Caldera presa a fischi dai fan di Linux

Caldera presa a fischi dai fan di Linux

Per la prima volta nel mondo open source un'azienda - Caldera - esige l'acquisto di una nuova licenza per ogni sistema su cui venga installata la propria distribuzione Linux. La comunità è in subbuglio
Per la prima volta nel mondo open source un'azienda - Caldera - esige l'acquisto di una nuova licenza per ogni sistema su cui venga installata la propria distribuzione Linux. La comunità è in subbuglio


Orem (USA) – Il rilascio della nuova distribuzione OpenLinux Workstation 3.1 di Caldera è stato accolto dalla comunità open source con gran clamore. A dar fuoco alle polveri è stata la nuova licenza che accompagna OpenLinux 3.1, la prima ad introdurre nel mondo open source un modello cosiddetto “per postazione”: il cliente dovrà acquistare una licenza per ogni workstation su cui viene installato il prodotto.

Per moltissimi membri della comunità open source quella di Caldera è un’azione quasi “eretica”, che viola quei principi di libera distribuzione e circolazione del software che stanno alla base del movimento del Free Software, in seno al quale la licenza GPL di Linux è nata.

Ma se qualcuno sospetta addirittura che questo vada contro i termini di licenza della GPL, qualche altro sostiene invece come quella intrapresa da Caldera non solo sia una scelta del tutto legittima, ma possa in qualche modo dimostrare le potenzialità insite nel connubio fra software free e software commerciale.

Caldera ha giustificato questa scelta sostenendo che il nuovo OpenLinux Workstation contiene dei pacchetti, fra cui lo strumento di sviluppo Borland JBuilder 4 Java, che possono essere distribuiti unicamente con una licenza di tipo “per postazione”, obbligandola così ad adottare un modello di licenza che, almeno fino ad oggi, con l’open source ha sempre avuto ben poco a che fare.

“Gli accordi con i nostri partner limitano i nostri piani di licenza”, ha affermato Dean Zimmerman, product manager di Caldera.

In realtà, oltre agli accordi con i partner, sembra che Caldera voglia in questo modo proteggere anche il suo stesso software proprietario, come il gestore di rete Volution.

Il modello di licenza adottato da Caldera è una vera rarità persino nel mondo degli Unix commerciali, dove in genere si tiene conto del numero di CPU o di utenti contemporanei.

Qualche tempo fa, a ridosso delle critiche lanciate alla licenza GPL da parte di Microsoft, il CEO di Caldera, Ransome Love, sostenne come la GPL fosse in effetti poco adatta per essere commercializzata e rivelò l’intenzione di trovare, nel prossimo futuro, un’interfaccia trasparente che possa saldare fra loro codice GPL e codice non GPL

Quella di Caldera si prefigura dunque come una vera e propria sfida: se le dovesse andar bene, c’è da scommettere che altri la seguiranno.

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Pubblicato il
28 giu 2001
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