Intervista/ Quelle bollette Telecom in TV

Intervista/ Quelle bollette Telecom in TV

Abbiamo intervistato Lorenzo Filippi, presidente dell'Associazione Vittime della SIP/Telecom, sulla recentissima sentenza sulle bollette gonfiate di Telecom Italia denunciate dal palco televisivo di Striscia la Notizia
Abbiamo intervistato Lorenzo Filippi, presidente dell'Associazione Vittime della SIP/Telecom, sulla recentissima sentenza sulle bollette gonfiate di Telecom Italia denunciate dal palco televisivo di Striscia la Notizia


Roma – Nei giorni scorsi il Tribunale di Roma ha emanato una sentenza riguardante la causa intentata da Telecom Italia contro la trasmissione televisiva “Striscia la Notizia” e contro Lorenzo Filippi, che nel corso di alcune puntate della nota trasmissione satirica parlò delle cosiddette “bollette gonfiate” di Telecom.
Bollette nelle quali, secondo il fondatore dell’associazione Vittime della Sip/Telecom , non è tutto oro quello che luccica, ma anzi diventa oro quel che non luccica; voci di spesa aggiunte, telefonate all’estero non fatte, telefonate a numeri 166 non fatte ed altro ancora.

Ecco cosa ci ha raccontato Lorenzo Filippi:

“Nel mese di dicembre 1997 e nei primi mesi del 1998 intervenni in alcune trasmissioni di Striscia la Notizia in cui illustravo, intervistato dal Gabibbo, un’abbondante documentazione originale Telecom Italia, da cui appariva evidente che molte bollette, ricevute dagli utenti, risultavano “gonfiate” da addebiti di telefonate non fatte dagli utenti stessi, ma inserite da sistemi computerizzati, a vantaggio, principalmente, dei “provider” dei cosiddetti “servizi erotici”, sia quelli con prefisso “finto internazionale 00”, sia con prefissi 144/166. Anche se non posso dimostrare chi sia l’artefice materiale di questi addebiti abusivi (non è mia competenza, ma compito della Polizia Giudiziaria e della Magistratura, cui ho presentato numerose denunce), risulta chiaro che il maggior beneficiario è proprio Telecom Italia, la quale, in tutti questi anni, non ha certo collaborato per individuare gli autori delle truffe, ma anzi ha fatto di tutto per occultare la documentazione dei propri controlli ed ha preteso, con il ricatto del taglio della linea telefonica, il pagamento di tali addebiti abusivi da parte degli utenti.

Punto Informatico: mi viene subito in mente Davide e Golia. Come ci si sente dopo una sentenza che, semplificando, dà torto a Telecom e ragione a te?
Lorenzo Filippi: Purtroppo, dal 1994, sono oggetto di una vera e propria “persecuzione giudiziaria” da parte di Telecom Italia, che ha intentato numerose cause civili, per motivi spesso futili, ma per la maggior parte frutto di pura invenzione, nei confronti della persona del sottoscritto. Quindi all’esultanza iniziale per la vittoria, è subentrato il realismo, con cui devo constatare che non mi sono state rimborsate le pesanti spese che ho dovuto sopportare, senza tener conto della pressione psicologica che, a mio parere, andrebbe sicuramente indennizzata, una volta accertato che le accuse di Telecom erano palesemente temerarie.

PI: Hai festeggiato, e come, alla notizia? Insomma, dov’eri quando hai saputo ?
LF: Mi ha telefonato l’Avv. Gualtiero Petagna, di Roma, che mi ha difeso in questa causa, prodigandosi con personale interesse all’argomento. Ovviamente, quando l’ho saputo, ho dovuto rinviare tutti gli impegni di quel giorno, per comunicare la notizia, telefonicamente, a tutti gli interessati. I primi ad essere informati sono stati Beppe Grillo e Antonio Ricci assieme al Redattore di Striscia la Notizia, Mario Molinari.


