Toblòg/ Urbani loro, fessi noi

Toblòg/ Urbani loro, fessi noi

di Vittorio Bertola - Pare che il vero problema dell'Italia siano questi milioni di impuniti che aprono siti, scambiano email non registrate e vogliono scaricare film per vederli sul PC invece che sul Tivì
di Vittorio Bertola - Pare che il vero problema dell'Italia siano questi milioni di impuniti che aprono siti, scambiano email non registrate e vogliono scaricare film per vederli sul PC invece che sul Tivì


Roma – E così, zitto zitto, il ministro Urbani ci è riuscito: incurante della vera e propria sollevazione che la sua proposta ha suscitato in rete, venerdì ha ottenuto dal Consiglio dei Ministri l’approvazione della sua legge .

Di quanto di assurdo sia contenuto in questo decreto hanno già parlato in molti: d’ora in poi, non solo condividere film, ma anche spiegare come funzionano i sistemi peer-to-peer o linkare le aziende che li producono sarà illegale; e i provider saranno obbligati a denunciare alla polizia tutti gli utenti trovati in possesso di materiali “idonei” a costituire reato, senza nemmeno sapere se un reato sia mai stato effettivamente compiuto.

Quello che io invece mi chiedo è: ma come è possibile che un Governo di uno stato democratico decida di fare una legge che va a favore degli interessi di pochi grandi gruppi stranieri, contro gli interessi di tutta l’industria delle telecomunicazioni nazionale, contro lo sviluppo di Internet in Italia, e soprattutto contro le libertà personali e il senso comune di milioni di cittadini?

Dal punto di vista economico, questa legge è un evidente caso di tafazzismo : i contenuti audiovisivi sono praticamente tutti in possesso di aziende straniere, e il loro costo è una delle voci in perdita della nostra bilancia commerciale, ed è reso ancora più elevato dalla situazione di oligopolio che queste leggi cercano di difendere a tutti i costi; mentre i soldi degli abbonamenti ADSL restano in Italia e creano qui posti di lavoro.

Questo, secondo me, evidenzia una carenza culturale in chi ci governa, che ancora vede la rete come un animale oscuro e pericoloso. Del resto, pare che per il nostro governo il futuro delle telecomunicazioni non sta nella rete, ma nel BOX DIGGITALE INTERAATTIIVO , quello che la tivvù sta cercando disperatamente di piazzarci in casa, con 150 euro delle nostre tasse regalate a chi ce lo vende. E non è una differenza da poco: perchè mentre su Internet l’utente fa quel che vuole, nella televisione digitale l’interattività si riduce a scegliere se vogliamo o no una sorpresa nella casa del Grande Fratello – magari pagando pure un euro a botta per dirlo .

Come se l’attività, la voglia di intraprendere, non fossero un requisito vitale per un Paese che cerca di sopravvivere nell’era della competizione globale.

Ma la carenza culturale è ancora più evidente se consideriamo l’atteggiamento in generale che sta dietro all’approccio del governo verso Internet. Negli ultimi mesi si è assistito a una sequenza di leggi tese ad incrementare il controllo sulla rete e a limitare la libertà dei suoi utenti: dalla proposta del ministro Marzano di equiparare i nomi a dominio ai marchi , alla legge Grande Fratello , fino a questa.

Pare che il vero problema dell’Italia siano questi milioni di impuniti che continuamente, pensa un po’, aprono siti Web senza chiedere niente a nessuno, si scambiano e-mail senza che nessuno le registri, e – orrore! – sono addirittura interessati a scaricare i film per vederli sul PC invece che sul televisore.

Perchè, perdonatemi, se il problema fosse la giusta remunerazione di chi crea i contenuti, la soluzione sarebbe semplice: basterebbe che l’industria cominciasse a creare sistemi legali di peer to peer resi disponibili a un prezzo equo e determinato dal mercato; e un osservatore terzo come il Governo, se fosse imparziale, dovrebbe appunto spingere per questo.

Ma perlomeno, prima di fare una legge, dovrebbe preoccuparsi di sentire cosa ne pensano tutti gli interessati, compresi gli utenti finali, invece di star dietro solo alla campana e alle tasche dei cinematografari. Invece, nessuno dal Governo si è preoccupato di ascoltare l’opinione della rete, e questo, permettetemi, pare una condanna a priori, come se Internet fosse una associazione a delinquere e quindi non avesse diritto ad altro che alla repressione.

Insomma, mentre in tutto il mondo si ritiene che Internet sia la principale opportunità di crescita culturale ed economica, da noi è vista solo come un pericolo per lo status quo; e quindi, nel dubbio, giù mazzate. Via con un sistema di delazione legalizzato; via con il divieto anche solo di parlare di argomenti così pericolosi per la società come lo scaricamento dell’ultimo capolavoro di Boldi e De Sica . Soprattutto, via con la spudorata prova che una telefonata di un manager discografico vale più di 2500 commenti indignati in un giorno solo su Punto Informatico .

Ecco, forse è questa la cosa che mi dà fastidio: la sensazione che alcuni dei governanti moderni (e lasciamo stare il colore politico) abbiano per principio un disprezzo verso i comportamenti della massa dei cittadini, come se, invece di essere lì per servirli, fossero lì per decidere al posto loro non solo cosa è giusto ma anche cosa è vero. Molto più in piccolo, questo atteggiamento ricorda quei governanti spagnoli che, di fronte a una tragedia epocale, di fronte a milioni di persone affrante e indignate per le strade, non hanno avuto altro pensiero che mettersi subito d’accordo per raccontar balle e salvarsi la poltrona. Contando sul fatto che secondo loro la gente, a forza di box diggitali interaattiivi, abboccherà sempre.

Allora, sarà anche vero che l’italiano medio è quello per cui chi evade le tasse e non si fa beccare non è un criminale ma un furbo da ammirare; ed è vero che sui peer to peer gli italiani sono noti per essere quelli che scaricano i file ma poi li tolgono subito dopo, per evitare che, lasciandoli in condivisione, qualcun altro gli porti via un po’ della loro banda.

E però, io non credo che tutti quelli che scaricano film da Internet siano così; ce ne sarebbero tanti che non pagheranno mai venti euro per un CD, ma pagherebbero venti euro al mese per poter scaricare un po’ di novità musicali sul PC; e sarebbero venti euro in più per il fatturato dell’industria audiovisiva.

E credo che quando milioni di persone vogliono un servizio, il compito dell’industria e del governo sia di trovare il modo migliore e più equo di darglielo; anzi, in questo momento di crisi tanti altri settori industriali sarebbero ben lieti di avere un mercato potenziale del genere.

Ma credo anche che la nostra colpa, come utenti della rete, sia quella di non farci sentire adeguatamente. Basta cominciare a telefonare o scrivere al Ministro , o ai parlamentari, o al vostro quotidiano preferito. Chi di noi è impegnato in qualche associazione, mandi in giro comunicati stampa e si faccia sentire, come hanno fatto in tanti, come sta per fare anche Società Internet .

Ma è ora di smettere di essere una maggioranza incazzata per un giorno che poi china la testa, e di cominciare a farci sentire sul serio sull’unica cosa che interessa ai nostri politici – i media.

Vittorio Bertola
Toblòg

dello stesso autore:
Toblòg/ Onan il blogger
Toblòg/ Hacker Hacker 2003

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Pubblicato il
16 mar 2004
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