Processo antitrust: Microsoft nei guai

Processo antitrust: Microsoft nei guai

La Corte Suprema degli Stati Uniti decide di respingere la richiesta dell'azienda di occuparsi del caso. Gates&C non si scrollano di dosso le accuse più pesanti
La Corte Suprema degli Stati Uniti decide di respingere la richiesta dell'azienda di occuparsi del caso. Gates&C non si scrollano di dosso le accuse più pesanti


Washington (USA) – La Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di non accogliere la richiesta con la quale Microsoft chiedeva al massimo tribunale americano di occuparsi del procedimento antitrust che la vede coinvolta.

La decisione della Corte, sebbene attesa dalla maggior parte degli esperti e degli osservatori, nega di fatto a Microsoft la possibilità di mettere in discussione la sentenza secondo la quale l’azienda ha violato le regole della concorrenza con i suoi spregiudicati comportamenti sul mercato del software e dei sistemi operativi in particolare.

La Corte non ha addotto alcuna esplicita motivazione nel respingere la richiesta di Microsoft, dando quindi “carta bianca” alla Corte d’Appello che sta lavorando sul caso e che a giugno ha da un lato confermato la sentenza di primo grado sul comportamento dell’azienda e dall’altra ha sconfessato una parte consistente del lavoro del giudice di primo grado, Thomas Penfield Jackson, che è stato rimosso dal caso. Tra le decisioni più rilevanti prese dalla Corte d’Appello anche quella con cui si è ritenuto che lo smembramento di Microsoft in più aziende non sia risolutorio e dunque non vada perseguito. Rimangono quindi sul tappeto le accuse più pesanti contro Microsoft.

A decidere il futuro dell’azienda, però, potrebbe non essere direttamente la Corte d’Appello, qualora entro il prossimo 2 novembre Microsoft trovasse un accordo con il ministero della Giustizia americano e i 18 stati che rappresentano l’accusa nel procedimento. Proprio il presidente della Corte d’Appello, Colleen Kollar-Kotelly, aveva ordinato alle due parti di sedersi intorno ad un tavolo per un ultimo tentativo di accordo, sul successo del quale però gli analisti sono perlopiù scettici.

Qualora questo forzato giro di incontri si concludesse con un nulla di fatto, il prossimo marzo il giudice darà vita alle udienze conclusive per stabilire quali devono essere i limiti all’attività di Microsoft e come va punito il comportamento fin qui tenuto dall’azienda. Il giudice ha tenuto a sottolineare a Microsoft, che aveva chiesto di ridurre l’ampiezza delle possibili sanzioni, di avere “ampie possibilità di azione”, nel caso si dovesse trovare a decidere in aula il futuro dell’azienda.

La decisione della Corte Suprema di fatto velocizza i tempi del procedimento antitrust, così come chiesto più volte proprio dal Dipartimento di Giustizia che già a settembre aveva rinunciato alla richiesta di smembramento di Microsoft per rendere più rapidi i successivi passi del processo. Anche per questo ieri un portavoce del Dipartimento ha confermato la propria soddisfazione per il rifiuto della Corte Suprema.

Dal suo canto, Microsoft ha fatto buon viso a cattivo gioco, dichiarando che “aderirà alle richieste della Corte di continuare a lavorare con il Governo per trovare una soluzione al caso”.

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Pubblicato il
10 ott 2001
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