15 anni di carcere per uno screensaver?

15 anni di carcere per uno screensaver?

Potrebbe accadere a David McOwen, che ha sfruttato i tempi morti di centinaia di computer non suoi per un progetto di computing distribuito. Il procuratore generale della Georgia vuole 59 cents per ogni secondo di utilizzo dei PC
Potrebbe accadere a David McOwen, che ha sfruttato i tempi morti di centinaia di computer non suoi per un progetto di computing distribuito. Il procuratore generale della Georgia vuole 59 cents per ogni secondo di utilizzo dei PC


New York (USA) – 15 anni di galera e fino a 415mila dollari di multa: questo è quanto pende sul capo del 38enne David McOwen, un americano che ha sfruttato i tempi morti di centinaia di computer pubblici per un progetto di computing distribuito.

In pratica McOwen, tecnico impiegato presso il College DeKalb in Georgia, ha installato il software “Distributed RC5” sui computer dell’università, senza permesso. Lo ha fatto per partecipare al concorso di Distributed.net, che offriva mille dollari al primo che fosse riuscito a decifrare un certo codice sfruttando la potenza di molti computer nel mondo.

Il programma installato da McOwen è uno screensaver che mette al lavoro i computer quando questi non vengono sfruttati dagli utenti. Una operazione che, per come si è svolta, in Georgia significa commettere un reato.

Il procuratore generale dello stato della Georgia ha intenzione di portare McOwen in tribunale e di chiedere all’ingegnere il rimborso di 59 centesimi di dollaro per ogni secondo di utilizzo dei computer da parte del programma. Una cifra che, moltiplicata per tutte le postazioni attivate da McOwen, si traduce nella bellezza di 415mila dollari di danni.

Per cercare di salvare McOwen e impedire che sia anche condannato ad una pena che potrebbe arrivare a 15 anni di carcere, è partita una petizione internazionale sul sito FreeMcOwen.com . Fino a questo momento sono state raccolte più di 2mila firme.

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Pubblicato il
31 lug 2001
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