Microsoft, 7,5 miliardi per GitHub

Microsoft, 7,5 miliardi per GitHub

10 anni di attività l'hanno portato al centro del mondo developer e ora Microsoft firma un assegno da 7,5 miliardi per sposarne le attività: inizia oggi il nuovo capitolo di GitHub.
10 anni di attività l'hanno portato al centro del mondo developer e ora Microsoft firma un assegno da 7,5 miliardi per sposarne le attività: inizia oggi il nuovo capitolo di GitHub.

10 anni di attività e infine il passo più onorevole, sia per la monetizzazione conseguita, sia per il significato simbolico di questa operazione: GitHub è stata acquisita da Microsoft per 7,5 miliardi di dollari e muoverà i suoi prossimi passi agli ordini del CEO Nadella. “Empowering developer”, spiega lo stesso Nadella: “l’era del cloud intelligente è di fronte a noi. Il computing è parte del mondo e ogni parte della nostra vita quotidiana, del lavoro e di ogni aspetto della società e dell’economia sta per essere trasformato dalla tecnologia digitale”. Ecco perché gli sviluppatori tornano al centro : c’è un nuovo mondo da costruire e GitHub è evidentemente la migliore delle formule che Microsoft ha identificato.

Per certi versi la storia di GitHub inizia prima ancora di cominciare, su quegli stessi palcoscenici sui quali Steve Ballmer urlava “developer! developer! developer!”. Ma era un urlo al passato, all’interno di un contesto che mutava, nell’alveo di una azienda che vedeva il mondo open source come il nemico. Esplicitamente un nemico. Un nemico da sradicare, descritto con parole spesso intrise di autentico odio. Spesso reciproco, peraltro.

10 aprile 2008 , apre GitHub: si tratta per molti versi di una risposta ostinata e contraria rispetto alle parole di Steve Ballmer, il cui esito è però conclamato a distanza di 10 anni da quei giorni: Ballmer è uscito da Microsoft, GitHub ci sta invece per entrare. Nel frattempo tutto (o quasi) è cambiato.

Tra GitHub e Microsoft sono già stati vari i punti di contatto nel recente passato e Satya Nadella ha misurato più volte le opportunità esistenti. Da contributor a possibile partner privilegiato, fino ad acquirente: sfumature dello stesso apprezzamento, sfociate infine nella più radicale delle soluzioni. GitHub, repository di progetti condivisi , può ora diventare il simbolo di una nuova Microsoft e sicuramente ne caratterizza in modo importante l’evoluzione: una smentita secca dell’approccio del passato remoto, premiando le differenti scelte portate avanti da Nadella – che in ambito open source ha già sfogliato molti petali della propria margherita.

“Microsoft is all-in on open source”. (…) Quando si parla del nostro impegno verso l’open source, giudicateci sulla base delle azioni che abbiamo intrapreso nel recente passato, su quel che facciamo oggi e quel che faremo in futuro.

Quanti temono un pericoloso contagio per i capisaldi di GitHub potrà star tranquillo: già oggi Microsoft è in assoluto il contributor principale del progetto, quindi chiunque avesse avuto dubbi sulla casa di Redmond avrebbe dovuto intravederne già prima gli eventuali profili di pericolosità. Così invece non è: GitHub è invece occasione di rivalsa per l’azienda guidata da Nadella , la quale può così tentare di recuperare ruolo centrale nel mondo dello sviluppo, laddove per decenni l’azienda ha avuto posizione egemone prima di perdersi nei meandri di una successione a Bill Gates che ha visto soltanto la quotidiana e stonata ostinazione di Ballmer.

Quello che in molti definiscono come un “social network dei developer” (non certo l’unico sulla piazza, ma sicuramente uno tra i più importanti) raccoglie già 28 milioni di collaboratori e con 85 milioni di codici depositati nel tempo ed utilizzati in tutto il mondo. E Microsoft vuole potenziarlo, non modificarne la natura: “ci impegnamo a supportare la community GitHub, che manterrà la sua filosofia di sviluppo, si manterrà indipendente e rimarrà una piattaforma aperta”. Una promessa, un impegno, una missione: “assieme continueremo a far crescere GitHub come una piattaforma amata dagli sviluppatori e degna della fiducia delle aziende”.

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Pubblicato il 4 giu 2018
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