PI: Puoi raccontare come nacquero le trasmissioni “incriminate”, e quali erano i contenuti che suscitarono la reazione di Telecom? E ‘ disponibile per il download audio o video da qualche sito Web ?
LF: Avevo in mano una interessante documentazione, consegnatami da un dipendente Telecom, attestante che oltre il 52% degli immobili posseduti dalla Società nel Veneto erano privi di agibilità, con tutte le conseguenze del caso (evasione fiscale, sottovalutazione del patrimonio ceduto dallo Stato a Telecom, ecc.).

Dopo aver presentato denuncia alla Guardia di Finanza, contattavo Beppe Grillo, perché l’importante notizia non andasse dispersa in qualche misero trafiletto su un giornale locale. Grillo si attivò subito con Antonio Ricci, che inviò a Padova la troupe di Striscia, Gabibbo compreso. Quando la troupe si rese conto che, oltre al problema degli immobili, esisteva il ben più grave ed esteso fenomeno delle “bollette gonfiate”, vollero girare tutta una serie di servizi, che poi andarono in onda diluiti in varie puntate di Striscia.

Sembra incredibile, ma ciò che fece più arrabbiare Telecom non fu l’esibizione di bollette “gonfiate” da sistemi computerizzati (lo andavo dimostrando in giro da anni), ma l’affermazione che Telecom NON poteva essere controllore di sé stessa, ma che il controllo spettava agli Ispettorati Territoriali del Ministero delle Comunicazioni, a sensi del DPR 166/95. Dopo quella trasmissione mi trovai subito nella segreteria telefonica una serie di insulti e minacce di un anonimo dirigente Telecom. Non credo che sia disponibile la registrazione delle trasmissioni in qualche sito web, ma penso che, chiedendo a Mediaset, si possano ottenere le videocassette.

PI: Il Codacons si costituì al processo. Ci sono precedenti in Italia riguardo ad una associazione di consumatori che partecipa attivamente con questo ruolo ad un contenzioso tra un utente ed una azienda di tali dimensioni?
LF: Per la precisione, il Codacons è intervenuto “ad adiuvandum” nei miei confronti, nella mia qualità di presidente dell’Associazione Vittime Telecom, asserendo che quanto da me mostrato nelle trasmissioni di Striscia rappresentava un diffuso malessere dell’utenza, censurato per anni.

Si trattava pertanto di interessi diffusi di milioni di utenti telefonici, che non potevano essere ancora sottoposti ad occultamento. Con l’ammissione del Codacons e la condanna di Telecom al pagamento delle spese anche nei confronti di questa Associazione, il Giudice ha riconosciuto la reale sussistenza di questo interesse diffuso e ha praticamente condannato il tentativo di censurare l’informazione da parte di Telecom Italia.


PI: Il Tribunale di Roma prevede un “rimborso spese” di alcuni milioni (8.5 a RTI, 8.5 a te, 7 al Codacons), mentre la citazione in giudizio di Telecom chiedeva svariati miliardi di danni. Sei soddisfatto o pensi che in questo tipo di procedimenti valga la regola “due pesi due misure”? Il rimborso previsto si riferisce solo al rimborso spese, quindi non ha nessun rapporto con gli importi delle bollette gonfiate o al danno subito dall’utente in questione?
LF: Proprio qui sta la “debolezza” (se così la vogliamo definire), della giustizia italiana, soprattutto quella civile.
Telecom aveva chiesto un risarcimento danni di 5 miliardi. Se fossimo negli Stati Uniti il tribunale, una volta accertato che questo potente monopolio aveva intentato una causa solo per “molestare” chi stava tentando di informare i cittadini, fino ad allora tenuti all’oscuro, avrebbe condannato Telecom a pagare almeno una cifra pari alla richiesta.

