Europa d'accordo sui .eu, non sullo spam

Europa d'accordo sui .eu, non sullo spam

All'inizio del 2002 dovranno partire i nuovi domini. Ma sul come contrastare lo spam l'Unione è divisa. Opt-out all'attacco
All'inizio del 2002 dovranno partire i nuovi domini. Ma sul come contrastare lo spam l'Unione è divisa. Opt-out all'attacco


Lussemburgo – I domini.eu sono alle porte, almeno a sentire Erkki Liikanen, il commissario europeo che segue da lungo tempo la questione. Nell’ultimo incontro del Consiglio europeo delle TLC, Liikanen ha infatti confermato che all’inizio del 2002 dovrebbero essere attivati i domini internet europei. Una notizia che il Governo italiano ha apprezzato, come ha spiegato il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, secondo cui l’arrivo dei domini.eu è un fatto importante e la loro assenza è una “lacuna da colmare”.

Come già previsto, in tempi brevi la Commissione dovrà dare vita ad un organismo di gestione dei domini.eu che dovrà stringere gli accordi necessari con l’ICANN, l’organismo internazionale di supervisione sui domini.

L’accordo sui domini.eu raggiunto in sede europea stride, invece, con le grandi distanze tra i diversi paesi sul fenomeno dello spam e sulla lotta alla diffusione di messaggi di posta elettronica non richiesti.

Da una parte, infatti, ci sono undici stati membri che spingono perché venga inserito nella normativa europea l’obbligo dell'”opt-in”, termine tecnico che indica l’impossibilità per le imprese del direct marketing di inviare messaggi promozionali ad utenti che non lo abbiano espressamente richiesto. Ma la lobby delle imprese di questo settore, alcune delle quali venute alla ribalta anche in Italia per operazioni molto invasive ai danni degli utenti, è tale che Irlanda, Gran Bretagna, Francia e Lussemburgo si schierano per l'”opt-out”, termine che consente l’invio di email promozionali fino a quando l’utente non dichiari di non volerle più ricevere. Una pratica invisa ai difensori della privacy.

Questa divisione rischia di soffocare l’ipotesi di una normativa comune contro lo spam, di fatto lasciando ai singoli paesi l’onere di regolare la questione. A far capire che le acque sono fangose ci ha pensato anche il portavoce di Liikanen, Per Haugaard, che ha spiegato come Londra e Parigi propongano un rinvio di qualsiasi decisione sullo spam di almeno quattro anni. Un modo per prendere tempo e, secondo qualcuno, per consentire alle lobby del direct marketing di fare il loro mestiere a Bruxelles. La situazione è aggravata dal fatto che tra poche settimane l’Europarlamento discuterà dello spam e se in quella sede prevale la teoria dell’opt-out…

L’ultimo lumicino di speranza di un’azione comune ci sarà ad ottobre, con il nuovo consiglio delle TLC europeo nel quale Haugaard non esclude che si possano prendere “decisioni importanti” sullo spam.

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Pubblicato il 29 giu 2001
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