Software, risparmiare con l'usato sicuro

Software, risparmiare con l'usato sicuro

Dalle questioni legali al potenziale risparmio economico, scopriamo come le imprese possono cogliere in modo sicuro e soprattutto legale le grandi opportunità offerte dal mercato delle licenze usate
Dalle questioni legali al potenziale risparmio economico, scopriamo come le imprese possono cogliere in modo sicuro e soprattutto legale le grandi opportunità offerte dal mercato delle licenze usate

A differenza di tanti altri prodotti, il software non si consuma. Sembra un’affermazione banale, ma in realtà schiude le porte di una realtà e di un mercato che offre opportunità incredibili alle imprese. Se per prodotti che soffrono di usura e consumo vale il concetto di riutilizzo, perché non applicarlo a qualcosa che mantiene inalterata la sua efficienza nel passare del tempo? A questa domanda aggiungiamo un concetto, il cosiddetto shelfware , cioè acquistare software e poi non utilizzarlo. Circa un terzo delle aziende soffre questo fenomeno; si tratta di un vero e proprio spreco di risorse causato da diverse ragioni, quali il cambio di sistemi informatici, la migrazione al cloud, le ristrutturazioni aziendali e le cessazioni di attività o di rami d’azienda. La sintesi naturale tra sfruttare la caratteristica del “non consumo” del software e risolvere il problema dello shelfware è rappresentata dal mercato delle licenze software usate .

Lo spartiacque in tal senso è stata la sentenza del 3 luglio del 2012 emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha stabilito che l’autore di un software non può opporsi alla rivendita delle licenze usate . Una sentenza di portata storica che ha dato linfa, da un lato, alle aziende che necessitano di liberare asset, vendendo licenze software in esubero o non più utilizzate; dall’altro, alle imprese che necessitano di applicativi strategici per il proprio business ma che hanno risorse di investimento limitate. Sia che si intenda vendere, sia che si intenda acquistare, dunque, lo scambio di licenze software di seconda mano rappresenta una grandissima opportunità per risparmiare, accedere o liberare risorse per accelerare l’innovazione, rimanendo nei limiti della legalità. Parliamo di licenze di seconda mano perché essendo immateriale, il software non si può in alcun modo usurare. Si tratta quindi di cedere a terzi il diritto di utilizzo di un bene che può essere legittimamente scaricato da un sito autorizzato o trasferito per via telematica . La sentenza della Corte Europea di Giustizia ha definitivamente sancito la legalità in tutto il territorio dell’Area Economica Europea (EEA), interpretando la normativa esistente come idonea a consentire il trasferimento delle licenze anche in presenza di accordi contrattuali contrari , come quelli che escludono esplicitamente la possibilità di cessione.

Vediamo allora di capirne un po’ di più approfondendo tutti gli aspetti importanti. Si tratta di un mondo comunque difficile e con tanti risvolti da comprendere. Soprattutto in termini di requisiti da rispettare e delle prove documentali; queste ultime rappresentano il corretto trasferimento del diritto di utilizzo che, di per sé, non incide sul funzionamento dell’applicazione ma ne attesta l’originalità e il passaggio da un’azienda a un’altra. Una prova documentale inesatta o inesistente rende la copia della licenza usata al pari di una copia pirata , sottoponendo quindi l’azienda a rischi sia civili sia penali. Ecco perché la cosa migliore è rivolgersi agli esperti che offrono il servizio di compravendita delle licenze, sollevando così l’azienda da tutte le preoccupazioni del caso. E a degli esperti ci siamo rivolti noi per analizzare meglio opportunità e vantaggi delle licenze usate. Le aziende che operano in questo settore sono tante, per la maggior parte nate nel resto d’Europa e che operano di riflesso in Italia. Nel 2014 però, dall’incontro di un gruppo di professionisti spinti dal desiderio di investigare il fenomeno crescente del software usato, allora ancora totalmente sconosciuto in Italia, nasce Resoft , prima e tutt’ora unica società italiana del settore. Ci siamo rivolti a loro per analizzare il fenomeno del software usato, attraverso una piacevole chiacchierata con tutto il team di professionisti che ne fanno parte.