Tutti hanno diritto ad una difesa, anche il peggiore criminale. Ma utilizzare strumentalmente l’apparato giudiziario (peraltro quello italiano, che è cronicamente intasato) per molestare delle persone che stanno facendo il proprio dovere, è di una gravità inaudita. In Italia il tutto si è risolto con la condanna a pagare una cifra che è irrisoria per Telecom, ma che non copre che una minima parte delle spese per i convenuti. In pratica una “licenza” ai poteri forti di utilizzare i propri sproporzionati mezzi a danno di chi mezzi non ne ha. Una guerra che, comunque vada a finire, è sempre persa per il poveraccio di turno e vinta per chi ha i soldi, che ha comunque raggiunto il suo scopo primario: indebolire l’avversario grazie alla sproporzione dei mezzi.

Telecom non ha inoltrato una denuncia in sede penale, come sarebbe stato logico se si fosse ritenuta realmente diffamata, ma una citazione in sede civile. Questo proprio perché? in Italia nel civile, contrariamente al penale, non si entra nel merito della questione. In penale Telecom avrebbe invece rischiato di essere a sua volta indagata e rinviata a giudizio, se si fosse appurato che quanto riferito non era diffamazione, ma la pura e semplice verità.

PI: La sentenza (che riportiamo nell’ultima pagina) a tuo giudizio ha un carattere “generale”, che va oltre il caso specifico, o va letta solo nei confini del presunto “danno all’onorabilità” di Telecom Italia? Insomma: Il Tribunale ha sentenziato che non è peccato parlare dei “rigonfiamenti” sulle bollette. Ciò non causa danni a Telecom, si dice. Siamo ancora molto lontani dal riconoscimento dei danni nei confronti degli utenti?
LF: Chiariamo innanzitutto che la motivazione della sentenza sarà disponibile tra un po ‘ di tempo, dopo la registrazione. Tuttavia, proprio per quanto sopra chiarito, è evidente che il procedimento civile non entra nel merito dei danni provocati agli utenti in generale. Ma, riconoscendo la veridicità di quanto affermato nelle trasmissioni di Striscia, rappresenta in pratica una “bacchettata sulle mani” a Telecom, che, in primo luogo, non può pretendere la censura di informazioni per lei sconvenienti, proprio perché concessionaria/licenziataria di un Pubblico Servizio. A questo punto, qualche Magistrato (penale) che fa il proprio dovere, potrebbe, anzi dovrebbe, procedere d’ufficio (come successo in altri casi) per accertare eventuali responsabilità di Telecom nei fatti descritti. Sarebbe finalmente l’inizio di “bollettopoli”.


PI: Pensi che assisteremo ad una attenzione maggiore dell’azienda nei confronti dei possibili disguidi ed errori che possono capitare con un bacino d’utenza valutato in decine di milioni di utenti?
LF: Da quello che posso constatare quotidianamente, Telecom Italia non ha intenzione di cambiare atteggiamento nei confronti dell’utenza. E pensare che l’avanzare della concorrenza dovrebbe aver indebolito il “virus” monopolista!

PI: Sei soddisfatto di come i media “tradizionali” (stampa e Tv) hanno affrontato la sentenza? Repubblica e Corriere della Sera ad esempio hanno dedicato solo un piccolissimo trafiletto comprensibile solo a chi ricordava la vicenda, vecchia di anni.
LF: Del resto, è quello che è successo durante le trasmissioni di Striscia. Pur con una audience di 10-15 milioni di spettatori ogni sera, e le migliaia di segnalazioni di utenti inferociti che ne sono seguite, tutta la stampa e le TV nazionali (perfino gli stessi TG di canale 5), hanno girato le spalle. Poco tempo prima, lo “scandalo” di Mago Zurlì, di cui aveva parlato Striscia, era finito fino sulla stampa estera! Del resto, con tutta la pubblicità di Telecom che invade i media nazionali, cosa ci si poteva aspettare?

