Digitale terrestre, chi gira l'assegno?

Digitale terrestre, chi gira l'assegno?

di Luddist - 100 milioni di euro per i decoder, ma solo per certi decoder, e 30 milioni di euro per l'ADSL. Cioè l'Italia spinge sulla televisione ai danni della banda larga. Proprio una illuminata scommessa sul futuro
di Luddist - 100 milioni di euro per i decoder, ma solo per certi decoder, e 30 milioni di euro per l'ADSL. Cioè l'Italia spinge sulla televisione ai danni della banda larga. Proprio una illuminata scommessa sul futuro


Roma – Ciao Punto Informatico, vi leggevo recentemente a proposito del digitale terrestre e ho visto che l’Autorità TLC sta lavorando per capire se la diffusione del nuovo medium segua le rotte stabilite quando fu deciso di investire moltissimi soldi pubblici per sostenere l’acquisto dei decoder. Difficile che i conti tornino.

Non voglio riprendere l’ormai trita polemica sulla tecnologia o sulla copertura, lascerei che se ne occupino gli esperti (o i presunti esperti che spesso fanno capolino proprio in tivvù), perché è molto più interessante il fatto che si sia speso molto di più per agevolare l’acquisto dei decoder rispetto, per dirne una, agli abbonamenti ADSL. La mia non è una critica alla volontà di dare una lucidata ad un mezzo obsoleto come la televisione , non ignoro gli enormi interessi che ancora la TV veicola. Vorrei solo che a darla fossero, appunto, gli interessati più che i soldi dei contribuenti tutti. Esprimo quindi il mio disappunto su come si è deciso di spendere i dindi che mese dopo mese piovono nelle tasche dello Stato.

Il nuovo medium, il digitale terrestre, è nuovo fino ad un certo punto. Sebbene in futuro consentirà una qualche forma di interattività tra spettatore ed emittente, oggi non è altro, in sostanza, che uno spazio che consente trasmissioni qualitativamente migliori potenzialmente ad una, potenziale anche questa, grande pluralità di soggetti. Al momento è anche una prospettiva di mercato ma non è un mercato, si spera che lo diventi.

Quante possibilità ci sono che ciò accada? Quanto costa “produrre televisione”? La domanda non è banale, perché dal costo discende anche la fattibilità di una emittente, sia anche digitale, capace di rispondere a standard sufficienti ad attirare pubblicità. Riuscire a farlo è una impresa. Se poi si guarda il mercato pubblicitario della televisione italiana, incardinato dietro due grandi concessionarie prenditutto che finanziano i due poli del mercato televisivo, non è difficile comprendere quanto le briciole che rimangono, da sole difficilmente possano consentire l’emergere di questa grande pluralità di soggetti . Ciò che invece accadrà, se è è vero che grazie al digitale terrestre la concorrenza potrà finalmente divenire internazionale , è che un certo numero di emittenti già attive all’estero avranno un nuovo canale di distribuzione. Sempre che il digitale terrestre entri nell’immaginario collettivo delle famiglie italiane. La mia impressione è che dietro l’angolo ci sia dell’acqua che è in attesa di qualcuno che ne scorga il buco.

Salto a pié pari le polemiche sul fatto che le vagonate di milioni di euro allocati per l’acquisto dei decoder si riferiscano solo a certi tipi di decoder ma mi sia consentito di esprimere tutta la mia incredulità nell’apprendere che ci sono associazioni di consumatori che si stanno battendo per far sì che le famiglie italiane possano acquistare a meno anche gli altri decoder. In un paese dove i bambini leucemici costretti ad un ricovero permanente non hanno a disposizione computer, webcam ed internet per interagire con i loro compagni, e magari seguire le lezioni, ci si lamenta per un mancato ampliamento della programmazione televisiva che, salvo rare eccezioni, è la fiera dell’inutilità.

Mi sembra paradossale, in un paese nel quale la banda larga si diffonde soltanto dove conviene, con una rete le cui capacità potenziali sono quelle non solo di trasmettere video ma di farlo anche con una interattività senza precedenti, nel 2004 non si trovi nulla di meglio che sperperare denaro pubblico per finanziare la televisione . Altrove il digitale terrestre è spinto dal mercato, là dove un mercato esiste perché esiste una concorrenza vera, da noi è spinto dai soldi pubblici. Arma segreta, come la definivano le scombinate Sturmtruppen , la tivù oggi di segreto ha ben poco, si impone non più tanto o soltanto nelle abitudini degli italiani, che anzi sotto i 30 anni se ne allontanano rapidamente a favore del computer e di internet, ma persino nella stanza dei bottoni, laddove si decide che è giusto spendere per i decoder di più, molto di più, piuttosto che spingere a manetta sulla diffusione del broad band.

Ora sappiamo che l’Autorità TLC sta lavorando per capire quanto siano realistici e possibili gli scenari di diffusione del digitale terrestre, quanto il nuovo spazio sia effettivamente destinato ad interessare investitori ed emittenti italiane ed internazionali, quanto le famiglie italiane bramino l’idea di spendere qualche euro per portarsi in casa bizzeffe di nuovi canali invece dei miliardi di pagine disponibili su web. Bene. Rimaniamo in attesa.

Luddist

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Pubblicato il 19 apr 2004
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