Dopo averci raccontato la nascita di Resoft, ci chiariscono che la loro mission è svolgere un ruolo sia di divulgatore della cultura della rivendibilità del software, che di assistenza e consulenza alle aziende italiane, per liberarsi di vecchi prodotti al fine di acquisire nuova liquidità e spingere il rinnovamento dell’infrastruttura tecnologica interna.

Resoft nasce nel 2014, dopo quindi la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 3 luglio 2012 che ha cambiato questo settore. Quali sono i paletti fondamentali fissati dalla sentenza?
Primo, sebbene già da molti anni alcune aziende del nord Europa rivendevano liberamente le loro licenze software, è stata solo la sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha confermato la liceità del mercato e l’effettiva possibilità di poter rivendere licenze software di seconda mano, secondo alcuni dettami indicati nella sentenza stessa.
Secondo, sempre nel 2012 la corte di giustizia di Francoforte sul Meno, e a seguire anche altre, ha ratificato il pensiero della Corte di Giustizia Europea con una sentenza contenente lo stesso spirito di priorità nei confronti dell’utente finale, visto come compratore di un bene e non unicamente come detentore di una licenza nominale intesa strettamente.
Terzo, ha stabilito che nelle condizioni per la rivendita nella CE delle licenze software queste devono avere esaurito il loro diritto di distribuzione nella CE stessa, ovvero acquistate per la prima volta in tale territorio. Ecco perché la sentenza della Corte di Giustizia C128-11 è stata giustamente il milestone per il mercato del software usato, con un effetto sulla legislazione e identificazione dei rapporti tra copyrighter e utente finale probabilmente molto più ampio di quanto ad oggi si possa pensare.

Data la totale mancanza di conoscenza, in Italia, del fenomeno software usato, quanta fatica avete fatto all’inizio e che consapevolezza hanno oggi le aziende di questo mercato?
La componente più difficile da superare è stata, ed è tuttora, l’attitudine al pensare il software come puramente licenziato; fenomeno comprensibile dopo decenni di mercato dominato e monopolizzato dal pensiero unico dei software vendor e dalle loro politiche di audit in un ambiente dove l’essere compliant è difficile se non a volte impossibile. La costante crescita di Resoft, che ogni anno vede aumentare sia il numero che la tipologia delle realtà italiane a cui fornisce assistenza, dimostra, però, come le aziende italiane siano sempre più interesse all’argomento. Questo fa sì che la ricerca di nuovi clienti nasca in maniera quasi spontanea, data la manifestazione di interesse che sorge nell’interlocutore appena intuisce le molteplici opportunità che derivano dalla rivendita, ma anche dall’acquisto, del software usato.

Quali licenze si possono vendere e che implicazioni ci sono in termini di aggiornamenti, maintenance, supporto?
Dal punto di vista legale, possono essere rivendute tutte quelle licenze che rispettano due condizioni basilari: l’acquisto ad un prezzo determinato e unico, e la durata illimitata dell’usufrutto di tale licenza. In tale maniera la licenza diventa un bene vero e proprio, e come tale il detentore ne può usufruire come crede, esattamente come qualsiasi altra proprietà, materiale o meno, che sia stata acquistata sotto le medesime condizioni. Qualsiasi indicazione contraria presente in un contratto di licenza decade istantaneamente, come indicato esplicitamente nella sentenza C128-11. In termini di aggiornamenti e maintenance non cambia nulla, perché tutte le condizioni stabilite nella licenza restano valide anche dopo la cessione a terzi.

Come funziona la compravendita?
Resoft oggi opera come interlocutore tra le parti, collegando domanda ed offerta per ciò che concerne il settore del software usato. A seconda dei casi Resoft, oltre alla classica compravendita, opera con la metodologia del Contovendita, in maniera tale da assicurare ai venditori un prezzo minimo d’acquisto, sia per quei software che hanno un mercato meno florido rispetto ad altri, sia per quei software che presentano periodi di stagnazione in un settore dove i picchi di richiesta cadono in coincidenza con i rinnovi contrattuali o di necessità contingenti. Per questioni di serietà professionale e deontologica con i propri partner, Resoft lavora sempre previa sottoscrizione di un NDA (Non Disclosure Agreement) per proteggere eventuali informazioni sensibili, che siano parte o meno della transazione.