PI: Pensi che ci sia una sorta di piaggeria o complicità nei confronti del Gigante, da parte di alcune testate che ricevono da Telecom grandi finanziamenti pubblicitari?
LF: Chiunque può constatare la sudditanza dei media nazionali italiani che, su un problema nazionale tanto esteso e grave, hanno fatto prevalere una vera e propria omertà. Non dimentichiamoci che, non solo Telecom è il più grosso investitore pubblicitario in Italia, ma anche è il detentore delle linee telefoniche.
Non so se i media nazionali, grandi utilizzatori del telefono, pagano le normali tariffe che pagano i normali utenti, e soprattutto se pagano sempre e per intero le bollette. In pratica, come ho ampiamente descritto nella relazione del 1996 “Il grande ricatto, il grande bidone”, presente sul ns. sito Internet, senza peraltro ricevere mai alcuna denuncia, il ricatto è ampiamente praticato in Italia, soprattutto per ottenere il silenzio.

PI: La sentenza si riferisce ad una trasmissione e ad una situazione del mercato telefonico di molti anni fa. Molto è cambiato negli ultimi tempi; dal punto di vista dei consumatori e della trasparenza secondo te le altre aziende telefoniche stanno imparando dagli sbagli dei “padri”?
LF: I Gestori alternativi che sono intervenuti a partire dal 1998 hanno dovuto inserirsi in un mercato in cui cominciava la concorrenza. Avevano quindi uno spirito, di rispetto del cliente, totalmente diverso dal vecchio monopolista.
Per Telecom, ancora oggi, l’unico metodo di “interloquire” con i propri utenti è il “taglio della linea”! Speriamo solo che con il tempo Telecom impari ad abbandonare questo atteggiamento arrogante che, se non aveva per lei nessuna conseguenza negativa in regime di monopolio, in regime di concorrenza, per una Azienda, diventa solamente un istinto al suicidio.
Ma è proprio questo inizio di concorrenza, anche se ancora siamo lontani da quella vera, che ha costretto, con gran fatica, alcuni piccoli cambiamenti in Telecom, anche se lenti. Non dobbiamo dimenticare la grande rivolta di Internet, attuata da Operazione Trasparenza , che ha costretto Telecom, anche se con grande ritardo rispetto agli obblighi instaurati dal D.Lgs. 171/98, a fornire la documentazione integrale degli addebiti.

PI: Secondo te c’è una maggiore attenzione degli utenti, dei consumatori, nei confronti di un controllo delle bollette, scontrini, addebiti, rispetto qualche anno fa? Internet, con il suo “tamtam” telematico e la sua comunicazione/informazione “quasi” senza regole, aiuta a tenere gli occhi aperti sui consumi?
LF: Indubbiamente. Resta tuttavia valido per gran parte della gente il discorso “finché non capita a te, non lo capisci”! Molti si muovono e vengono alla nostra associazione solo quando ricevono queste “strane” bollette. Resta quindi ancora un grande lavoro di prevenzione da fare. E’ incredibile che esista ancora gente che paga ad occhi chiusi bollette da 500 mila lire, un milione, senza essersi mai sognata di chiedere la documentazione integrale degli addebiti, che è gratuita.


PI: Da profano chiedo all'”esperto”: dammi un breve vademecum per tenere sotto controllo le bollette e non avere brutte sorprese.
LF: Ovviamente, prima di tutto, chiedere di ottenere normalmente in bolletta la documentazione integrale e gratuita del traffico addebitato. Chiedere la disabilitazione in centrale, gratuita e permanente dei servizi Audiotel 166. Dare disdetta di tutti gli accessori superflui. Una bolletta semplice, senza tanti accessori, è anche più facile da controllare.
Fare contratti, per il traffico, anche con altri Gestori, in modo da diversificare i fornitori, e cominciare a rendersi conto di quali sono i più convenienti.
Attenzione, la convenienza non deve essere misurata solo dalle tariffe più basse, ma soprattutto dalla qualità del rapporto con il cliente. Non so che convenienza ci possa essere ad avere le tariffe più basse, se poi ad ogni bolletta devo inviare una raccomandata di contestazione.
Infine vorrei raccomandare alle famiglie di trattare la bolletta telefonica con maggior consapevolezza. Una volta ogni 2 mesi, ogni famiglia potrebbe spegnere il televisore e radunarsi attorno ad un tavolo per leggere tutti assieme la bolletta. Alcuni membri della famiglia potrebbero imparare, senza litigi, ad usare con maggiore consapevolezza il telefono. A volte si possono ottenere risparmi notevoli: si pensi solo all’uso smodato di chiamate a cellulari che a volte “sbancano” i bilanci di certe famiglie. Basta solo aspettare qualche minuto per chiamare un amico sul telefono di casa, anziché sul cellulare.

