Dai pirati d'un tempo al DL Urbani

Dai pirati d'un tempo al DL Urbani

Ne parla un lettore che ripercorre i tempi del mercato nero pre-ADSL ed esamina i costi della connettività attuale. Ma non c'è forse una via di mezzo?
Ne parla un lettore che ripercorre i tempi del mercato nero pre-ADSL ed esamina i costi della connettività attuale. Ma non c'è forse una via di mezzo?


Roma – Caro Punto Informatico, in queste settimane leggendo la Vs rivista riguardo al decreto Urbani mi sono chiesto se effettivamente tale Ministro conosca la realtà dei fatti e come lo era anni orsono.

Chi non è proprio giovanissimo si ricorderà la figura del “Pirata”, quel signore o ragazzo che nervosamente ad un angolo ti vendeva una copia di un software nuovo di zecca. Poi c’era il proprietario del negozio di musica sotto casa che ti affittava i CD musicali. E infine il “vicino di casa” che lo aveva comprato.

Quelle persone si arricchivano abbastanza ma rischiavano anche… e i soldi andavano a finire solo nelle loro tasche. Ora invece: la rivoluzione ADSL!
La banda larga, siamo sinceri, in ambito casalingo ha preso piede solamente perchè permette di scaricare contenuti di grandi dimensioni in tempi ragionevolmente brevi (film e CD musicali all’80%) visto che per navigare e per scaricare la posta un 56Kb basta e avanza (sembrerà anacronistico per i giovani ma è la realtà).

Dal “lontano” ’94 fino all’anno scorso ho sempre usato un modem normalissimo e non ho mai risentito della velocità tradizionale usando una flat serale. Questa mi permetteva di tenere il pc collegato la notte e usando un download manager che mi garantisse di non perdere il file in caso di cadute di linea avevo tutto quello che volevo (scarico molta documentazione in formato pdf, formato noto per la sua scarsa leggerezza). Era solo una questione di tempo (e io non avevo fretta).

Ora, in questa nuova era della “pirateria di connessione a banda larga” dove molte cose sembrano arraffate gratuitamente, come qualcuno vuol fare credere, in realtà ci troviamo di fronte ad una diversa situazione.

Chi vuole usare appieno la tecnologia broad band in questione deve spendere circa 1000? per un computer, più 50? (o anche più) per un abbonamento mensile ADSL (che fanno oltre 500? l’anno), aggiungiamoci la corrente per il computer (facciamo 1? al giorno). Tirando le somme il primo anno la spesa ammonterebbe a oltre 2000 euro mentre nei successivi oscillerebbe sulla metà escludendo upgrade/modding del computer. Ma non dimentichiamo che chi scarica spesso salva su CD o DVD, supporti che hanno un costo attorno ad 1?. Ipotizzando 5 CD a settimana fanno oltre 200? l’anno. Portando la cifra annuale di “mantenimento” a 1200? e oltre.

Riflettendo, dunque, i nostri soldi vanno alla società elettrica, al negoziante di pc e componentistica, al provider, alle ditte che producono i CD vergini.

Parlando con molte persone di tale argomento siamo giunti alla medesima conclusione: “Se prima andavo al cinema x volte, ora continuerò ad andarci lo stesso numero volte perchè i soldi non sono cambiati, e se prima non ci andavo, continuerò a non andarci” e poi “se prima mi compravo un CD al mese ora farò lo stesso”. Non andrei mai a vedere “Le Barzellette”, “Scary Movie 3” o altri film, ma se anche li vedessi via computer (cosa che non faccio) non avrei arrecato alcun danno: non ci sarei andato comunque al cinema.

Molti, come il sottoscritto, spesso si scaricano i film o gli album e se gli piacciono si comprano gli originali. Consideriamola “una visione di valutazione” ma che effettivamente ha un riscontro economico per gli artisti o i produttori dei film.

Si dovrebbe far capire ad Urbani e soci che questa repressione farà più danni di quanto si pensi. Se da un lato forse potrebbe rimpinguare un minimo le tasche del Cinema, da un altro farebbe cadere la necessità della banda larga in Italia. Le perdite economiche per provider, società di CD e le altre suddette sarebbero notevoli, forse più di quelle di un cinema che è sempre stato malconcio per la scarsa competitività.

Ora, questa situazione di “nervosismo” non potrà far altro che spaventare i nuovi possibili utenti che probabilmente sceglieranno di non migrare a tale connettività veloce.

E’ strano pensare che con gli “incentivi” statali si è aperto il mondo della banda larga domestica, poi questa ha avuto un picco per le continue pressioni pubblicitarie, e ora ci dicono che possiamo usare l’ADSL solo per scaricare la posta elettronica e leggere le pagine web? E’ incongruenza pura! Chi ha varato i fondi si rendeva conto a cosa effettivamente servisse questa tecnologia digitale?

Se questo decreto legge verrà approvato ritornerò al 56Kb senza rimpianti, ma con tanta amarezza per la solita ignoranza di chi decide senza studiare il problema.
Chissà se qualcuno ha pensato di utilizzare una percentuale del canone ADSL per compensare tali ammanchi.

E ovviamente ritornerà anche l’odiato/amato “Pirata”, o ci dovremo accontentare degli Extracomunitari costretti a venderceli in mezzo alla strada per guadagnare qualche soldo…

Cordiali saluti,
Lettera firmata

Salve
mi permetto una postilla alla tua lettera da un lato perché non credo al principio secondo cui se una legge è sbagliata allora la si può violare, semmai si deve combattere per cercare di cambiarla, come hanno fatto tanti con il decreto Urbani in questi giorni; dall’altro perché ho l’impressione che il mercato nero dei CD e dei DVD continui a rappresentare il vero problema dei produttori, soprattutto dei maggiori, nella musica e nel cinema. Ed è certo che senza P2P quel mercato avrebbe una notevole spinta.
A dire la verità non sono convinto che per sfruttare la banda larga serva necessariamente spendere così tanto ma mi chiedo se il problema non sia invece il non voler trovare compromessi tra un modello di distribuzione senza precedenti, come il peer-to-peer, e la gestione della proprietà intellettuale. Perché non lo si vuole fare? Non è questa la domanda giusta da porsi?
Un saluto, Lamberto Assenti

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Pubblicato il 19 apr 2004
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