YouTube, oscurare non è rimuovere

YouTube, oscurare non è rimuovere

Google condannata per aver reso inaccessibili solo sul territorio italiano alcuni video caricati in violazione del diritto d'autore. E per non aver adottato tutele le contromisure adeguate ad impedire ulteriori upload
Google condannata per aver reso inaccessibili solo sul territorio italiano alcuni video caricati in violazione del diritto d'autore. E per non aver adottato tutele le contromisure adeguate ad impedire ulteriori upload

La Sezione Specializzata in materia di Impresa del Tribunale di Torino ha ordinato a YouTube di rimuovere le puntate di telenovelas sudamericane pubblicate senza autorizzazione dai suoi utenti e di pagare danni pari a 250mila euro alla casa di produzione che ne detiene i diritti .

Il caso è quello che vede YouTube chiamata a rispondere della violazione di copyright da Delta TV Programs SRL, azienda detentrice dei diritti di sfruttamento economico per l’Italia di numerose telenovelas sudamericane di cui alcune puntate erano state pubblicate su YouTube, ed erano quindi state rese accessibili gratuitamente sulla piattaforma di streaming, da alcuni utenti.

Sulla base della disciplina in materia delineata a livello europeo, in particolare dalla Direttiva sugli intermediari 2000/31/CE che prevede la responsabilità di questi sui contenuti ospitati sulle proprie piattaforme solo se mancano di agire e rimuovere il contenuto in presunta violazione a seguito della segnalazione degli aventi diritto, YouTube era stata, nel giudizio relativo ai provvedimenti cautelari del 2014, giudicata non in violazione in quanto Delta TV Programs aveva mancato di indicare puntualmente URL e contenuti trovato in violazione del loro diritto d’autore. Come si ribadiva nella decisione, gli intermediari non hanno oneri di sorveglianza ma sono obbligati ad intervenire solo dopo eventuali segnalazioni (e nel caso di specie YouTube aveva ottenuto l’elenco degli URL su cui intervenire solo con i documenti del ricorso depositato dall’accusa).
Il Giudice del Tribunale di Torino si era in pratica allineato alla giurisprudenza italiana ed europea, riconoscendo la non responsabilità degli intermediari e aveva respinto i tentativi di imporre loro un obbligo di monitoraggio attivo.

Nel giudizio di merito il Giudice ha rilevato tuttavia ora che YouTube non ha provveduto nel corso degli anni a cancellare le puntate , ma soltanto a oscurarle per l’Italia , rendendole visibili dall’estero o da chi, all’interno dei confini nazionali, fosse in grado di simulare di trovarsi all’estero, nonostante le diverse segnalazioni ricevute nel tempo dagli interessati.

In ogni caso la decisione di Torino sembra discostarsi da decisioni come quelle del Tribunale di Roma nel caso che vede contrapposti la piattaforma Break e il produttore RTI, che sembrano voler introdurre nella giurisprudenza italiana la possibilità di riconoscere obblighi attivi nei confronti degli hosting provider. Si conferma infatti che non sussiste in capo a YouTube alcun obbligo di preventivo vaglio dell’effettiva titolarità dei diritti d’autore posseduti da parte dei singoli soggetti che caricano i video, a parte quello di impedire nuovi caricamenti di video già oggetto di segnalazione e rimossi. Come rilevato dall’istruttoria tecnica svolta in corso di causa “per i gestori della piattaforma You Tube è possibile, e agevole, provvedere a impedire che un video già caricato sia nuovamente caricato da terzi, sebbene con una minima possibilità di insuccesso nella attività di individuazione e intercettazione dei nuovi caricamenti”, ma tale funzione, afferma il Tribunale, è già offerta da YouTube tramite il sistema Content ID .

Tuttavia, il Tubo non avrebbe adottato contromisure ad hoc e “continuato a ricevere e pubblicare filmati dai soggetti che avevano già caricato video oggetto di causa a fronte del mancato reclamo di diritti da parte di tali soggetti”.

Pertanto il Giudice ha condannato YouTube a rimuovere i video segnalati e a pagare danni pari a 250mila euro a Delta TV Programs : l’accusa chiedeva danni per oltre 13 milioni di euro, oltre a quelli dovuti “per il mancato compenso per copia privata” conseguenti alla sostanziale diminuzione delle vendite di supporti destinati all’archiviazione delle telenovelas da parte di potenziali utenti interessati, ma il giudice ha ribadito che rilevante era solo il comportamento illecito di YouTube e non il presunto decadimento commerciale delle opere audiovisive , peraltro evidentemente precedente al caricamento dei video sulla piattaforma.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
20 apr 2017
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