Più vicine le celle solari avvolgibili

Più vicine le celle solari avvolgibili

Una start-up americana ha annunciato di essere ormai vicina al lancio delle prime applicazioni commerciali di una tecnologia che permette la costruzione di celle fotovoltaiche arrotolabili. Il Sole in un taschino
Una start-up americana ha annunciato di essere ormai vicina al lancio delle prime applicazioni commerciali di una tecnologia che permette la costruzione di celle fotovoltaiche arrotolabili. Il Sole in un taschino

Lowell (USA) – Dopo anni di sviluppo, le celle fotovoltaiche flessibili sembrano finalmente pronte per divenire una realtà commerciale e infilarsi nel taschino dei consumatori.

La statunitense Konarka Technologies , una delle società che hanno investito maggiormente nella ricerca di nuovi materiali fotovoltaici flessibili, si è detta ormai vicina alla commercializzazione, entro l’anno, delle sue prime celle solari basate su sottili fogli di materiale plastico. La loro caratteristica peculiare è quella di poter essere arrotolate e riposte in un astuccio non più grande di una penna.

A differenza delle celle tradizionali, basate su cristalli di silicio, quelle sviluppate da Konarka utilizzano materiali 1.000 volte più piccoli del diametro di un capello. Alla base delle celle solari vi sono nanotecnologie per certi versi simili a quelle che, nel settore dei display, stanno portando alla realizzazione dell’e-paper.

Oltre alla flessibilità, la società americana sostiene che l’altro grande vantaggio legato alle celle flessibili è dato dai bassi costi di produzione: a differenza dei prodotti di prima e seconda generazione, che richiedono componenti e metodologie di fabbricazione particolarmente costosi, le celle plastiche fanno uso di componenti più economici e possono essere prodotte in grandi volumi sotto forma di lunghi nastri.

Questa nuova generazione di celle ben si presta, secondo l’azienda, ad alimentare una vasta gamma di dispositivi a basso consumo, tra cui telefoni cellulari, PDA, player MP3, notebook e reti di sensori. Tale tecnologia non è destinata a rimpiazzare le batterie ricaricabili o, in futuro, le fuel cell, ma a fornire una fonte d’energia complementare attraverso cui mantenere in carica i propri dispositivi anche quando si è lontani da una presa di corrente. In futuro questa operazione potrebbe essere semplificata da un’evoluzione delle celle flessibili che, sotto forma di una pellicola molto sottile, saranno utilizzabili per rivestire il guscio plastico di un dispositivo.

Lo scorso mese le filiali svizzere e austriache di Konarka sono entrate a far parte di un consorzio di aziende e università voluto dall’Unione Europea per lo sviluppo, il test e la produzione di nuovi tipi di celle fotovoltaiche organiche. Il progetto, chiamato MOLYCELL, ha l’obiettivo di favorire l’adozione di una nuova fonte di energia che costi meno di 1 euro per watt (si veda a tal proposito il comunicato di Konarka ).

Una delle altre fonti di energia che nei prossimi anni sembra destinata a riscuotere un certo successo, ponendosi eventualmente come sostituto delle batterie ricaricabili, è rappresentata dalle fuel cell al metanolo. Da qualche tempo si rincorrono gli annunci di vari produttori circa lo sviluppo di celle a combustibile sempre più piccole e leggere, adatte ad essere integrate anche nei dispositivi più piccoli, come notebook o persino telefoni cellulari.

L’ultimo annuncio, di questi giorni, proviene da Toshiba , uno dei maggiori player di questo settore della ricerca. Il colosso giapponese ha detto di aver costruito un prototipo di fuel cell che misura appena 22 x 45 millimetri e che pesa meno di 9 grammi. Toshiba sostiene che la cella è abbastanza piccola da poter essere integrata in un telefono mobile e abbastanza efficiente da poter alimentare, con una sola carica, un player MP3 per 20 ore consecutive. I primi prodotti commerciali sono attesi sul mercato nel corso del 2005.

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Pubblicato il
25 giu 2004
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