Petya, il nuovo attacco globale del ransomware

Petya, il nuovo attacco globale del ransomware

Una nuova, virulenta epidemia di malware cripta-file sembra essere scoppiata in giro per il mondo. Un problema di non facile soluzione che potrebbe avere effetti comparabili a quelli di WannaCry
Una nuova, virulenta epidemia di malware cripta-file sembra essere scoppiata in giro per il mondo. Un problema di non facile soluzione che potrebbe avere effetti comparabili a quelli di WannaCry

Una nuova variante del ransomware Petya è al momento in via di diffusione in un gran numero di Paesi in giro per il mondo, un attacco a poche ore dall’avvio viene già definito globale e che sembra aver tratto ben più di un’ispirazione dalla famigerata epidemia a opera di WannaCry . Il livello di pericolosità della nuova minaccia potrebbe essere persino maggiore, e la raccolta di profitti per gli ignoti cyber-criminali è già cominciata.

Petya è un malware cripta-file già noto da tempo, e che è altrettanto noto per l’utilizzo di un payload di codifica imperfetto che può essere attaccato per la decrittazione dei dati a costo zero . Purtroppo la nuova versione del ransomware in via di distribuzione non sembra soffrire dello stesso problema, ed è resa ancora più pericolosa grazie alle novità tratte dal succitato WannaCry (ma non solo).

Anche il nuovo Petya, infatti, ha integrato il famigerato exploit dell’intelligence USA noto come ETERNALBLUE e progettato per sfruttare un bug nel server SAMBA (SMB) dei sistemi Microsoft per infettare i PC connessi a Internet. Di suo, Petya ci mette la distribuzione aggiuntiva via email, la codifica dell’indice dei file nel file system NTFS (MFT) e la sostituzione del settore di boot del disco fisso (per le partizioni in standard MBR) con un boot loader custom pensato per stampare a video il testo con la richiesta di riscatto in Bitcoin.


Petya riavvia subito i sistemi infetti e rende quindi impossibile l’eventuale opera di disinfestazione da parte dei tecnici , un fatto che unito all’uso dell’exploit EternalBlue ha permesso al ransomware di diffondersi su migliaia di sistemi in poco tempo : la schermata con testo rosso che indica l’avvenuta infezione a opera di Petya è già comparsa nel Regno Unito, in Ucraina, in India, nei Paesi Bassi, in Spagna e in Danimarca.

Al momento l’Ucraina sembra essere il Paese con il numero di infezioni più esteso, mentre le organizzazioni coinvolte nell’infezione includono agenzie governative, aziende di trasporti, supermercati e altro ancora. Tra le strutture colpite c’è anche la centrale di Chernobyl ma la situazione è attualmente sotto controllo . Da Kiev, intanto si punta dritto il dito contro la Russia , sospettata di essere l’artefice di tale attacco.

Naturalmente, vista l’estensione della minaccia, è facile preventivare che sarà elevato il numero di soggetti interessati a pagare i cyber-criminali pur di risolvere velocemente il problema: in poche ore gli autori di Petya hanno già racimolato 2.000 dollari USA di profitti in Bitcoin, una cifra che i pupari di WannaCry avevano messo assieme in un intero giorno di attività.


A rendere ancora più complicato il contrasto al nuovo Petya, infine, è la mancata disponibilità di un “kill-switch” che, come in WannaCry, potrebbe fermare la proliferazione del malware con la registrazione di un server per il controllo remoto da parte dei criminali.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 27 giu 2017
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