Le verità nascoste del digitale terrestre

Le verità nascoste del digitale terrestre

Ne parla Adiconsum che le elenca e le inserisce in una lettera aperta a Governo e Autorità di settore, affinché i cittadini siano debitamente informati su quello che sta accadendo con il nuovo medium
Ne parla Adiconsum che le elenca e le inserisce in una lettera aperta a Governo e Autorità di settore, affinché i cittadini siano debitamente informati su quello che sta accadendo con il nuovo medium


Roma – Vi sarebbero alcune cose non dette attorno al digitale terrestre, verità che ai consumatori non arrivano e che falsano la percezione che si ha del nuovo medium. Questa la tesi di Adiconsum , che ha scritto alle Authority e al Governo affinché ai cittadini arrivi l’interezza dell’informazione necessaria a farsi un’idea e ad agire da consumatori, e contribuenti, responsabili.

Le verità nascoste di cui parla Adiconsum oggi creano incertezza e diffidenza verso una tecnologia che l’associazione del consumo ritiene invece “necessaria alla crescita generale del paese”.

Ma quali sono queste verità? Eccole una per una.

Periodo sperimentale
La legge 66/01 ed il conseguente regolamento relativo alla radiodiffusione terrestre in tecnica digitale (delibera 435/01/CONS), emanato dall’ AGCom , prevede che fino a luglio 2005 il digitale terrestre operi in una fase sperimentale.
In questo periodo tutti gli operatori interessati alla sviluppo di questa nuova tecnologia possono effettuare le proprie sperimentazioni grazie all’utilizzo di alcune delle attuali frequenze della banda televisiva, destinate al digitale e concesse in modo diversificato in base al territorio di trasmissione.

E’ evidente quindi che in questa fase sperimentale gli utenti non utilizzano il digitale in modo ottimale e completo , perché ovviamente legati alle scelte di chi trasmette e al luogo in cui ci si trova per la ricezione. Inoltre solo alcune, ristrette, aree geografiche hanno il privilegio di partecipare alla sperimentazione dei servizi più innovativi.

Anche il decreto del Ministero delle Comunicazioni pubblicato in Gazzetta il 22 gennaio 2004 che regola le modalità di erogazione del contributo per la televisione digitale terrestre si riferisce sempre a sperimentatori facendo ben comprendere in quale particolare fase si trova lo sviluppo del digitale terrestre.

Nonostante leggi e regolamenti, tutti i messaggi pubblicitari attualmente diffusi sia in televisione che sulla carta stampata non informano circa l’attuale fase sperimentale in corso, facendo credere che la televisione digitale terreste sia gia una realtà operante in modo ottimale e che la decisione di utilizzarla al meglio dipenda solo dalla volontà del consumatore di dotarsi o meno del necessario ricevitore.
L’utente ha il diritto di sapere che siamo in una fase sperimentale e che deve accettare tutte le conseguenze che un esperimento comporta: infatti le omissioni in corso provocano forti delusioni nel consumatore, che dopo aver collegato il decoder digitale terreste alla propria antenna si accorge o di non poter vedere nulla o di avere dei doppioni dei programmi gia in uso.

Diversità dei ricevitori
In commercio si trovano svariati decoder per la ricezione della tv digitale terrestre: purtroppo è impossibile per il consumatore comprendere le differenze tecniche esistenti, provocando, così, un incauto acquisto.

La legge che regolamenta le modalità per usufruire dell’ incentivo (150 euro per i primi 700mila acquistati), stabilisce il diritto al contributo solo per l’acquisto di decoder “dotati di canale di ritorno tramite rete di telecomunicazione e di software per la gestione dell’interattività” confermando, quindi, l’esistenza di varie tipologie di decoder. Non tutti i decoder, infatti, permettono di interagire con le emittenti e molti potrebbero, addirittura, diventare obsoleti quando il digitale terrestre sarà a regime nel 2005.

Le Autorità preposte devono garantire gli utenti chiarendo quali sono i sistemi operativi idonei all’interattività e all’utilizzo dei servizi sociali, facendo per esempio chiarezza, sul più diffuso sistema denominato MHP, per evitare quanto accaduto con il digitale satellitare che ha introdotto tanti sistemi operativi proprietari incompatibili fra loro (seca, irdeto, nds, etc.). Trovandoci in una fase sperimentale e non essendo ancora operative le applicazioni di uso sociale e le trasmissioni di applicativi più avanzati, il consumatore non può provare personalmente i decoder per comprendere se siano veramente validi e compatibili. Sono necessarie indicazioni sulle confezioni dei ricevitori.
Occorre imporre informative corrette, specificando se il prodotto è idoneo all’interattività o alla sola visione dei canali televisivi (i cosiddetti ZAPPER). Sicuramente l’attuale metodo dell’omissione non è il più valido e a tale scopo si richiede un maggiore attenzione da parte delle Autorità circa la correttezza e completezza delle informazioni pubblicitarie.

