ADSL, ecco perché in Italia costa di più

ADSL, ecco perché in Italia costa di più

a cura di A. Longo - L'inchiesta di Punto Informatico svela le ragioni delle clamorose differenze tariffarie con paesi come la Francia, dove l'ADSL costa molto meno. La parola ai numeri
a cura di A. Longo - L'inchiesta di Punto Informatico svela le ragioni delle clamorose differenze tariffarie con paesi come la Francia, dove l'ADSL costa molto meno. La parola ai numeri


Roma – Voglia di Francia, di emigrare. È quanto sta passando, insieme con la rabbia, nella testa di migliaia di utenti Internet italiani in questi giorni. Perché è in Francia, e non qui, che Telecom Italia vende l’ADSL 1.024/256 Kbps a 10,95 euro flat rate al mese.

Punto Informatico ha condotto allora una piccola inchiesta, scoprendo i motivi di questo handicap italiano.

Spiega Andrea Filippetti, amministratore delegato di Tele2 Italia, dopo essersi consultato con i colleghi di Tele2 Francia (che ha un’offerta ADSL 1.024/256 Kbps a 14,95 euro al mese): “E’ un problema di mercato all’ingrosso, che in Francia è più ricco e dinamico che in Italia. I prezzi dell’Adsl rivolti da France Telecom agli operatori concorrenti sono solo di poco più bassi rispetto a quelli di Telecom Italia (19 euro al mese contro 21 euro al mese, per l’offerta base). La differenza tra i due Paesi è fatta in realtà dai prezzi all’ingrosso applicati dagli operatori alternativi. In Francia sono quattro gli operatori con infrastruttura propria che vendono ADSL all’ingrosso. Qui, è solo Telecom Italia. Ecco allora che un provider, acquistando l’ADSL da operatori concorrenti a France Telecom, può avere prezzi del 70 per cento più bassi rispetto a quelli italiani all’ingrosso”.

Il 70 per cento in meno significa prezzi più che dimezzati all’ingrosso e, di conseguenza, al dettaglio. Ecco perché in Italia il prezzo minimo flat rate per una ADSL è 33,95 euro al mese (con Tele2): più del doppio rispetto agli standard francesi.

“C’è anche da dire – aggiunge Filippetti – che né noi né i provider francesi facciamo margini di profitto sulle ADSL che vendiamo. Alcuni vanno persino in perdita. Assurdo? No, si può fare quando si investe su un mercato in via di sviluppo”. Sorpresa, forse, per chi si è lasciato stordire dagli annunci sul boom italiano dell’ADSL , scoprire che sia un mercato ancora immaturo, da accudire e proteggere. Anche a costo di operare a profitti zero. C’è insomma la sensazione che, in Europa, la vera ADSL sia ancora di là da venire.

E’ vero soprattutto però in Italia, più che in Francia. Dove a vendere ADSL all’ingrosso sono in tanti: Wanadoo (ossia France Telecom), Free, Neuf Telecom, Segetel e la stessa Telecom Italia. Free e Neuf Telecom coprono ciascuno il 50 per cento di territorio nazionale, con le proprie infrastrutture – ovvero con una rete che arriva fino a casa dell’utente, sul cui doppino possono in piena autonomia attivare l’ADSL e persino rivenderla all’ingrosso. Mentre da noi ci sono solo Wind e Fastweb ad avere infrastrutture fino al doppino; “ciascuno di loro però copre appena il 20 per cento di territorio: troppo poco per fare un’offerta all’ingrosso”.

Ma quali sono le cause di questo handicap italiano rispetto alla Francia?


“Fino a due-tre anni fa Telecom Italia faceva prezzi all’ingrosso, per l’affitto del doppino, quasi il doppio più alti di quelli francesi. Il cosiddetto shared access, il modo più semplice con cui l’operatore può costruirsi la propria infrastruttura, costava 4,34 euro al mese per ogni doppino affittato, contro i 2,9 euro al mese applicati da France Telecom”.

Dall’anno scorso, Telecom Italia, spinta dal Garante TLC, ha abbassato i prezzi sotto i livelli francesi: 2,8 euro al mese per lo shared access e 8,3 euro al mese per il full unbundling del singolo doppino (come risulta da questo pdf ). “Il problema è che ci vogliono 18 mesi perché gli investimenti fatti in infrastrutture diano frutti visibili”, spiega Filippetti. E fino all’anno scorso gli operatori italiani sono stati scoraggiati a investire, a causa dei prezzi di Telecom.

Nei prossimi mesi, forse, si vedranno le conseguenze dei nuovi prezzi applicati da Telecom per l’affitto del doppino; “ma intanto abbiamo accumulato con la Francia un ritardo di circa due anni sullo sviluppo dell’Adsl”.

Un problema che può danneggiare non solo gli utenti ma anche l’economia del Paese: per esempio le nostre aziende, meno invogliate a usare la banda larga, potrebbero così accumulare ritardo competitivo con la Francia. Resta da vedere se nel prossimo futuro anche da noi ci saranno concorrenti sul mercato Adsl all’ingrosso; premessa perché i prezzi possano scendere.

Punto Informatico aspetta, a giorni, una risposta da Wind sui futuri piani di copertura. Le novità più grosse stanno però per arrivare da Tiscali che, come riferito a Punto Informatico, nelle prossime settimane lancerà la propria prima offerta in unbundling, con cui permetterà agli utenti di distaccarsi da Telecom. Sta investendo in copertura; ma non si sa ancora se sta usando shared access e/o full unbundling, né tanto meno le percentuali di territorio finora coperte e se in futuro farà concorrenza a Telecom anche sul mercato Adsl all’ingrosso.

Alessandro Longo

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Pubblicato il
4 ott 2004
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