Facebook, cambio di rotta: contenuti più genuini

Facebook, cambio di rotta: contenuti più genuini

Dopo almeno un biennio passato a tentare di imporsi come mezzo per veicolare notizie a pagamento, Facebook torna a premiare i contenuti veri. Il News Feed tornerà ad ospitare più contenuti di amici e conoscenti
Dopo almeno un biennio passato a tentare di imporsi come mezzo per veicolare notizie a pagamento, Facebook torna a premiare i contenuti veri. Il News Feed tornerà ad ospitare più contenuti di amici e conoscenti

Facebook ha deciso di fare una brusca retromarcia sul News Feed . Il flusso di notizie che avrebbe dovuto partecipare alla crescita degli introiti grazie agli inserzionisti smaniosi di essere visti da un pubblico sempre più ampio, ha mostrato di avere delle falle. L’invasione di fake news, l’ingerenza dei governi (o chi per loro) in occasione di elezioni politiche e la veicolazione di contenuti inneggianti l’odio, ha superato il limite di tolleranza e messo eccessivamente sotto stress i sistemi di moderazione . Gli abusi sono stati così evidenti da indurre Facebook stessa a tornare sui suoi passi, dapprima cambiando gli standard per la monetizzazione ed oggi modificando sostanzialmente l’algoritmo che regola questa sezione del social network. Da oggi saranno   penalizzati i contenuti “forzati” e a pagamento premiando quelli genuini generati dai contatti conosciuti . Un ritorno sui propri passi che costerà all’azienda 25 miliardi nel breve termine, ma che nel lungo potrebbe premiare. Il condizionale è d’obbligo.

Facebook

Per Facebook si tratta di un sostanziale ritorno al passato, con una sorta di ammissione di aver fallito nel suo intento di imporsi come canale d’informazione . Nel feed i contenuti di terzi verranno via via sempre più ridotti, premiando invece, come accadeva in passato, quelli di amici e conoscenti. Se dal punto di vista dei profili personali questo si tradurrà in una pulizia da contenuti indesiderati, per gli inserzionisti si tradurrà invece in un calo nella reach organica. Le aziende avranno quindi minori opportunità di raggiungere il pubblico e a nulla varranno i tentativi di clickbaiting (cioè attirare click con contenuti viziati) anch’essi pesantemente penalizzati.

Mark Mahaney, analista presso RBC Capital, spiega così gli effetti: “rendere il feed più rilevante dovrebbe incrementare la crescita degli utenti e il loro coinvolgimento nel tempo. Facebook sta rendendo il servizio più sociale e meno multimediale, e probabilmente è positivo per la stragrande maggioranza degli utenti”. Se da un certo punto di vista si andrà incontro ad un risanamento dell’ambiente Facebook, è probabile che si assisterà ad un riversamento del budget pubblicitario per molte aziende verso Instagram. Sam Kemp, analista di Piper Jaffray, ritiene che condividendo lo stesso back end sarà semplice per le aziende slittare da una all’altra piattaforma qualora fosse necessario .

Zuckerberg ha confermato al New York Times di voler riportare l’utente ad un utilizzo stimolante di Facebook, superando l’impasse in cui si trova attualmente. Il suo trend infatti al momento sembra destinato all’ immobilismo e passività dell’utente . “Il tempo speso su Facebook deve essere tempo ben speso” – ha affermato Zuckerberg, che chiaramente è cosciente che la sua piattaforma nel tempo ha visto sfumare in parte il suo meccanismo in grado di indurre in una certa dipendenza . Quantomeno per il pubblico più giovane.

La nuova strategia è vissuta con una certa perplessità tanto dal mondo dei media , che vedono un prezioso strumento perdere di potenza pubblicitaria, tanto da alcuni interni all’azienda che temono che il tutto si traduca in una zappa sui piedi che porterebbe Facebook a fallire tanto da una parte che dall’altra, quindi comunque calo di tempo speso da parte degli utenti e altresì un calo di introiti. È presto per dirlo, ma nel frattempo subito dopo l’annuncio del cambio (avvenuto giovedì scorso) si è dovuto fari i conti con un calo  al Nasdaq del 4,47 per cento del titolo che si traduce in una perdita di 3,3 miliardi secondo i calcoli di Forbes.

Mirko Zago
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Pubblicato il
16 gen 2018
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