Illegale metà del software italiano

Illegale metà del software italiano

Non bastano le normative più severe, non basta la crociata contro il peer-to-peer, non bastano i balzelli. BSA denuncia: la pirateria all'italiana fa scuola
Non bastano le normative più severe, non basta la crociata contro il peer-to-peer, non bastano i balzelli. BSA denuncia: la pirateria all'italiana fa scuola


Roma – 49 per cento a fine 2003. Questa la quantità di software pirata sul totale del software circolante in Italia secondo le stime dell’alleanza dei produttori di software proprietario, Business Software Alliance – BSA , basate su uno studio di IDC . Si tratta di un dato più elevato rispetto al 46 per cento del 2001.

L’Italia galleggia al di sopra della media mondiale attestata al 37 per cento , una media che però viene ottenuta sommando casi di eccellenza (così considerati i paesi dove più basso è il tasso di software illegale) e casi come quello italiano o peggio.

Se le stime della BSA parlano per l’Italia di 913 milioni di euro di fatturato perso a causa dell’uso illegale del software, in altri paesi le cose vanno ancora peggio per i produttori. Peggio dell’Italia, infatti, fanno paesi europei come la Grecia (63 per cento) o la Slovenia (52 per cento).

I dati del 2003 Global Piracy Study riguardano 86 paesi e indicano che l’Italia supera anche la media europea ferma ad un “modesto” 37 per cento. Un dato che per BSA significa un danno economico di 8 miliardi di euro sulle economie dei singoli paesi e naturalmente su quelle dei paesi in cui risiedono i produttori di software.

“La ricerca di IDC – ha dichiarato Beth Scott di BSA – indica chiaramente che i produttori software nazionali europei sono colpiti dalla pirateria tanto quanto i produttori internazionali. E non è tutto: i costi si riflettono sulla catena distributiva di tutti i 25 Stati membri”.

Secondo BSA una riduzione contenuta anche solo al 10 per cento nel tasso di pirateria porterebbe a 250mila nuovi posti di lavoro entro il 2006 nonché a 18 miliardi di dollari di entrate fiscali. IDC ha sottolineato come “per ogni dollaro di software venduto, altri 1-2 dollari vengono spesi a favore di aziende nazionali specializzate in personalizzazione, servizi e distribuzione, a dimostrazione di quanto le economie locali abbiano da guadagnare da una riduzione della pirateria”.

Tutti numeri che servono all’alleanza per chiedere ulteriori misure antipirateria nei vari paesi. Ecco dunque le cinque contromosse messe a punto dalla BSA per l’Unione Europea e, di seguito, le proposte sulle normative pro-copyright a livello europeo:

“- Rispetto : generare rispetto verso la proprietà intellettuale, iniziando dai giovani con attività in tutte le scuole, università e aziende europee

Fiducia : aumentare la fiducia nei confronti del settore per incoraggiare un’ininterrotta attività di ricerca e sviluppo per sostenere l’investimento e la crescita dell’economia digitale in Europa

Sicurezza : assicurare che tutte le aziende comprendano le possibili implicazioni di una scarsa sicurezza e l’importanza di creare un ambiente lavorativo sicuro e legale

Crescita e innovazione : incoraggiare un’implementazione efficace e rapida di politiche e leggi studiate per creare un comparto software vivace e un ambiente favorevole all’innovazione

Centralità delle attività SAM : migliorare la gestione del software in azienda (Software Asset Management) in quanto risorsa cruciale per il business.

Tre invece gli ambiti normativi su cui la BSA chiede ai Governi europei di premere sull’acceleratore:

“- Direttiva Enforcement : è necessario procedere a una rapida e fedele implementazione di questa recente legislazione. La Direttiva introduce nuovi strumenti per contrastare la pirateria e la contraffazione nell’area europea

Direttiva Copyright : fino a oggi meno della metà degli Stati membri ha adottato questa Direttiva che rappresenta un importante traguardo per la modernizzazione delle leggi europee sul copyright creando un framework per un ambiente di business digitale sicuro. La scadenza dell’implementazione di questa Direttiva è trascorsa da oltre 18 mesi

Digital Rights Management (DRM) : BSA invita i governi ad agire per eliminare gli ostacoli che impediscono la diffusione delle tecniche di Digital Rights Management (DRM) all’interno dell’area europea. I compensi sul copyright relativi ai supporti e alle apparecchiature digitali e l’assenza di un framework comunitario per le licenze rallentano questa soluzione innovativa che aiuterebbe ad affrontare alla radice il problema della pirateria. ”

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Pubblicato il
8 lug 2004
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