Forrester: editoria, legge fallata

Forrester: editoria, legge fallata

Forrester avverte: la norma contrasta con le leggi UE, i piccoli siti cadranno, molti chiuderanno
Forrester avverte: la norma contrasta con le leggi UE, i piccoli siti cadranno, molti chiuderanno


Roma – Una legge severa, che chiede registrazione di siti web e conduzione degli stessi da parte di professionisti del giornalismo: così un “brief” di Forrester Research descrive la nuova legge italiana sull’editoria, la 62 del 2001.

Secondo Forrester, questa legge sulla carta può portare alla scomparsa di migliaia di siti web, scomparsa della quale sono però destinati a beneficiare i grandi network e la grande industria dell’informazione su internet.

Nel brief, Forrester fa il punto sulla legge, sottolineando la facilità con la quale è possibile cadere nel reato di stampa clandestina e sul ruolo dell’Ordine dei giornalisti, visto che sono molti i siti che secondo la legge dovrebbero essere guidati da giornalisti professionisti. “In Italia – si legge nel brief – ci sono più di 70mila giornalisti professionisti pronti a cogliere l’opportunità di presentarsi come salvatori dei siti web, il cui numero è fin qui cresciuto del 44 per cento l’anno”.

Tra i problemi citati da Forrester, oltre al fatto che la legge colpisce tutti i siti e gli operatori, c’è anche quello, più volte ripreso in questi mesi, della responsabilità attribuita ai provider internet, potenzialmente responsabili per l’hosting di siti non registrati nei termini previsti dalla legge. E viene sottolineato come le prebende di Stato siano indirizzate solo a siti di una certa dimensione e non certo ai più piccoli.

Nel suo brief, l’autore David E. Bedarida, dello “European Research Center” di Forrester Research, sostiene che “i costi sono molto più pesanti dei benefici”. E spiega: i piccoli siti non possono certo permettersi un direttore, e dunque avranno difficoltà a sopravvivere o chiuderanno; ai provider si chiede di controllare la registrazione dei siti ospitati; i siti web stranieri avranno vita più facile, con conseguenze negative su quelli italiani; saranno molti gli italiani a denunciare il proprio paese in sede UE.

Bedarida nel suo approfondimento cita anche la petizione contro la legge sull’editoria, una petizione sostenuta anche dai provider insieme a più di 54mila utenti e 3.300 siti italiani che verrà presentata a Parlamento e Governo a settembre.

Se la legge non cambia, come peraltro richiesto anche dalla petizione, lo scenario che si profila, secondo Forrester, è preoccupante. Da un lato ci sarà un progressivo spostamento della produzione di news italiane al di fuori dell’Italia, dall’altro ci sarà un’affermazione della grande industria mediatica ai danni dei piccoli, che dovranno accettare “ombrelli di protezione” da parte della stessa industria.

Non solo, conclude Forrester, per cambiare legge l’Italia ha meno di due anni. La legislazione europea, infatti, prevede che i paesi membri rimuovano qualsiasi ostacolo alle professioni della cosiddetta “società dell’informazione”. Ed entro due anni l’Italia dovrà allinearsi agli standard comunitari.

Va detto, a questo proposito, che dopo le recenti dichiarazioni del ministro delle Comunicazioni Gasparri, anche il ministro per l’Innovazione e le tecnologie, Lucio Stanca, si è espresso sulla legge sull’editoria spiegando che “un eccesso di normativa” non può che nuocere, oltre a rischiare il conflitto con la legislazione internazionale.

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Pubblicato il
30 lug 2001
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