PI: Dopo la sentenza, io utente Telecom che constato o sospetto uno strano gonfiore in bolletta… cosa posso fare per accertarlo e per chiedere un rimborso? E’ cambiato qualcosa dopo questa sentenza?
LF: Indirettamente, la sentenza afferma che la procedura instaurata dalla nostra Associazione è corretta, contrariamente a quanto affermano alcune associazioni, che vedono nella conciliazione di Telecom l’unico metodo per la soluzione del contenzioso.
Sul nostro sito Internet , alla sezione “Moduli e Manuali”, oltre a un breve manuale di 2 paginette, c’è tutta la modulistica necessaria.
In sintesi, è opportuno instaurare con Telecom una contestazione formale scritta, con raccomandata AR, pagando a Telecom su normale bollettino di ccp, dopo aver detratto gli addebiti non riconosciuti e chiedendo tutta la documentazione necessaria a legittimare le richieste di Telecom.
Questo però non serve a nulla, se non si invia la necessaria documentazione (bollette, lettere, ecc.) agli Organi di Controllo (Autorità Garante nelle Comunicazioni, Ispettorato Territoriale del Ministero delle Comunicazioni) chiedendo le opportune verifiche e la soluzione del contenzioso.

PI: Per concludere… confessa: sei ancora cliente Telecom o non hai resistito alle sirene dell ‘Ultimo Miglio?
LF: Beh! Ovviamente, non appena è stato possibile, mi sono rivolto al primo operatore alternativo disponibile per tutto il traffico telefonico. Per quanto riguarda il canone di linea, lo pago ancora a Telecom Italia e, per ora, non ho intenzione di far richiesta delle offerte di esclusiva che qualche operatore sta proponendo, vanificando così quel poco di libertà di scelta appena ottenuto.

Devo precisare che, se pure ritengo che il canone di Telecom sia eccessivo, sono personalmente per il pagamento di un canone. Questo però deve garantire che nessuno possa tagliarmi la linea telefonica, sulla quale io possa utilizzare qualsiasi operatore. La nostra Associazione sta portando avanti da tempo la proposta della separazione dei contratti: contratto di linea e contratto di servizio.
Ciò comporta due ovvii vantaggi: da un lato la garanzia che, una volta pagato il canone, nessuno deve poterti tagliare la linea, che sia Telecom o chiunque altro che la offre all’utente; d’altro lato questo potrebbe finalmente portare a conoscere quali siano i costi aziendali dovuti alla linea e quali dovuti al servizio, superando l’anomalia tutta italiana per cui Telecom è fornitore di linea in monopolio, e fornitore di traffico in concorrenza: quando Telecom taglia la linea ad un utente, diventa anche “regolatore della concorrenza”! Penso che ciò porterebbe finalmente chiarezza, obbligando Telecom a distinguere i costi di linea dai costi del servizio, con conseguente notevole diminuzione del canone.
Non succederebbe più che Telecom possa aumentare il canone per abbassare tariffe interurbane nettamente più alte di quelle dei concorrenti.

intervista a cura di Luca Schiavoni

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Pubblicato il
29 giu 2001
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