Ascensore spaziale più vicino

Ascensore spaziale più vicino

La creatura cara ad Arthur C. Clarke torna ancora una volta alla ribalta dopo che il Congresso ha accettato un aumento della spesa per la ricerca
La creatura cara ad Arthur C. Clarke torna ancora una volta alla ribalta dopo che il Congresso ha accettato un aumento della spesa per la ricerca

Washington (USA) – Nanotecnologie e studio dei materiali nonché approfondimenti di natura astrofisica e geologica: c’è molto da capire e ricercare per uno dei progetti più ambiziosi della NASA che sta lentamente facendosi strada: l’ascensore spaziale.

È di queste settimane l’annuncio che il Congresso statunitense ha deciso un aumento di 2,5 milioni di dollari del budget di ricerca a disposizione del team dell’Institute for Scientific Research di Fairmont, in West Virginia. Gli scienziati, coordinati dal professor Bradley Edwards , stanno lavorando su una infrastruttura che più di un secolo fa fu immaginata dall’astrofisico russo Konstantin Tsiolkovsky e più tardi “mitizzata” dal grande scienziato e scrittore Arthur C. Clarke.

L’ascensore spaziale è una “creatura” che nei progetti di Edwards e soci, che fin qui si sono dovuti limitare ad un budget di meno di mezzo milione di dollari, potrà raggiungere un’altezza di quasi 100mila chilometri , costituendo un “ponte” privilegiato per spedire nello spazio uomini e mezzi. Sfruttando l’ascensore, infatti, sarebbe possibile portare a quell’altezza un volume qualsiasi di materiali a costi infinitamente inferiori a quelli sostenuti con i lanci tradizionali. La sua realizzazione costerebbe soltanto 10 miliardi di dollari , ben poco se paragonato ai costi delle infrastrutture spaziali fin qui realizzate.

Secondo le stime di Edwards, che ora potrà proseguire nello studio di fattibilità del progetto ( qui una breve intro in pdf), l’ascensore potrebbe essere già operativo, se venisse finanziato, entro una quindicina di anni, pressappoco per la data del 2020, anno entro il quale il presidente americano George W. Bush ha parlato di ritorno sulla Luna .

Uno schizzo del progetto L’ottimismo di Edwards si deve al fatto che la tecnologia a suo dire esiste, si tratta solo di “assemblarla” in un modo che possa funzionare. Al centro di tutto i materiali del “cavo” che collegherebbe la base di Terra a quella orbitante, un cavo composto da nanotubi (materiale assai più resistente dell’acciaio) con un diametro non superiore al metro. Un cavo di questo tipo, che rimarrebbe “teso” grazie alla rotazione terrestre, secondo i ricercatori sarebbe in grado di sostenere uno sforzo di almeno 13 tonnellate. Il progetto di Edwards prevede che la base dell’ascensore si trovi su una piattaforma mobile a largo dell’America Latina, che possa quindi “spostare” la struttura in caso di bisogno. I problemi da superare sono molti, primo tra tutti quello del montaggio del cavo , che potrebbe essere eseguito in orbita dove missioni spaziali tradizionali potrebbero portare ampie sezioni del cavo stesso, che verrebbe così assemblato e “calato” sul Pianeta.

Del progettone si è parlato due giorni fa a Washington, dove ogni anno si tiene una conferenza specifica dedicata agli ascensori spaziali.

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Pubblicato il
30 giu 2004
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