I megahertz? Facciamoli virtuali

I megahertz? Facciamoli virtuali

Dopo AMD, anche un noto inventore propone un nuovo metro di paragone per differenziare la velocità delle CPU in commercio: i Virtual Megahertz
Dopo AMD, anche un noto inventore propone un nuovo metro di paragone per differenziare la velocità delle CPU in commercio: i Virtual Megahertz


Web – “E’ giunta l’ora di sbarazzarsi del ‘mito dei megahertz’ e cominciare a ragionare in termini di ‘megahertz virtualì”. A dirlo è Greg Mills, inventore ed editorialista della rivista on-line Cafezine.com.

Mills, noto fan del mondo Mac, riprende un tema rispolverato di recente anche da AMD, riguardante la necessità di introdurre sul mercato dei processori una nuova unità di misura che, al contrario dei megahertz, possa fornire agli utenti la reale classe di velocità di una CPU.

Qualche tempo fa AMD parlò di “svalutazione” dei megahertz da parte di Intel e propose un sistema che prendesse in considerazione le operazioni eseguite per ciclo di clock da un chip: a suo dire, infatti, un Athlon esegue più istruzioni per ciclo rispetto ad un Pentium 4 di pari frequenza, e questo cancellerebbe, almeno in parte, il gap in termini di megahertz fra le sue CPU ed i recenti chipponi di Intel.

Una soluzione molto simile a questa la propone ora Mills per le CPU prodotte da IBM e Motorola che equipaggiano i Mac.

“I Virtual Megahertz potrebbero essere determinati considerando che se un chip Intel a 800 MHz esegue un compito in 20 secondi, ma un Mac lo porta a compimento in 10, sia possibile dire che il Mac gira a 1600 Virtual Megahertz”, ha spiegato Mills a MacCentral.com . “Questo è l’unico confronto equo e possibile. Se il chip Intel impiega 15 secondi ed un chip Power PC 10 secondi si dirà che il Mac gira il 150% più veloce del chip Intel o che avrà un Virtual Megahertz 1,5 volte maggiore rispetto a quello di un chip Wintel”.

Mills propone dunque una nuova unità di misura che possa essere calcolata dividendo il numero di secondi che il chip Intel impiega per svolgere un task con quello che impiega il chip PPC, moltiplicando poi il risultato per il numero di megahertz del chip Intel. In questo modo si otterrà una misura unitaria che Mills chiama, per l’appunto, Virtual Megahertz.

E’ in pratica ciò che AMD ha in mente di fare per le sue future CPU: indicare sugli Athlon non più la frequenza di clock, ma la rispettiva “frequenza teorica approssimata” rispetto ad un P4. Ad esempio, un Athlon a 1,4 GHz porterà stampato sopra la dicitura “A1600”, che starà ad indicare come AMD consideri questo chip veloce almeno quanto un P4 a 1,6 GHz.

Chissà se IBM e Motorola prenderanno in seria considerazione questa innovazione o se, come hanno fatto fino ad oggi, semplicemente ignoreranno il problema.

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Pubblicato il
13 set 2001
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