Impedimenti di ricezione
L’attuale fase sperimentale del digitale terrestre non permette una corretta ricezione del segnale. L’uso esclusivo di alcune frequenze, diverse da zona a zona, non garantiscono l’utente nella ricezione del segnale.

E’ auspicabile imporre, all’interno delle attività commerciali, la presenza di mappe indicanti la copertura del segnale. Il digitale, infatti, non permette una ricezione disturbata, come avviene con l’attuale sistema analogico, quindi o si vede o non si vede .
La frequenza scelta per la trasmissione digitale, in un determinato territorio, potrebbe essere ricevuta dagli utenti in modo non ottimale, con il sistema analogico ciò non crea problema, perché ugualmente permette di vedere i programmi trasmessi su quella frequenza anche se con qualche disturbo. Applicato un decoder digitale, però, ci si accorge di non vedere nulla. Il consumatore può verificare quanto qui descritto solo dopo aver acquistato il decoder .

Gli utenti, prima di acquistare un decoder digitale, devono conoscere quali sono le frequenze utilizzate nel proprio territorio per la visione della tv digitale terrestre, accertarsi, tramite la consulenza di un antennista abilitato , se la qualità del segnale ricevuto sia sufficiente a raggiungere la soglia necessaria per attivare la ricerca automatica dei servizi digitali, presente nei decoder.
I consumatori sono tenuti all’oscuro di tutto perché nessuno fino ad oggi si è preoccupato di informarli correttamente.

Di seguito gli ulteriori rilievi di Adiconsum e le conclusioni.


Aggiornamento impianti di ricezione
L’impossibilità di ricezione dei segnali digitali può anche essere causata da un impianto televisivo vecchio o mal predisposto.

La scarsa qualità del segnale può dipendere da molteplici cause e ribadiamo che queste difficoltà impediscono la visione di qualsiasi trasmissione e servizio digitale. I sistemi operativi presenti nei decoder in commercio sono impostati in modo tale che se non viene raggiunta una specifica soglia di segnale, il sistema non funziona e non si attiva la ricezione.

Occorre quindi verificare lo stato del proprio impianto di distribuzione del segnale televisivo, se singolo, o dell’ impianto centralizzato se in comune con i possessori di altri appartamenti. Non è esatto affermare, nelle pubblicità attualmente in corso, che si può ricevere il segnale digitale terrestre senza modificare l’impianto di ricezione: il più delle volte non è vero, proprio per le ragioni di soglia minima, al di sotto della quale il segnale non è captabile.

Evidentemente si è scelta un altra via che, come al solito, penalizza il consumatore . Infatti ora si invoglia l’utente a comprare un decoder digitale terrestre incentivato. Dopo l’acquisto ci si accorge che non funziona, si comprende che l’impianto non è idoneo e si costringe l’utente a ricorre ai ripari.

Se il consumatore abita in modo indipendente, chiamerà un installatore specializzato, che vista l’emergenza adatterà l’impianto, ad un determinato costo. Se, invece il consumatore si trova in un grande palazzo, dovrà convincere l’amministratore e gli altri condomini a ristrutturare l’impianto di ricezione televisiva, attendendo per lungo tempo e sostenendo, poi, i relativi costi.

Conclusioni
Come conseguenza di questi rilievi, Adiconsum chiede che in ogni comunicazione che riguardi il digitale terrestre, rivolta ai cittadini e indipendentemente da chi la effettua, venga indicato con chiarezza:
1. l’attuale fase sperimentale attiva fino al luglio 2005;
2. l’indicazione sui decoder in merito all’utilizzo dell’interattività;
3. invitare i consumatori alla verifica delle frequenze destinate al digitale nel proprio territorio;
4. invitare i consumatori ad effettuare una verifica tecnica dell’impianto di ricezione prima dell’acquisto del decoder;
5. ricordare agli utenti di rivolgersi solo ad installatori d’antenna abilitati come previsto dalla legge 46/90;
6. informare circa la non totale gratuità del sistema, dato che l’interattività prevede i costi di collegamento alla rete telefonica fissa a o alla banda larga.

“E’ indispensabile ricordare – sottolinea Adiconsum – che l’entrata in vigore delle modifiche al codice civile in merito alla “garanzia e la conformità dei beni” prevede che la pubblicità e le informazioni fornite al consumatore siano parte integrante del contratto , e fondamentali per valutare la conformità del prodotto. Le omissioni circa le caratteristiche presenti in un bene possono far richiedere al consumatore la riparazione e/o la sostituzione del bene, altre la riduzione del prezzo o la restituzione di quanto pagato”.

“Sarebbe ora di preoccuparsi – conclude Adiconsum – oltre che del diritto dei consumatori, anche del dovere di correttezza e rispetto delle regole che le aziende dovrebbero avere nei confronti degli utenti, e soprattutto lo Stato non avalli questi comportamenti non corretti e non trasparenti”.

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Pubblicato il
10 mar 2004
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