Quanto si può realmente risparmiare?
Le aziende che acquistano software usato possono accedere a prezzi che possono essere anche del 50 per cento più vantaggiosi rispetto ai listini correnti. Si possono avere ulteriori vantaggi su edizioni dello stesso software magari più datate. Le aziende hanno quindi l’opportunità di poter trovare il giusto equilibrio tra ciò che sono le loro necessita di compliance, la loro prospettiva di rinnovo tecnologico e le possibilità di fornire alla loro forza lavoro i prodotti che meglio provvedono alle effettive esigenze aziendali.

Perché scegliere Resoft?
Resoft si distingue in quanto è oggi l’unico trader italiano, con sede a Milano e consulenti italiani con esperienza pluriennale nel settore del Licensing, capace di fornire assistenza in italiano e fare da mediatore con tutti gli operatori e le aziende in Europa, dando priorità alle esigenze delle aziende del nostro paese. Purtroppo poi, al di fuori di poche indicazioni, non esiste una vera e propria normativa, e ogni condizione indicata nelle T&C (termini e condizioni) che esula da quanto espressamente indicato dalla Corte di Giustizia Europea, può essere fonte di contestazione da parte del vendor che detiene la proprietà del diritto d’autore del software. Ecco perché diviene importante affidarsi ad esperti del settore capaci di indicare quale software è eleggibile alla rivendita, in modo da assicurarsi una copertura totale nei confronti di qualsiasi rimostrazione da parte dei produttori.

Licenza multiutente e multilicenza: la differenza
Gli esperti di Resoft ci aiutano a dirimere anche questa importante differenza. La licenza multiutente è una licenza singola che copre più utenti, mentre una multilicenza è un pacchetto di licenze coperte da una sola chiave. Tale punto è stato fonte di ampio dibattito fino alla sentenza della Corte di Francoforte sul Meno, che riprendendo la sentenza C128-11 lo ha chiarito. Se inizialmente sembrava che le due fossero equiparabili, è stato poi determinato che mentre una licenza multiutente non può essere spacchettata e va trattata come un unicum, una multilicenza, indipendentemente da come è stata strutturata, può essere spacchettata e le singole licenze trattate singolarmente e come tali rivendute. Quindi, un’azienda che deve riorganizzarsi, o che ha acquistato pacchetti multilicenza in numero maggiore alle proprie esigenze, può rivenderle senza dover rinunciare a quelle di suo interesse.

Il mercato del software usato
Parlare di quote di mercato in tale ambito è molto difficile, perché ogni trader europeo tende a non volere divulgare troppo le proprie condizioni economiche, sia per non attrarre troppa attenzione da parte dei software vendors sia per non squilibrare eventuali rapporti con gli altri operatori. E non è possibile identificare un settore dominante perché le aziende che ne hanno usufruito sono troppo differenti per fatturato, numero di utenti e tipologia di prodotti e servizi. In Italia però, grazie all’esperienza di Resoft, possiamo dire che a farla da padrone sono quei prodotti che sono più orizzontali e coprono i bisogni della quasi totalità delle aziende, ovvero licenze di produttività aziendale come Office o relative Cals per interfacciarsi con i server aziendali. In pratica Microsoft copre buona parte del mercato, ma sono presenti in maniera sensibile, sia per domanda che per offerta, licenze Oracle e Sap.

Non disclosure agreement
Chiariamo che l’accordo di riservatezza (o accordo di non divulgazione) è una forma di contratto giuridico a obbligazioni corrispettive. Nel resto del mondo occidentale è noto come NDA ovvero Non Disclosure Agreement. In linea di massima all’interno di un accordo di riservatezza le parti individuano le informazioni che intendono mantenere come confidenziali e si impegnano a non svelarle a terzi. Nel caso di violazione si incorre nelle pene contenute nel negozio giuridico stesso. Spesso questo genere di contratto è stipulato per proteggere i segreti industriali o aziendali, o per proteggere dati aziendali sensibili, o ancora per evitare la divulgazione di informazioni commerciali private. Non è raro che venga adottato non solo fra aziende, o fra azienda e collaboratore o dipendente, ma anche fra due privati: in tal caso si usa quando una delle parti vuole proteggere le sue iniziative dalla divulgazione pubblica.

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Pubblicato il
31 mag 2017
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