Verso il proibizionismo 2.0

Verso il proibizionismo 2.0

di Tommaso Lombardi - Le due sponde dell'Atlantico sono sempre più vicine, fin quasi a toccarsi, sull'onda della protezione dei copyright. La difesa dei diritti dei produttori americani sfida la libertà di informazione offerta dalla rete
di Tommaso Lombardi - Le due sponde dell'Atlantico sono sempre più vicine, fin quasi a toccarsi, sull'onda della protezione dei copyright. La difesa dei diritti dei produttori americani sfida la libertà di informazione offerta dalla rete


Roma – La transizione verso la società delle reti è in pieno svolgimento e le istituzioni, preoccupate dall’urgenza di definire norme in questo nuovo scenario, muovono guerra ad ogni forma di pirateria informatica.

Negli anni ’30 del secolo scorso, gli USA erano nel vortice del proibizionismo: allora si trattava di alcolici, adesso si tratta di dati digitali. Siamo agli albori di una nuova società, chiamata “società delle reti” : la digitalizzazione del lavoro, dei prodotti, degli svaghi. Le reti informatiche sono il tessuto connettivo di questa nuova società, vieppiù un nuovo ambiente in cui svolgere pratiche sociali.

Il periodo 2003-2004 passerà probabilmente alla storia per essere l’inizio di un’inquietantissima nuova era del proibizionismo, nella quale l’informazione – mattone fondamentale del nuovo edificio sociale – rischia di essere sempre più avviluppata da sistemi di controllo iperinvasivi, che mettono in serio pericolo la libertà di comunicazione individuale.

Europa ed America sono già compagne d’armi, anche in questa guerra: il rapporto europeo redatto da Janelly Fourtou sulla pirateria informatica ( approvato recentemente dall’Europarlamento) è il riverbero amplificato dello statunitense Digital Millennium Copyright Act .

La democrazia moderna, pluralista e competitiva, è l’espressione di determinati gruppi di potere, spesso fondati sulla struttura economico-finanziaria che muove il sistema globale: non deve perciò sorprendere che l’europarlamentare Janelly Fourtou sia la moglie di Jean-Rene Fourtou, vertice di Vivendi Universal .

Così come non sorprende che negli USA, RIAA e MPAA siano le lobby che finanziano una recentissima proposta di legge (25/03), presentata dal senatore americano Patrick Leahy: il “PIRATE Act” ( Protecting Intellectual Rights Against Theft and Expropriation Act ).

Questa proposta agevola la repressione dei crimini informatici legati alla violazione dei diritti d’autore, cavalcando l’onda di nuovissime disposizioni italiane in materia ( decreto Urbani ).

C’è di più: dall’ufficio stampa del senatore Leahy, che è un collega del ben noto Lamar Smith (autore della legge che prevede l’ergastolo per i “cracker” ), si apprende che il governo USA ha adottato una evidente e precisa azione internazionale contro la pirateria informatica. Infatti Leahy è il fautore di un apposito emendamento al “Foreign Operations Appropriations Bill” , il documento annuale che determina la presenza USA in questioni internazionali come la lotta alla droga ed al traffico di armi.

L’emendamento Leahy stanzia 2.5 milioni di dollari per aiutare i paesi aderenti all’ OCSE nello smantellamento d’ogni forma di pirateria digitale. Si tratta principalmente di una mossa per tutelare i prodotti digitalizzati USA all’estero: è più facile ipotizzare che persino certe misure del decreto Urbani siano il risultato di un meccanismo internazionale. Deve anche far riflettere che sia stata proprio la MPAA ad attuare i primi casi di diffida trans-nazionale contro italiani per violazione di copyright. Un complotto internazionale da romanzo oppure una realtà sempre più limitante e rischiosa per gli utenti di rete?

La validità della proprietà intellettuale e del diritto d’autore vengono intrinsecamente messi in dubbio nella stessa struttura distribuita della grande Rete: la digitalizzazione rende liberamente trasmissibile – nonchè opportunamente modificabile – ogni tipo di digitalizzazione ingegneristica, letteraria o artistica. Il fenomeno del file-sharing è la più eclatante dimostrazione del principio alla base delle reti d’informazione distribuite: “one to many, many to one”.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il 30 mar 2004
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