Estate, tempo di censure

Estate, tempo di censure

Appuntamento immancabile per il Vietnam: per il secondo anno consecutivo, la calura estiva accompagnerà numerose azioni di cyberenforcement. Crackdown nazionale annunciato nei prossimi giorni
Appuntamento immancabile per il Vietnam: per il secondo anno consecutivo, la calura estiva accompagnerà numerose azioni di cyberenforcement. Crackdown nazionale annunciato nei prossimi giorni


Roma – Ogni estate, immancabilmente, il governo di Hanoi parte all’assalto dei cyberdissidenti . Si tratta del secondo crackdown nazionale per contrastare la proliferazione di sacche digitali di resistenza antigovernativa. Nell’ottica della gerarchia socialista, l’ombrello dell’illegalità telematica comprende ogni sito o servizio on-line attraverso cui siano diffuse informazioni non autorizzate dall’amministrazione.

Forti di una recente legislazione ad hoc , che bandisce inequivocabilmente ogni forma di dissidenza telematica, le autorità Vietnamite incalzano la diffusione della cosiddetta informazione malevola . Un insieme onnicomprensivo che va dai portali delle grandi testate giornalistiche occidentali fino ai forum autogestiti, uniche oasi per la libertà d’espressione dei cittadini vietnamiti.

Il Ministero per la Cultura e l’Informazione, a capo di ogni infrastruttura comunicativa digitale e tradizionale, ha lanciato l’allarme alle 64 prefetture regionali che compongono il Vietnam. Entro la prossima settimana inizieranno controlli a tappeto in tutte le maggiori città. La task-force per la sicurezza telematica inizierà i controlli partendo dagli Internet-cafè, frequentati per lo più dai giovani. In Vietnam, nonostante le dichiarazioni delle autorità, si ritiene che solo una minima parte di tutti gli utenti utilizzi la Rete per cercare informazioni e notizie. La maggior parte dei cittadini (oltre il 70%) fa un uso limitato della Rete: email, chat, ma sopratutto i videogiochi multigiocatore.

Entro tempi brevissimi circa 7.000 siti vietnamiti saranno sottoposti comunque ad attenti e spietati controlli. Questo innovativo ufficio censura , incaricato di salvaguardare l’integrità culturale dei Vietnamiti, è costato dobloni in quantità all’erario di Hanoi. E’ dotato di tecnologie occidentali e può contare sull’appoggio di un sistema di firewall governativi, del tutto simile a quello della vicina Cina. Infatti, ogni ISP sul territorio (nonché ciascuno dei numerosi Internet-cafè), è alle dipendenze dell’unico gateway nazionale che apre l’accesso alla Rete: si tratta di Vietnam Data Communications, a gestione completamente statale.

Questo significa irrimediabilmente una vita assai difficile per il popolo della Rete vietnamita, in crescita costante sin dal 1997 (anno in cui iniziò l’informatizzazione di massa). Reporters Sans Frontiers ha sottolineato ripetutamente la criticità della situazione in Vietnam: nel solo 2003 sono stati chiusi e censurati numerosissimi portali di informazione, tra cui il promettente Viet.net , che si proponeva di essere la prima testata digitale libera.

Il 17 giugno del 2003 venne arrestato Pham Hong Son per un reato gravissimo: infrazione all’articolo 80 del Codice Penale vietnamita. La sua colpa: aver tradotto e messo on-line un documento dell’ambasciata statunitense di Hanoi, intitolato “Cos’è la democrazia?”. Per i tribunali vietnamiti si trattò di spionaggio , un reato punito con molti anni di carcere. Quanti dissidenti finiranno stavolta nella rete ordita dal governo?
(Tommaso Lombardi)

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Pubblicato il
9 giu 2004
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