ha commentato aspramente l’accaduto: “Ci troviamo di fronte a un caso clamoroso: un’autorità, che dovrebbe avere come missione il funzionamento del libero mercato, cerca di riportare il settore, che in Italia già vede prezzi fra i più bassi in Europa, ai tempi delle tariffe. Tuteleremo i diritti dei nostri associati nelle sedi più opportune con l’obiettivo di ripristinare il diritto degli operatori al libero esercizio dell’attività di impresa”.

Mirko Zago

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Pubblicato il
27 mar 2017
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