Anti-pirati/ RIAA smentisce (a metà)

Anti-pirati/ RIAA smentisce (a metà)

In una nota, l'associazione dei discografici attacca ZDNet per aver pubblicato particolari fasulli sui sistemi di intercettazione dei pirati online. Poi parla di notizie circolate in rete. Ma allora perché il suo PR dice che...
In una nota, l'associazione dei discografici attacca ZDNet per aver pubblicato particolari fasulli sui sistemi di intercettazione dei pirati online. Poi parla di notizie circolate in rete. Ma allora perché il suo PR dice che...


Roma – Questa volta ZDNet l’ha fatta grossa. Il giornale del gruppo Ziff-Davis si è infatti attirato gli strali dei potenti discografici americani della RIAA, accusati di aver cercato una legittimazione per piazzare virus sui computer degli utenti di file-sharing e per distruggere quindi il loro contenuto. Sostenendo anche che la RIAA avrebbe invocato poteri speciali per poter fare tutto ciò.

Sul proprio sito la RIAA ora smentisce quell’interpretazione di fatti che hanno girato sulla rete e di cui ha parlato anche Punto Informatico. Va detto che alla prima versione del comunicato (“Why ZDNet Owes All its Readers an Apology (The False Anti-Terrorism Rumor Debunked”) è stata sostituita una seconda versione che parla delle “notizie circolate in internet”. Probabilmente la RIAA si è resa conto che in rete, da alcuni giorni, non si parla d’altro e non ha voluto limitarsi a bacchettare ZDNet.

La RIAA, come prima cosa, nega assolutamente di aver chiesto al Congresso di poter entrare nei PC degli utenti, impiantare virus, cancellare file mp3 su quei computer o peggio: “Questo è nonsense e totalmente falso”.

L’associazione tuttavia ammette che alcune misure tecnologiche, ed altre che verranno, vengono utilizzate per stroncare il fenomeno della pirateria nei network peer-to-peer, ma sottolinea che questi mezzi sono legali. Non entra nel dettaglio su quali siano questi mezzi tecnici ma afferma comunque che sono indispensabili perché “una causa giudiziaria non può far chiudere tutti” i sistemi di file-sharing.

Secondo la RIAA, tutto il colossale “qui pro quo” nascerebbe dal fatto che la nuova legge anti-terrorismo in discussione al Congresso renderebbe illegali le misure tecnologiche oggi adottate nella lotta anti-pirateria. Sempre secondo la RIAA, le misure all’esame non sono in alcun modo pensate per bloccare quello che la stessa RIAA o altri soggetti fanno o faranno, ma si tratta esclusivamente di una conseguenza secondaria della nuova normativa alla quale non si era prestata sufficiente attenzione. Tanto che quando la RIAA lo ha fatto presente ai membri del Congresso e agli autori del testo normativo, tutti si sarebbero detti d’accordo sulla necessità di risolvere questo problema. Alla RIAA sarebbe stato quindi chiesto di preparare un “testo alternativo” in questo senso.

La ricostruzione dei fatti nel comunicato della RIAA conclude dicendo che “metà di quello che viene scritto sulle sue attività è sbagliato”.

Eppure non tutto sembra davvero chiarito. La RIAA infatti non ha smentito quanto affermato su Wired dal PR della RIAA Mitch Glazier nei giorni scorsi. Questi aveva confermato l’esistenza di un primo testo, redatto dai discografici, dai contenuti “molto aggressivi” (vedi sotto) a cui la RIAA stessa, in un secondo momento, avrebbe preferito un altro testo, molto più morbido.

Questo il primo testo della RIAA, ora ritirato:

“Nessuna azione legale può essere intrapresa, secondo quanto previsto da questo testo, che derivi da qualsiasi impedimento nella disponibilità di dati, programmi, sistemi o informazioni, derivante dalle misure adottate da un detentore di diritto d’autore, o da qualsiasi persona da questi autorizzata ad agire, che siano intese a bloccare o prevenire la violazione del copyright e siano portate avanti sfruttando la comunicazione elettronica o il cavo; sempre che l’uso delle opere che l’autore sta cercando di bloccare o prevenire sia un uso illecito”.

Con una seconda versione:

“Nessuna azione legale può essere intrapresa, secondo quanto previsto da questo testo, che derivi da qualsiasi impedimento nella disponibilità di dati, programmi, sistemi o informazioni, derivante dalle misure adottate da un detentore di diritto d’autore, o da qualsiasi persona da questi autorizzata ad agire, che siano ragionevolmente intese a bloccare o prevenire la trasmissione non autorizzata di queste opere via comunicazioni elettroniche o via cavo laddove questa trasmissione andasse a ledere i diritti del detentore del diritto d’autore”.

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Pubblicato il
22 ott 2001
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